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Liber-ando sotto l'albero di Natale

Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale


Come di consueto, anche quest’anno ti propongo 3 libri per una lettura invernale di senso!

 

 

“Niente posto per le fiabe” di Martina Asero

 

Libro di esordio di una giovane scrittrice siciliana, racconta la storia di due adolescenti che vivono, in un certo senso, una dimensione di “estraneità” rispetto ai loro coetanei sotto molti punti di vista.

Ma, grazie alla loro relazione, riescono a prendersi cura della loro dimensione di solitudine e diversità.

La storia è intrisa di aspetti “faticosi”, nel senso che racconta anche le vicende complicate di due famiglie che si ritrovano a dover affrontare le sfide e le difficoltà di una vita che non si mostra clemente con loro.

E’, perciò, una storia per certi versi triste e disillusa ma, nonostante la sua crudezza, nasconde aspetti di speranza legati alla possibilità dell’essere umano di rialzarsi e di tirare fuori risorse che nemmeno sapeva di avere per adattarsi alla sua realtà.

Molto lontano dall’essere un romanzo da adolescenti, è un libro che può parlare sia a ragazzini ma anche a Persone più adulte che si sentono in qualche modo “ai margini” e cercano un senso per un uscire dalla loro condizione.

Lo stile di scrittura è ricercato, ma non complesso e devo dire che è molto interessante il modo con cui l’autrice ha inquadrato i personaggi più per le loro caratteristiche psicologiche che descrittive o di trama.

Non è una storia a lieto fine, ma è sicuramente una storia di “lotta”, di tenacia, di resilienza in senso lato.

 

 

3 COSE CHE HO IMPARATO DALLA LETTURA DI QUESTO LIBRO:

 

 

1. Se tocchi il fondo prima o poi ti rialzi.

 

Un ri-apprendimento che arriva molto forte da questa lettura è proprio l’aspetto della resilienza. Essere resilienti vuol dire, in un certo senso, rispondere agli attacchi della vita cercando di attutirne i colpi e di rialzarsi.

E un personaggio che incarna molto bene tutto questo è proprio la figura della madre della protagonista, che la vita costringe a riadattarsi dopo la perdita del marito per cercare di dare comunque una vita dignitosa ai suoi due figli. All’inizio tutto è difficile, si perdono le comodità e le sicurezze date da un certo stile di vita e questa famiglia è costretta a cambiare.

Ma, alla fine di tutto, il messaggio che arriva è proprio quello di una possibilità di luce dopo tanto buio, di un “riscatto” dignitoso nonostante le umiliazioni subite.

 

2. L’importanza di andare oltre gli stereotipi.

 

Un altro aspetto che mi ha colpito leggendo il testo è la grande rilevanza che, molto spesso, assumono pregiudizi e preconcetti rispetto alle cose e alle Persone. Anche se ti sembra di no, un po’ tutti tendiamo anche senza volerlo ad “incasellare” in un certo modo Persone e situazioni.

La ragazzina protagonista della storia è costretta a passare da una realtà borghese ad un contesto molto più degradato e “basso”: questo è per lei un grosso trauma e le fa sperimentare gli effetti dannosi di un pregiudizio molto forte. Da un lato si ritrova i compagni della nuova scuola che la chiamano “signorina” prendendola in giro e, nello stesso tempo, anche lei all’inizio vive la nuova realtà in cui si trova in maniera molto conflittuale.

La nuova relazione che, nel corso della storia, andrà però ad istaurare con un suo compagno la aiuterà a mettersi in discussione e a fare i conti con il fatto che le Persone non possono essere ridotte ad un conto in banca o al quartiere nel quale vivono, ma sono tanto tanto altro.

 

3. Entrare in relazione risana la tua solitudine.

 

Quando ti succede qualcosa di brutto, magari la tua tendenza è quella di isolarti, di percepire gli altri e tutto quello che ti circonda come “estranei” e troppo distanti da te. Senti come se nessuno può incontrarti in questa desolazione e, per questo, non ricerchi nemmeno più un supporto o uno scambio con il mondo esterno.

Questo è quello che, all’inizio, succede alla nostra protagonista, che rimane intrappolata nel suo dolore e nella sua solitudine senza alcuna possibilità di uscita.

La relazione che andrà a crearsi con Zucca le permetterà di “curare” in qualche modo le sue ferite: sarà anche una relazione complicata, difficile e dolorosa, ma sarà comunque una relazione. Forse questo è il segreto per salvarsi: non rimanere chiusi nel proprio bozzolo, ma prendersi il rischio di aprirsi agli altri nonostante tutto.

 

 

Citazione preferita

 

“Ogni tanto, da sola nella mia stanza, leggevo a voce alta il passaggio di un libro che tenevo sulle ginocchia, immaginando che da qualche parte anche Zucca avesse delle storie da ascoltare. Anno dopo anno,a Natale, appendevo all’albero il ceppo che aveva intagliato con la foglia incastrata dentro, che avevo reso davvero una decorazione come mi aveva suggerito. Non ho raccontato nulla ai fidanzati che ho avuto, perché non avrei saputo cosa dire e credevo che in ogni caso non avrebbero potuto comprendere”

 

 

 

 

“Tre piani” di Eshkol Nevo

 

Questa è la storia di una palazzina borghese di tre piani sita nei pressi di Tel Aviv, nella quale abitano 3 famiglie. Tutto il romanzo si snoda attraverso le vicende di queste 3 famiglie, in apparenza staccate tra loro, ma in realtà profondamente connesse.

A mio avviso, ciò che in questo caso conta di più non è tanto la trama in senso stretto ma l’analisi psicologica che si può chiaramente rintracciare in ogni personaggio, anche in quelli che non compaiono in maniera diretta nella narrazione.

Il punto focale e, oserei dire, anche rivoluzionario di questo romanzo è l’analisi delle 3 istanze della personalità descritte da Freud (Es, Io e Superio) che si incarnano perfettamente in ognuna di queste 3 famiglie.

Ogni piano e ogni famiglia rappresenta, perciò, un aspetto specifico dell’essere umano e viene analizzato molto finemente dall’autore attraverso le vite e le dinamiche di questi personaggi. Una scelta davvero molto particolare e singolare, che ci permette di fare un percorso introspettivo anche dentro noi stessi per ritrovare quelle parti di Es, Io e Superio che ci risuonano così tanto perché universali.

 

 

3 COSE CHE HO IMPARATO DALLA LETTURA DI QUESTO LIBRO:

 

 

1. Siamo isole che hanno bisogno di creare ponti.

 

La lettura di questo romanzo mi ha lasciato, di base, un grosso senso di amarezza: ciò che accomuna, in senso lato, le storie di tutti i personaggi presentati è in qualche modo un profondo senso di solitudine. Una solitudine a volte subita, a volte voluta, a volte nemmeno riconosciuta come tale perché in apparenza inesistente.

E quello che si percepisce forte e chiaro è il grande bisogno di “lenire” questa solitudine attraverso il rapporto con gli altri: nasciamo e moriamo essenzialmente da soli, perciò potremmo dire che l’essere soli è un po’ una prerogativa dell’essere umano.

Siamo isole, è vero. Ma possiamo sopravvivere davvero solo se costruiamo dei ponti che in qualche modo ci collegano agli altri, isole a loro volta.

Accanto all’amarezza, quindi, mi porto in un certo senso la fiducia nel fatto che solitudine e incontro possano, in qualche modo, coesistere senza escludersi a vicenda.

 

2. Raccontare per elaborare.

 

Ciò che accomuna tutte le queste storie è proprio la narrazione: i vari personaggi raccontano tutti una storia, e lo fanno scrivendo una lettera, o addirittura parlando ad una segreteria telefonica.

Il modo con cui l’autore sceglie di presentarci questo romanzo è intriso di narrazione, e ci mostra anche il potere quasi “magico” della narrazione stessa, come strumento per mettere ordine dentro noi stessi, per fare chiarezza, per conoscerci.

Solo se ci raccontiamo, possibilmente con l’idea di avere un interlocutore reale o immaginario che sia, riusciamo in un certo senso ad “uscire da noi stessi” per abbracciare una dimensione di mezzo che non è né del tutto interiore né del tutto relazionale.

Ed è proprio nella “terra di mezzo” della narrazione che si gioca una grande ed importante partita: quella della consapevolezza, della conoscenza di sé ma anche quella della fiducia in un Altro generico a cui possiamo narrare un qualcosa.

E se questo qualcosa può essere in primis detto, può essere anche accolto e ascoltato dall’altro: condizione imprescindibile per poter essere elaborato.

 

3. L’importanza dell’equilibrio.

 

Un ultimo apprendimento che mi porto dalla lettura di questo romanzo è l’importanza di trovare un equilibrio dentro noi stessi. Tutte le 3 storie narrate ci fanno vedere come, in sostanza, sia necessario bilanciare le nostre parti, trovare un modo per “orchestrarle” in modo che suonino bene insieme e siano in armonia.

Detto in altri termini, queste storie ci fanno vedere come troppo Es o troppo Io e Superio non ci permettano di realizzarci nel pieno del nostro potenziale, ma come la “ricetta” magica stia proprio nel mezzo, nell’equilibrio, nella possibilità di integrarle.

 

 

 

Citazione preferita

 

“I tre piani dell’anima non esistono dentro di noi. Niente affatto! Esistono nello spazio tra noi e l’altro, nella distanza tra la nostra bocca e l’orecchio di chi ascolta la nostra storia. E se non c’è nessuno ad ascoltare, allora non c’è nemmeno la storia. L’importante è parlare con qualcuno. Altrimenti, tutti soli, non sappiamo nemmeno a che piano ci troviamo, siamo condannati a brancolare disperati nel buio, nell’atrio, in cerca del pulsante della luce”.

 

 

 

Succede sempre qualcosa di meraviglioso”, di Gianluca Gotto.

 

Questo libro racconta essenzialmente la storia di un viaggio. Un viaggio esteriore lungo il Vietnam, ma soprattutto il viaggio interiore che il protagonista Davide farà grazie all’esperienza del viaggio fisico.

Una storia che, in apparenza, potrebbe sembrare già trita e ritrita, ma che ci lascia davvero una miriade di spunti riflessione utili per la nostra crescita personale.

 

 

3 COSE CHE HO IMPARATO DALLA LETTURA DI QUESTO LIBRO:

 

 

1. La dimensione del viaggio come scoperta.

 

Una verità molto importante che mi porto dietro da questa lettura è proprio l’importanza del viaggiare. Gianluca Gotto ci permette quasi di viaggiare a nostra volta con l’immaginazione attraverso la descrizione che fa dei luoghi e delle Persone che il nostro protagonista andrà ad incontrare.

Un viaggio che è, certamente, reale e ci può far riflettere sull’importanza di aprire i nostri orizzonti e di esplorare posti nuovi, ma che non si riduce solo a questo. Il viaggio fisico è, spesso, strumento e spunto per fare poi anche un viaggio interiore: spostandosi fisicamente, uscendo dal nostro quotidiano e dalla nostra zona di confort possiamo metterci in discussione e imparare qualcosa di nuovo su noi stessi e la nostra vita.

E’ ovvio che per una crescita interiore non bisogna per forza arrivare dall’altra parte del mondo, ma l’apprendimento che mi ha lasciato questa lettura è, però, la bellezza del crescere anche attraverso il viaggio.

 

2. Ti ritrovi se ti perdi.

 

La storia di Davide è, di base, una storia di perdite e fallimenti su vari livelli. E, paradossalmente, proprio la sua storia ci insegna che, molto spesso, ci ritroviamo solo quando ci perdiamo, ci rialziamo solo se cadiamo.

E’ ovvio che, in teoria, sarebbe bellissimo non cadere mai o non sperimentare mai un fallimento: ma siamo così sicuri che potremmo davvero imparare qualcosa di utile se non ci confrontiamo mai con la perdita e lo scacco? Io credo proprio di no, e questo romanzo ci dà degli spunti molto utili proprio per lavorare nella comprensione e nell’accettazione di questa importante verità.

 

3. L’importanza di una guida.

 

Davide non intraprende il suo viaggio da solo. Viene accompagnato da Guilly, una sorta di guida un po’ “magica” che rappresenta un po’ il suo guru, il Virgilio della storia insomma.

Questa figura, forse un po’ stereotipata ma fondamentale per lo svolgersi di tutta la vicenda, mi ha fatto riconfermare dentro il fatto che nessun può salvarsi da solo.

E’ solo dallo scambio, dall’ascolto, dal confronto con un Altro-da-noi che possiamo crescere e trovare noi stessi.

 

 

 

Citazione preferita

 

“Tu sei come un granello di sabbia. E i granelli di sabbia non hanno l’ansia. Solo quando non sei consapevole dello spazio che occupi, soffri. Se sai di essere una scintilla nell’universo, capisci che è stupido sprecare tempo a preoccuparsi. (…) Tu sei qui, di passaggio, e invece di preoccuparti e ambire ad avere sempre di più, dovresti semplicemente goderti questa possibilità: una nuova giornata”.

 

                                                                                                 

 

 

 

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.