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Parole che trasformano

La scrittura come "terapia"


Ti è mai capitato di sentirti preoccupata/o, o triste, o arrabbiata/o e di non trovare una via di sfogo ed elaborazione per queste emozioni?

E’ come avere un peso dentro di te, del quale però non conosci bene l’entità o la forma. Sai che c’è ma, siccome non vuoi davvero vederlo, fai finta che non ci sia e te lo porti a spasso come se nulla fosse.

Possiamo essere infastiditi per qualcosa che è successo con un’altra persona, tristi perché ci sentiamo soli, frustrati perché non siamo come vorremmo essere, preoccupati per una prova che dobbiamo sostenere nella vita, profondamente segnati da un evento che ci ha cambiato la vita apparentemente in negativo … Tu cosa fai in questi casi?

Sono quasi certa, e permettimi la presunzione, che tendi a distrarti, a non pensarci, a fare finta che non sia niente perché, forse, temi che se ti ci soffermi le tue emozioni possono amplificarsi portandoti dritta/o verso un “baratro di sofferenza” dal quale non si può fare ritorno. 

Ovvio, se tocchi il tuo braccio lussato ti fa male. Ma se lo tocchi facendo le giuste manovre, soffri un po’ ma poi lo rimetti a posto. Nei miei post ho sottolineato diverse volte l’importanza di avvicinarsi a ciò che ci fa soffrire: solo così puoi prendertene cura ed, eventualmente, superarlo. E un modo con cui puoi farlo è usare le parole, nello specifico la scrittura.

Attenzione, questo non significa che scrivere di sé in un diario segreto e simili rappresenti la panacea di tutti i mali! Sia ben chiaro, per l’ennesima volta, che lo strumento principe per affrontare le tue difficoltà è la psicoterapia.

Ma oggi voglio focalizzare la tua attenzione su uno strumento che, nel quotidiano e di fronte alle piccole difficoltà di ogni giorno, potrebbe alleviare i tuoi disagi e portarti a vedere la tua realtà da una prospettiva diversa, andando a mitigare gli effetti negativi di ciò che ti può essere successo.

 

I “perché” della scrittura

 

Perché devo mettermi a “perdere tempo” scrivendo? Immagino che ti starai chiedendo qualcosa del genere, forse pensando che rimuginare sui problemi o scriverne sia la stessa cosa.

Di seguito ti elenco 5 “argomentazioni” per farti riflettere sulla funzione e il potere di questo strumento.

 

1. La scrittura come centratura.

Scrivere può aiutarti davvero a fermarti e ad ascoltarti, ti permette di metterti in contatto con il tuo corpo e le tue emozioni nel momento stesso in cui le provi mentre ti racconti. Soprattutto se nella vita fai fatica a dare voce alle tue emozioni, metterle su carta può essere un primo passo per allenarti ad esprimerle poi a voce.

Scrivere può essere un’occasione per vedere come ti fa sentire affrontare certi temi, togliendo, magari, quell’alone di mistero e minaccia che a volte si nasconde dietro l’idea di sentire le proprie emozioni.

 

2. La scrittura come distanziamento.

Quando scrivi, immagina di affidare alla carta quello che provi, quasi a prenderne le distanze. Naturalmente non è una magia: ciò non significa che, se scrivi, improvvisamente le tue emozioni spiacevoli scompaiono (anzi, mentre le scrivi potrebbero anche aumentare di intensità). Ma il fatto stesso di trovare delle parole per esprimere ciò che provi, ti permette di integrare cognitivamente la tua esperienza, che potrebbe alla lunga diventare meno intensa perché le hai dato una sorta di “contenimento” attraverso il linguaggio.

 

3. La scrittura come trasformazione.

E’ molto raro che se fai una riflessione scritta su te stessa/o non ne esci in qualche modo cambiata/o. Scrivere ti può, infatti, aiutare a fare ordine dentro di te, ad elaborare ciò che è successo e, quindi, a trasformare il tuo modo di pensare a ciò che hai vissuto. La scrittura potrebbe favorire un cambio di prospettiva rispetto a te stessa/o e alla tua realtà, andando magari a farti acquisire maggiore lucidità.

 

4. La scrittura come significato.

Un altro aspetto rilevante dello scrivere è trovare un senso alle cose: quando ti racconti o analizzi la tua vita, molto probabilmente vengono chiamati in causa valori e significati personali. Come già visto in precedenza, i valori sono come delle bussole che ci guidano nel nostro percorso di vita e, per questo, metterli in parole potrebbe aiutarti a comprenderli meglio, ma anche a metterli in discussione o cambiarli.

 

5. La scrittura come anti-stress.

Quando ti concentri a scrivere (ma questo vale anche per altre attività) potresti ritrovarti a fare quella che viene definita un’esperienza di flusso: sei talmente tanto immersa/o in quello che stai facendo da non percepire il tempo che passa o gli stimoli interni ed esterni. Questa può essere un’esperienza positiva per l’umore e per lo stress.

Inoltre, ci sono studi che sottolineano come scrivere di un evento spiacevole che ti è accaduto, non limitandoti solo a raccontare il fatto ma andando a sottolineare cosa provi in merito e perché, può avere un effetto molto positivo sul tuo sistema immunitario e la tua salute in genere. A questo riguardo, uno psicologo americano che ha fatto diversi esperimenti in merito, e di cui ti parlerò in un altro post, è James Pennebaker.

 

I “come” e i “quando” della scrittura

 

Facciamo un breve esempio: è il tuo compleanno e, per una serie di eventi fortuiti, ti ritrovi da sola/o davanti ad una pizza. Le persone a te care per qualche motivo non sono presenti e, probabilmente, provi tristezza perché sei costretta/o a passare questo momento in solitudine o, magari, c’è della delusione perché ti aspettavi una festa a sorpresa o, chissà, rabbia verso te stessa/o perché senti di non essere in grado di farti volere bene dagli altri.

Ma, probabilmente, non sei per nulla in contatto con tutto questo: mangi svogliatamente la tua cena davanti ad un film, che guardi a singhiozzo con le labbra serrate e gli occhi socchiusi. Scegli di non dare ascolto ai messaggi che arrivano dal tuo corpo. Scegli di non far parlare le tue emozioni e, al massimo, ti perdi nei tuoi pensieri.

Se, invece, provi a sederti alla scrivania e a pizzicare senza freni la tastiera del tuo pc o, alla vecchia maniera, inizi a fare scorrere la penna sul foglio potresti scoprire qualcosa di nuovo. Potresti ritrovarti a raccontare quello che ti è successo e, di riflesso, potresti iniziare a sentire come ti senti nel corpo e nel cuore. Potresti iniziare a metterti in contatto con te stessa/o, meglio dire in ascolto di te.

E, allora, potresti forse iniziare a dare un senso a quello che ti è successo, a vedere dove si nasconde la tua responsabilità e dove inizia quella degli altri. Ma potresti anche farti i migliori auguri per un futuro diverso, con il desiderio e la speranza di poter cambiare questo scenario. E, magari, scrivendo ti viene anche in mente come.

Questa breve scenetta per dirti che, come abbiamo visto, mettere in parole ciò che vivi e come ti senti, soprattutto se parliamo di un qualcosa che ti crea disagio, può essere un buon modo per entrare in contatto profondo con te stessa/o.

Sicuramente all’inizio l’effetto sarà quello di amplificare la tua difficoltà perché ci stai pensando e ti stai dando il permesso di provare determinate emozioni spiacevoli: però, dopo che fai il primo passo, potresti ritrovarti a riflettere sugli eventi dando loro un altro significato.

A mio avviso, non c’è un vero e proprio “come” quando si parla di scrittura: devi trovare il tuo. 

Una cosa che sembra poter funzionare è tenere una sorta di diario, come quello che senza dubbio avrai avuto ai tempi della scuola. La narrazione autobiografica, infatti, ci permette di “esternalizzare” la nostra vita, prendendone in qualche modo le distanze e provando a guardarla in maniera più oggettiva.

Ma non è per forza questa l’unica strada: si possono scrivere lettere, trasformare i nostri vissuti in poesie o racconti, inventare delle sceneggiature dove le parti contrapposte che parlano dentro di noi (ne hai mai fatto esperienza??) diventano dei personaggi ben delineati.

L’importante è non giudicarsi e accettare ciò che arriva prendendolo così com’è. Non deve essere né un esercizio di stile o di grammatica, né un prodotto artistico di livello: deve essere quello che tu vuoi che sia in quel dato momento, senza “se” e senza “ma”.

Sul momento per scrivere si potrebbe essere più rigidi e fiscali, o non avere un programma ben preciso. Per qualcuno può essere utile fare questa operazione ogni giorno sempre alla stessa ora e a prescindere da come ci si sente nello specifico, facendola diventare una sorta di routine. Viceversa, ci sono altri che usano la scrittura solo quando ne hanno voglia e, soprattutto, quando sentono di avere delle difficoltà interiori che vogliono andarsi a vedere.

Io ho provato sia ad usare la scrittura come ruotine e devo dire che mi è stata utile in via “preventiva”, cioè come esercizio di crescita personale per lavorare su me stessa in generale. Mentre mi è anche capitato di usare la scrittura solo in determinati momenti delicati della mia vita e, in questo caso, è stata più uno strumento di sfogo ed elaborazione di vissuti difficili.

A prescindere da come deciderai di usare questo strumento, però, è auspicabile che provi a dedicarci nè troppo tempo, né troppo poco: circa 15/ 20 minuti di scrittura potrebbero già essere sufficienti.

Di nuovo, è sperimentando che puoi capire esattamente cosa funziona per te. Le ricerche e gli studi in merito possono darci senza dubbio delle importanti indicazioni, ma non dobbiamo mai dimenticare (e, forse, questo lo sto dicendo in primis a me!) che siamo unici e diversi e, quindi, non è così scontato che una cosa che funziona per me possa funzionare anche per te allo stesso modo.

 

Presto troverai un post specifico dove ti dò qualche spunto pratico di scrittura per la tua crescita personale e, nel caso in cui volessi approfondire l’argomento in maniera più specifica, ti lascio anche qualche testo:

- “Autoanalisi per non pazienti. Inquietudine e scrittura di sè”, di Duccio Demetrio.

- “Scrivi cosa ti dice il cuore. Autoriflessione e crescita personale attraverso la scrittura di sè”, di James Pennebaker.

- “La scrittura clinica. Consulenza autobiografica e fragilità esistenziali”, di Duccio Demetrio.

 

Detto questo, ti auguro buon lavoro e buona scoperta di te!

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.