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Bilancio di un anno che se ne va...cosa rende significativa la tua vita?

Valori e ricerca di senso - Parte 1


Conosci la storia del Signor Ebenezer Scrooge? Ce la racconta Charles Dickens nel suo famoso “Canto di Natale”. E’ il racconto di un risveglio, di una sorta di bilancio esistenziale che porta il protagonista ad “aggiustare il tiro” della sua vita.

Il 2018 sta per finire e, magari anche per te, questi sono giorni di bilanci, riflessioni e propositi in merito a ciò che è stato e a ciò che sarà.

Potresti sentire di avere accumulato nella tua vita rimpianti, delusioni, ma anche vittorie e soddisfazioni. Potresti sentire di aver raggiunto i tuoi traguardi, di essere ancora in cammino o di essere molto molto lontana/o dall’arrivo. Ma qual è il metro di giudizio che usi per fare questo “punto della situazione”?

Spesso, che tu ne sia consapevole o meno, ci ritroviamo ad impostare la nostra vita e il nostro agire sulla base di ideali, valori e significati che animano (o almeno dovrebbero …) tutta la nostra esistenza, andandola per forza di cose ad influenzare.

Ma, sempre più spesso, il nostro correre continuo non ci permette di connetterci con i valori che abbiamo scelto, rendendoci ciechi e sordi di fronte alle scelte di senso che la vita ci chiede di fare giorno dopo giorno.

Oppure, possiamo trovarci nel bel mezzo di un conflitto aperto (se ne hai coscienza hai fatto già metà del lavoro!) tra ciò che siamo e ciò che crediamo di essere o che vorremmo essere. E, soprattutto nei momenti di crisi o difficoltà, quello che emerge è una sorta di non-senso, di buco nero dove ogni cosa perde significato. Ci ritroviamo spaventati e senza meta, smarriamo la bussola e ci attacchiamo senza esitare a qualsiasi cosa possa alleviare la nostra sofferenza.

Ti sei mai sentita/o così? Hai scelto di abbracciare e ascoltare questo tuo malessere o ti sei stordita/o con lo shopping, il divertimento, il cibo, l’uso di sostanze? Tutto questo per dirti che dare una direzione alla tua vita, trovare i motivi per cui ti alzi ogni giorno dal letto al mattino, cercare di capire su quali valori stai impostando la tua esistenza è di vitale importanza per vivere davvero.

 

Nel racconto di Dickens, Scrooge si rende conto della direzione che ha preso la sua vita solo quando realizza di essere mortale e visualizza la sua morte. In quel momento si accorge di quanto possa essere preziosa, ma anche breve, la sua vita e decide responsabilmente che persona vuole essere e che direzione vuole prendere. In altre parole, individua i suoi valori e li usa come bussola per stabilire degli obiettivi concreti.

 

 Il pensiero della morte come esperienza di risveglio

 

So che sto per dire una cosa impopolare e poco condivisa: pensare alla morte fa bene. Si si, hai capito bene! Siamo per natura portati ad “annullare la morte”, a partire dall’evitamento delle brutte notizie al telegiornale, fino ad arrivare alla difficoltà a stare vicino ad una persona che sta morendo o, ancora peggio, alla difficoltà di pensare al fatto che siamo destinati a morire.

Paradossalmente, estromettendo la morte dalla tua vita potresti arrivare a non vivere mai davvero … Se ci pensi, realizzare che sei mortale, e che presto o tardi morirai, può farti “aprire gli occhi” su quello che stai vivendo oggi. Quanto tempo impieghi ad arrabbiarti per cose di poco conto? O a correre senza sosta per fare mille cose, guadagnare più soldi, acquisire più potere, avere dei vestiti più belli, fare delle vacanze migliori ecc ecc ecc?

L’idea che la vita è una sola e che puoi perderla da un momento all’altro, se non la rigetti totalmente e non vai in panico, può essere fortificante per te. Ti può regalare una nuova energia per affrontare le sfide della vita, ti può insegnare a trovare del buono anche nelle difficoltà, ti può far trovare il tuo senso e ti può permettere di dare più valore ad ogni istante che passi su questa terra.

Magari ti sembra di deprimerti o andare in ansia se pensi a determinate cose, è normale. Non ti dico di pensare ogni secondo che morirai: come dice Irvin Yalom in un suo bellissimo libro non puoi fissare il sole per troppo tempo. Quella della morte è una questione molto complessa nella sua estrema semplicità, ed è molto difficile che da esseri umani e fragili riusciamo a “fissare la morte” per molto tempo. Ma, se inizi a fare amicizia con questa fondamentale dimensione della vita potresti trovare delle risorse inaspettate dentro di te.

Yalom scrive: << il dover affrontare l’idea della morte non porta necessariamente alla disperazione. (…) Al contrario, può essere una awakening experience, un’esperienza di risveglio, una consapevolezza che conduce a una vita più piena. La tesi centrale è: anche se la fisicità della morte ci distrugge, l’idea della morte ci salva>>.

Per questo, vado ancora oltre e ti faccio una domanda tosta e provocatoria: immagina di poter assistere al tuo funerale. Cosa vorresti che i presenti dicessero di te? Oppure, cosa vorresti leggere nel tuo necrologio? Non sono pazza (o, almeno, non del tutto!): mi capita spesso di fare questa domanda alle persone che incontro allo studio in determinati momenti del mio camminare insieme a loro.

Il modo in cui vorresti essere ricordata/o ti fa capire cosa è davvero importante per te oggi. Infatti, rispondere a questa domanda può aiutarti a trovare i “cosa” e i “perché” della tua vita, aiutandoti a chiarire dove sei e dove vuoi andare.

 

Valori e ricerca di senso

 

La riscoperta dei nostri significati, anche attraverso il pensiero della nostra mortalità e la valutazione dei rimpianti che potremmo avere alla fine della nostra vita, può permetterci di vivere con l’idea di generare quelli che Yalom chiama “cerchi nell’acqua”.

Con questo termine si riferisce al fatto che, inevitabilmente, il nostro agire lascia una traccia, e genera negli altri delle reazioni che, in qualche modo, hanno il potere di diffondersi. Anche se un domani nessuno ricorderà che sei stata/o tu a trasmettere quel dato valore. Anche se il mondo e le persone che ci saranno cambieranno, quello che hai trasmesso diventerà patrimonio collettivo. Ecco che, allora, trovare la tua direzione nel flusso della vita ha dei benefici non solo per la tua vita, ma anche per quella degli altri.

Possiamo definire i valori come dei “principi guida” su cosa per noi è importante, come le direzioni che seguiamo mentre camminiamo lungo il sentiero dell’esistenza. Rispondono a due domande essenziali: “cosa” vuoi essere o fare, e “perché” vuoi essere o fare in quel dato modo. Possono essere presenti in ogni ambito della nostra vita, dalla famiglia al lavoro al tempo libero. Se ci fai caso, dietro quasi ogni cosa che dici o pensi è insito un dato valore.

Steven Hayes, padre dell’approccio terapeutico chiamato ACT, ci fa notare che <<nell’istante in cui scegli un valore, intraprendi un percorso di valore. Un’altra utile implicazione: il beneficio di dare valore significa vivere ora. I valori solo apparentemente riguardano il futuro, nei fatti riguardano il presente. (…) Ogni passo che fai in direzione dei tuoi valori è una parte determinante del cammino. Una volta che hai scelto il tuo valore, il processo che prendi per andare verso quella direzione è pieno di valore>>. 

Infatti, il valore non si esaurisce mai: non è un traguardo da raggiungere perché, molto probabilmente, sarai in cammino finchè respiri. Non è, cioè, un obiettivo concreto che puoi spuntare nella tua agenda una volta che lo hai ottenuto. Gli obiettivi sono fondamentali nella vita, ma se non sono sorretti da dei valori sottostanti nulla sarà mai abbastanza per te. Se, invece, ti concentri sui valori dai quali originano gli obiettivi che ti sei posta/o sarà anche più facile conseguirli.  

Per esempio, sposarmi è un obiettivo che posso o non posso raggiungere. E, una volta raggiunto, il gioco finisce (e, magari, cerco subito un altro traguardo da raggiungere perché se no mi sento insoddisfatta/o …). Invece, l’essere amorevole con la persona che ho accanto è un valore. In teoria, non finirò mai di essere amorevole con il mio partner perché posso essere amorevole in modi e tempi diversi nel corso di tutta una vita e, soprattutto, perché è un qualcosa in cui credo (a meno che non decido di cambiare valore …).

Chiarire a te stessa/o i tuoi valori può aiutarti a vivere più pienamente la tua vita e a non “sprecarne” nemmeno un attimo. I nostri valori diventano davvero una bussola che ci guida nella quotidianità, che ci fa scegliere di essere in un dato modo e che ci fa agire in un modo piuttosto che in un altro.

Non pensare che ci siano valori giusti o sbagliati: ci possono essere valori più condivisi di altri dalla società o dal tuo contesto, ma i valori che scegli sono i tuoi e non possono essere oggetto di giudizio. Al massimo, potrà essere giudicato il comportamento che adotti e che ha alla base un dato valore, ma questa è un’altra storia.

Magari non ci hai mai pensato ma, spesso, il tuo disagio più grande può derivare proprio da una sorta di incongruenza tra ciò che conta per te in teoria e ciò che poi fai in pratica: la difficoltà a far conciliare la nostra vita quotidiana con i valori che diciamo di avere può essere un primo motivo per cui ci copriamo gli occhi e le orecchie.

Il cammino di scoperta di sé non è facile e può anche essere faticoso, ma se decidi di impegnarti in questo percorso di scoperta avrai solo da guadagnarci. Del resto, se ripensi al tuo funerale e a quello che vorresti lasciare di te trovi altre alternative a parte quella di metterti a lavoro?!

 

Per il momento ti lascio con queste riflessioni e ti invito a metterti in discussione rispondendo alle "provocazioni" che ti ho lasciato in questo articolo. 

Prossimamente continuerò a parlare di valori dandoti degli strumenti pratici per scoprire i tuoi.

 

Intanto, ecco qualche testo per approfondire: 

 

- “Fissando il sole”, di Irvin Yalom.

- “Smetti di soffrire, inizia a vivere”, di Steven Hayes.

 

E per salutarti non ti auguro buon anno o buone feste in genere … ti auguro di concederti la possibilità di scoprirti, farti domande, lottare con passione per ciò in cui credi, innamorarti di te stessa/o e della vita!

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.