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Liber-ando "Qui ed ora"

Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale


Il testo di cui ti parlo oggi è uno dei più utili e illuminanti che ho letto nell’ultimo periodo. Si chiama “Qui ed ora. Strategie quotidiane di mindfulness”, ed è stato scritto da Ronald D. Siegel, uno dei maggiori esperti al mondo di meditazione. Non sono nuova a questi temi, ma devo dire che reputo questo testo molto utile sia per chi non si è mai approcciato all’argomento, sia per gli addetti ai lavori.

A mio avviso l’autore riesce a coniugare l’intento educativo e divulgativo, con quello terapeutico in senso lato. Ogni capitolo contiene, infatti, una parte più teorica legata alla spiegazione degli argomenti e una pratica dove gli argomenti si trasformano in esercizi da applicare. In questo senso, “Qui ed ora” può essere inteso come un vero e proprio manuale di Mindfulness, utile sia per conoscerne le sfaccettature e le basi scientifiche, sia per imparare a praticarla.

Non mi dilungo sui benefici e il senso di praticare la meditazione perché voglio dedicare degli altri post all’argomento. Ciò che mi preme sottolineare adesso è un aspetto che reputo essere la parte fondante del valore di questo libro: l’attenzione al nostro tempo. Con questo intendo il fatto che sembra davvero che l’autore parli ad ogni persona che vive gioie e dolori di questa epoca: non c’è solo una teoria scardinata dalla vita, ma una scientificità intrisa e alimentata di vita vissuta.

Leggere le descrizioni cliniche, ma anche gli spunti di riflessione e gli esercizi proposti mi ha fatto sentire “riconosciuta”, perché mi sono rivista in alcune esperienze descritte e ho, di riflesso, ritrovato molti dei temi (e delle difficoltà) che mi vengono raccontati dalle Persone che incontro quando faccio psicoterapia in studio.

A questo proposito, Siegel ci propone proprio alcuni percorsi di meditazione specifici per le più comuni difficoltà dell’epoca moderna. E, nel farlo, usa uno stile molto colloquiale, tanto che sembra quasi di avercelo davanti. Parla al cuore, non solo alla mente, e lascia un senso di positiva speranza nel fatto che è possibile migliorare se stessi e la propria consapevolezza.

 

 

3 COSE CHE HO IMPARATO LEGGENDO QUESTO LIBRO

 

 

1. L’importanza del momento presente.

Siamo orientati al passato o al futuro, mai al presente. Non so se ci hai mai fatto caso, ma spesso ci ritroviamo letteralmente a vivere velocemente, come se la “vita vera” dovesse ancora arrivare. Siegel fa un esempio rispetto alle volte in cui laviamo i piatti di fretta perché dobbiamo magari correre a guardare il nostro programma tv preferito. Abbiamo perso quel momento e, come quello, tanti altri simili a cui diamo poca o nessuna importanza.

Potresti chiederti, in maniera più o meno provocatoria, che senso ha stare nel presente mentre lavi i piatti quando potresti usare quel tempo “morto” per vagare con la tua mente, magari pianificando ciò che dovrai fare domani. Ok, giusta osservazione: ma se fai così per una cosa così banale come lavare i piatti (che, per inciso, è solo un esempio per rendere l’idea …), non pensi che ti comporterai allo stesso modo almeno per il 99% di tutto quello che vivi? Io penso di si.

Questo libro fa riflettere sull’importanza del godere di ogni attimo della nostra vita rimanendo presenti a noi stessi, sia che laviamo i piatti, sia che abbracciamo con tenerezza la persona che amiamo.

 

2. L’accettazione come fine ultimo della consapevolezza.

La meditazione di consapevolezza è uno strumento potente per sviluppare un altro aspetto rilevante per la propria crescita personale, e cioè l’accettazione. Accettare non vuol dire approvare o subire passivamente anche ciò che non ti piace: significa prendere atto di quello che c’è e “salutarlo” senza la pretesa di doverlo per forza cambiare o evitare.

Tendiamo, invece, a rinnegare le parti di noi che non sopportiamo, o ad allontanare in tutti i modi il dolore e la sofferenza. Meditare ti insegna a sentire dentro di te che ci sono cose e stati d’animo che non puoi e non devi controllare: e proprio quando inizi a rinunciare al controllo acquisisci maggiore consapevolezza.

Meditare vuol dire, quindi, andare incontro all’esperienza appagante come a quella difficile. Significa vivre a 360 gradi tutto quello che ti succede, bello o brutto che sia, e lasciarlo scorrere. Tutto l’opposto dell’evitamento esperienziale che tanto ci caratterizza oggi.

 

3. Nessuno nasce imparato.

La pratica della meditazione richiede impegno e attenzione, ma non è un qualcosa destinato a pochi eletti. Mi colpisce quanto nella pratica sia importante provare e riprovare, insistendo senza arrendersi. Questo mi fa sentire protagonista del lavoro su me stessa e mi lascia una sensazione di accessibilità e “indulgenza”. Infatti, non è importante quanto fai bene e in quanto tempo, ma quanto ti impegni per incontrarti, anche se all’inizio non farai gli esercizi in modo perfetto.

 A questo proposito, il testo si rivela molto utile anche per strutturare un piano di meditazione. Oltre a spiegare e descrivere in modo accurato i vari esercizi di Mindfulness, Siegel li divide anche in base al momento specifico in cui possiamo trovarci. Tu devi solo (solo…!!) limitarti a riconoscere come stai e dove ti trovi in quel momento e scegliere la pratica che più ti si addice rispetto all’attivazione che senti di avere. A prova di pigrizia direi!

Ciò non significa, però, avere il lavoro svolto, anzi: così facendo è proprio possibile costruirsi in maniera libera e di volta in volta mutevole una propria “scheda di allenamento”, avendo la possibilità non solo di esercitare il proprio potere personale, ma anche di allenare l’ascolto di sé e del proprio stato.

 

 

 

CITAZIONE PREFERITA

 

“In quasi tutte le altre attività che implicano un impegno protratto nel tempo, noi ci sforziamo di raggiungere un traguardo, di migliorare qualcosa. L’idea è di finire in un posto diverso da quello in cui ci troviamo ora. La pratica della mindfulness ci rivela che alla base di buona parte della nostra sofferenza c’è proprio questo sforzo. Quindi sperimentiamo un paradosso: è più probabile essere felici quando non si cerca di esserlo”.

 

 

 

Adesso tocca a te, provare per credere!

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.