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Liber-ando "Genitori efficaci"

Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale


Testo scritto da Thomas Gordon, autore che ha dedicato buona parte del suo lavoro alla comunicazione efficace declinata in vari ambiti di vita, il libro Genitori Efficaci è un manuale per genitori.

E si rivolge direttamente ai genitori con una modalità che è davvero molto distante da quella mirata ad “indottrinare” o dare lezioni di vita.

Arriva, infatti, forte e chiaro il fatto che Gordon sia dalla parte dei genitori: nessuna critica o moralizzazione ma, anzi, grande comprensione e solidarietà per un “mestiere” che lui stesso definisce il più coraggioso e difficile del mondo.

Il testo è adatto ai genitori in senso lato, perché tratta delle questioni molto importanti legate all’ascolto e alla comunicazione che valgono sia per i neonati che per gli adolescenti. Infatti, buona parte del libro è dedicata all’ascolto e alla comunicazione, e l’altra metà tutta alla gestione dei conflitti tra genitori e figli tramite un uso specifico della comunicazione.

Libro che si legge molto velocemente ma che, secondo me, va letto e riletto anche in base alla fase di vita in cui si trovano sia il genitore che il figlio. Per questo, è un testo che definirei poco teorico e molto pratico.

Proprio perché si basa sulla comunicazione, è pieno di esempi di vignette comunicative tra genitori e figli di diverse età. Questo permette al lettore non solo di immedesimarsi con la scena, ma anche di riflettere sulle sue modalità comunicative e su quali strategie può adottare per migliorarle.

Infine, i diversi esercizi presenti possono aiutarti a “mettere le mani in pasta” più concretamente mettendo alla prova le tue doti comunicative, e ti danno la possibilità di capire quali sono gli errori in cui incorri più frequentemente.

 

 

3 COSE CHE HO IMPARATO LEGGENDO QUESTO LIBRO

 

 

1. Puoi imparare dagli errori.

 

Leggendo questo libro mi è venuta come una sorta di “sospiro di sollievo”. Nel senso che, proprio perché viene adottato uno stile di profonda comprensione e rispetto verso l’essere genitori, il messaggio che si evince in modo chiaro è proprio quello che è l’errore che ti dà la direzione.

E’ proprio sbagliando che impari. Ed è mettendoti in discussione umilmente che apri la tua mente e incontri davvero te stessa/o. Gli esercizi presenti nel testo, per esempio, non mirano a farti vedere quanto sei incapace a comunicare con tuo figlio, anzi ti permettono di capire come farlo al meglio proprio a partire dalle tue risposte sbagliate.

Questo, almeno a mio avviso, favorisce la comprensione e la consapevolezza prima ancora della correzione, e fa sentire il genitore non solo capito ma anche accettato nel suo essere “imperfetto”.

 

2. Il  genitore è una Persona.

 

Nel libro si parla tanto di accettazione. Anzi, nello specifico di finestra di tolleranza e accettazione: questo a sfatare un po’ il mito molto diffuso che i genitori devono essere accettanti sempre, comunque e nello stesso modo. La finestra dell’accettazione ci fa riflettere sul fatto che l’accettazione che hai verso tuo figlio può variare non solo in base ai suoi comportamenti, ma anche in base alla fase di vita o alla situazione specifica in cui ti trovi tu come genitore.

Questo, secondo me, toglie quell'alone di “santità” dalla figura del genitore, che sembra sempre dover essere solo bravo, buono e soprattutto calmo. In tutte le pagine c’è una grossa legittimazione per i sentimenti dei genitori, anche per quei sentimenti che, a volte, possono non essere proprio “angelici”.

Quello che mi porto da questa lettura, infatti, è che i genitori non sono perfetti, e non devono per niente esserlo. Sono Persone con i loro limiti e le loro fragilità. Ma sono Persone che, nonostante tutto, hanno il coraggio di mettersi in discussione ogni giorno con e per i loro figli, restando se stessi.

 

3. Si può vincere in due.

 

Ultimo aspetto che mi ha fatto molto riflettere è che spesso ci approcciamo al discorso relativo all’educazione dei figli come se, in qualche modo, il figlio debba trovarsi in una situazione di “inferiorità” rispetto al genitore o viceversa.

Gli approcci educativi più diffusi, infatti, vedono o il genitore in posizione di comando (approccio autoritario) o in posizione di sottomissione (approccio permissivo): inevitabilmente, qui la logica è sempre quella vincitore-vinto.

Soprattutto nella gestione dei conflitti, Gordon fa riferimento alla possibilità di uscire da questa logica per entrare in quella di vincitore-vincitore. Non è funzionale che nello scontro ci sia qualcuno che vince o qualcuno che perde, perché è molto più gratificante che si possa vincere in due.

Questo vuol dire collaborare e ascoltarsi in modo empatico per trovare delle soluzioni che possano far sentire comodi entrambi, proprio nella logica del rispetto reciproco e della legittimazione di entrambi.

Se ci pensi, questa è una modalità alquanto rivoluzionaria, soprattutto se ci riferiamo all’educazione che noi stessi abbiamo ricevuto: è rivoluzionaria perché apre alla dimensione dell’intimità e della comunicazione profonda, che può esistere solo se non si pretende di cambiare l’altro o se non si pensa di avere la verità in tasca.

 

 

CITAZIONE PREFERITA

 

“Ma chi aiuta i genitori? Quanto impegno viene profuso nell’assisterli perché diventino più efficaci nell’educare i figli? E in quali sedi un genitore può imparare quali sono i suoi errori e le possibilità alternative? Si dà la colpa ai genitori, ma non ci si cura di educarli. Ogni anno milioni di neo padri e madri si assumono un compito tra i più difficili: prendere un neonato, un piccolo essere quasi totalmente indifeso e assumersi la piena responsabilità della sua salute fisica e psichica e della sua educazione per farne un cittadino produttivo, collaborativo e costruttivo. Si può immaginare un lavoro più difficile e faticoso di questo? E tuttavia, quanti genitori vengono educati a farlo?”

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.