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Liber-ando sotto l'albero di Natale

Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale


Natale è tempo di riflessioni, relazioni, regali. Per questo, oggi ti parlo di 3 libri che mi hanno fatto riflettere e che potrebbero essere anche dei “regali di senso”.

 

“La tua seconda vita inizia quando capisci di averne una sola” di Raphaelle Giordano

 

Questo libro racconta la storia di una crisi, ordinaria e unica come tante. E’ la storia di Camille, una donna che smarrisce la strada, che si ritrova a lasciarsi vivere presa dal tran tran quotidiano che la ingabbia in una routine sterile e priva di significato. Ma l’ennesimo fallimento si rivela una grande occasione di scoperta, crescita e relazione. Così, passo dopo passo, ecco la rivelazione: abbiamo il potere di fare della nostra vita un paradiso in terra o un inferno. 

 

3 cose che mi porto dalla lettura di questo libro

 

1. Puoi cambiare se fai esperienza.

La protagonista del libro inizia a cambiare la sua vita a piccoli passi, non teorizzando o pensando il cambiamento, ma agendolo. Quante volte ci perdiamo a pensare a cosa ci manca e a cosa fare senza, però, mai iniziare ad operare quel cambiamento che tanto evochiamo con il pensiero? Ciò significa mettersi in gioco, affaticarsi anche, ma vivere.

Anche l’esperienza della sconfitta, della sofferenza, della delusione ti può dare tanto: e, quando impari a fare i conti anche con ciò che non ti piace, ti scopri ad apprezzare ancora di più quello che funziona. Puoi pronunciarti su un qualcosa solo se lo tocchi con mano, solo se ne fai esperienza vera. Il resto sono solo supposizioni.

2. Non aver paura di essere un “guaritore ferito”.

Puoi fare dei tuoi errori e delle tue fragilità un tesoro grande da regalare al mondo. Paradossalmente, tanto più hai provato cosa significa cadere, tanto più puoi essere vicina/o a chi vive una situazione simile. Ho sempre creduto molto alla metafora del guaritore ferito e questo libro la dipinge in maniera, a mio avviso, molto efficace.

Ti lascia il messaggio che la reciprocità e l’idea di essere sulla “stessa barca” avvicina, l’approcciarsi agli altri dall’alto della propria distante verità allontana. E, infine, mi fa anche riflettere sull’importanza dello scambio: non puoi crescere e cambiare da sola/o, ma tanto più ti apri e ti doni all’altro, tanto più cresci e cambi. In altre parole, ti incontri davvero proprio se esci da te stessa/o.

3. La scoperta di sé è un cammino.

Il cambiamento e la consapevolezza non si presentano mai come “miracoli caduti dal cielo”: richiedono gradualità e impegno. Non ti aspettare di cambiare di botto dall’oggi al domani, magari per opera di una “magia” che arriva dall’esterno. Aspettati, invece, di camminare. Di costruire il tuo domani passo dopo passo, sforzo dopo sforzo, conquista dopo conquista.

Solo così sarai protagonista della costruzione della tua “casa interiore”, conoscerai la fatica che ci sta dietro, ma assaporerai anche la soddisfazione quando vedrai che il tuo lavoro è finito (se di lavoro finito si può parlare quando parliamo di crescita personale...).

 

CITAZIONE PREFERITA

“Non pensa che non ci sia niente di peggio di questa impressione di sprecare la vita per non aver avuto il coraggio di modellarla a immagine dei propri desideri, per non aver saputo rimanere fedeli ai propri valori profondi, ai bambini che siamo stati, ai loro sogni?”

 

 

“L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita” di Alessandro D’Avenia

 

Vi presento un piccolo grande tesoro: si tratta di un epistolario immaginario che l’autore intrattiene con Giacomo Leopardi. Attraverso queste lettere D’Avenia ci racconta la figura di questo poeta complesso e spesso travisato, permettendoci di avvicinare un qualcosa che rischia di rimanere distante e sconosciuto ai più come la letteratura.

Lo fa, però, in un modo molto distante da ciò che ci possiamo immaginare quando pensiamo alle “solite spiegazioni” di un autore e della sua opera da parte di un altro autore o critico letterario. L’intento è proprio quello di farci incontrare l’uomo Leopardi e, con lui, noi stessi e la nostra interiorità.

E’ un viaggio dentro l’umano in senso lato, dentro il senso della vita, della morte e della fragilità. Un viaggio che induce il lettore a farsi delle domande, che alimenta quelle che già ci sono e che ci invita a non spaventarci di porcene altre.

 

3 cose che mi porto da questo libro:

 

1. La fragilità apre alla vita.

Una delle cose che viene subito fuori leggendo la vita di Leopardi attraverso gli occhi dell’autore è proprio un profondo senso di mancanza e piccolezza. Ma è proprio affidandosi alla consapevolezza della fragilità della vita, del corpo e del futuro in genere che Leopardi arriva ad approcciarsi alla vita assaporandone ogni attimo.

Sentire la nostra mortalità non deve portarci a cedere ad un nulla senza forma, pensando che tanto, se dobbiamo morire, “non serve a niente”. Tanto più ti rendi conto che si soffre, si è fragili, si muore, tanto più devi e puoi iniziare a vivere dando valore alla tua vita e alla vita che ti circonda.

2. Trova qualcosa per cui vale la pena vivere.

A proseguimento del punto precedente, in tutto il testo si sente forte la spinta alla ricerca di senso. Spinta che parte da Leopardi e viene alimentata da D’Avenia in quasi ogni pagina. L’autore parla dell’importanza delle parole destino e destinazione: non puoi accontentarti di vivere “a caso” o, peggio, di sopravvivere.

Anche nel dubbio, nel fallimento, nella fragilità è importante sforzarsi di trovare il proprio significato, ricercandolo nelle piccole cose, negli affetti, nella passione che puoi mettere nel fare il lavoro che fai. Rendi la ricerca di senso il motore e il valore ultimo della tua  esistenza, sempre e comunque.

3. Non accontentarti del sentito dire.

Chi non pensa a Leopardi come al poeta storpio, “sfigato”, pessimista e triste? Forse anche tu, almeno una volta, lo hai pensato mentre eri sui banchi di scuola. D’Avenia ci dimostra, invece, che siamo ben lontani da questa immagine, ricordandoci che prima di giudicare un qualcosa è necessario avvicinarla e conoscerla.

Questa lettura mi ha aiutato a riconfermare la mia profonda fiducia nell’esperienza e nella conoscenza: prima ancora di aderire a ciò che la massa sostiene, chiediti come la pensi tu. Conosci per davvero quello che dici di conoscere, o ripeti a pappagallo ciò che ti dicono gli altri?

 

CITAZIONE PREFERITA

“Da che ci si sentiva insostituibili e unici, ci si sorprende sostituibili e forse non necessari alla grande orchestra della Storia. La fragilità, prima vissuta come fame di infinito che riscatta il limite, adesso diventa tentazione di accettare di essere soltanto limite. Erotismo ed eroismo sono minacciati da tante piccole morti, e maturità è attraversare questo deserto di speranze disattese, rimanendo fiduciosi che esista una terra promessa e scoprendo che questa terra, più che fuori di noi, va trovata e coltivata dentro di noi”.

 

 

“Uno psicologo nei lager” di Viktor E. Frankl

 

Il libro è il racconto di un’esperienza, quella della vita nei campi di concentramento. E a raccontare la sua esperienza è un noto psicologo, fondatore di un approccio psicoterapico chiamato logoterapia. Non si tratta di uno dei tanti resoconti sul periodo della guerra e della crudeltà nazista: siamo, piuttosto, davanti ad una sorta di “testimonianza psicologica” di ciò che è stato.

In questo scritto Frankl prova a descrivere cosa succede nella mente di un internato in un campo di concentramento, andando a farci vedere soprattutto quali possono essere i fattori “protettivi” che fanno sì che l’essere umano resti tale anche in situazioni così estreme. Sono toccanti molti degli episodi che lo hanno visto protagonista: toccanti nel senso che dalle sue parole scaturiscono immagini, emozioni, pensieri, ma anche e soprattutto interrogativi sulla vita e sul suo significato.

Un testo che aiuta non solo a non dimenticare ciò che è stato, ma che ci permette di guardarci dentro come esseri umani e di riflettere sulla nostra vita, senza per forza dover essere passati attraverso quella tremenda esperienza.

 

3 cose che mi porto da questo libro:

 

1. La tua vita assume un valore se impari a trovare i tuoi significati.

Sono rimasta profondamente colpita dall’attenzione che Frankl ripone sull’importanza di non perdersi nella sofferenza. Nel libro l’autore descrive episodi nei quali, nonostante le condizioni estremamente avverse, ha visto persone togliersi un tozzo di pane per darlo a chi in quel momento era più bisognoso. O di altri prigionieri che non risparmiavano parole di conforto ad altri prigionieri come loro, o che facevano battute umoristiche tra le lacrime per stemperare l’angoscia del dolore.

Questo per sottolineare che resti profondamente umano se ti aggrappi al tuo senso e vivi per uno scopo. I prigionieri che avevano smesso di fare progetti e credere nel futuro, che hanno iniziato a non vedere più i compagni come esseri dotati di dignità furono i primi a morire. Ciò che ti rende viva/o è il significato che attribuisci alla tua vita.

2. Hai libertà di scelta sempre e comunque.

Frankl ci fa riflettere sul fatto che, a prescindere dalle situazioni più o meno costrittive che possiamo vivere, abbiamo sempre una scelta. Magari non può essere una scelta in merito alla nostra libertà fisica, al nostro corpo o alle nostre azioni concrete, ma è una scelta interiore. Tu puoi sempre decidere cosa vuoi essere spiritualmente, se vuoi mantenere la tua umanità o annullarla, se vuoi dare valore agli altri o solo a te stessa/o.

Frankl ci dice che l’uomo può essere nel suo intimo più forte del destino che gli viene imposto dall’esterno. E, se ci rifletti, questo apre, a mio avviso, ad una condizione di speranza e fiducia nonostante tutto.

3.La sofferenza come compito.

Questo libro mi ha insegnato a capire che la sofferenza è parte della vita, fondamentale anche se difficile da accettare. Nei vari campi di concentramento in cui ha vissuto l’autore ha imparato a rendere la sua sofferenza un compito, ad “usarla” per cercare se stesso e ritrovarsi.

Questo sembra un grande paradosso: i più pensano che se si soffre non si può vivere bene, si perde la vitalità e la voglia di essere e fare, ci si annulla. Un po’ in controtendenza, Frankl ci dimostra, invece, che assumere la sofferenza come compito la rende più sopportabile, proprio perché inserita in una cornice di significato.

 

CITAZIONE PREFERITA

“Per la millesima volta lotti per una risposta, lotti per il senso del tuo dolore, del tuo sacrificio – per il senso del tuo lento morire. In un’ultima impennata contro lo sconforto di una morte che ti è davanti, senti che il tuo spirito squarcia il grigio intorno a te, e in quest’ultimo slancio senti come lo spirito evade da tutto questo mondo desolato e assurdo e che alle tue ultime domande sul significato del dolore, risuona da qualche parte un <<si>> vittorioso e pieno di gioia. E in quest’attimo – risplende una luce nella lontana finestra  d’una fattoria che sta all’orizzonte come un fondale, nel grigio disperato di un albeggiante mattino bavarese – et lux in tenebris lucet, e la luce risplende nell’oscurità”.

 

E voi, che libri regalerete o leggerete in questo Natale?

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.