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Sei connesso?

Dalla connessione ad Internet alla connessione con noi stessi


Prova a ricordare e descrivere nella tua mente un episodio per te importante, nel quale ti sei davvero sentita/o “piena/o”. A me viene in mente il momento in cui è venuta alla luce mia figlia e ho sentito il suo corpicino caldo sul mio petto… perché, secondo te, questi momenti sono così vividi nella memoria e ci regalano ancora delle emozioni così intense? Forse perché eravamo davvero connessi con noi stessi e la realtà che ci circondava. Presenti con il corpo, la testa e il cuore.

 

Istantanea dell’Homo Digitalis

Se, per caso, dimentichiamo il cellulare a casa o ci troviamo in un posto dove non c’è campo ecco arrivare il…PANICO! Cosa potrà mai succedere di così catastrofico se perdiamo per qualche tempo la “connessione” ad internet?! In teoria nulla, ma di fatto succede che ci sentiamo nudi, spaesati, in alcuni casi davvero angosciati perché si interrompe il nostro “filo diretto” con gli altri, le mail, le pubblicità, il gossip, le notizie. Insomma, tutto quello che conta davvero per noi.

Quante volte ci ritroviamo a camminare per strada con il telefono in mano, “fagocitati” dallo schermo senza avere la possibilità di guardarci intorno? Senza godere della natura o di quello che ci circonda, ciechi nel vero senso della parola nei confronti dell’esterno? Penso tante, almeno rispetto a quella che è la mia esperienza. Ma ciò che è ancora peggio, purtroppo, è che siamo diventati ciechi anche verso noi stessi.

A riguardo sono stati scritti fiumi di parole, girati film, create battute comiche e, per questo, non vado oltre.

Ho voluto fare questa breve panoramica solo per sottolineare quanto al giorno d’oggi alla parola <<connessione>> la maggior parte di noi associ il mondo di Internet e dei social. Certamente, è anche questo. Ma è e può essere soprattutto questo?

 

E poi non dobbiamo andare nemmeno tanto lontano se, lasciando in pace il povero Internet, ci mettiamo ad osservare il nostro modo di pensare: continuamente impegnati a “programmare” quello che dobbiamo fare dopo, a preoccuparci per ciò che deve ancora succedere, ad inseguire ciò che non abbiamo ancora e che vorremmo avere. Oppure semplicemente immersi nel passato, schiavi di pensieri del tipo “se avessi…”, “non è più…”. Intrappolati nel passato a leccarci le ferite per ciò che è andato male, o a rimpiangere ciò che è stato bello.

Viviamo la nostra vita alternando il passato al futuro, senza accorgerci minimamente che quello che ci stiamo perdendo è l’unica cosa su cui abbiamo un qualche reale potere: il PRESENTE. Quando parlo di connessione intendo proprio questo: la capacità di vivere con consapevolezza l’adesso, il qui ed ora, il momento presente.

Possiamo dire, per usare un linguaggio un po’ più “aulico”, che il nostro atteggiamento prevalente è quello di Mindlessness. Con questo termine si intende una disposizione mentale tipica di chi non riesce a concentrarsi sul presente, ma si crogiola dentro ciò che è stato o ciò che sarà. E’ l’atteggiamento tipico di chi si distrae, non vivendo con consapevolezza ciò che gli accade nel momento presente.

Ma se io non vivo con consapevolezza e non sono connesso, difficilmente apprezzerò ciò che mi succede. Difficilmente potrò fare delle scelte consapevoli. Difficilmente potrò conoscere realmente me stesso. Guarda caso, solo quando inizi a stare nel presente e a vivertelo i tuoi sensi, il tuo corpo, le tue emozioni, tutto il tuo essere si attiva. Se hai risposto alla domanda che ti ho fatto all’inizio del post, ti sarai accorta/o che hai descritto un momento nel quale eri pienamente presente.

Dove, forse, non tenevi in mano un telefono. Dove, forse, la tua mente non vagava altrove. Dove, forse, eri del tutto concentrata/o su quello che stavi facendo. E, magari, in quella situazione hai provato un grande piacere e un senso di pienezza.

 

Quando sei davvero connesso

Diventa, allora, fondamentale provare a passare dalla Mindlessness alla Mindfulness. Il concetto di Mindfulness è molto noto: diciamo che va anche di moda, no? Ma, di fatto, lo abbiamo mai messo in pratica?! Mindfulness significa fare attenzione a tutto ciò che arriva alla nostra coscienza momento dopo momento. Vuol dire accettare tutte le nostre percezioni, i nostri pensieri, i nostri stati d’animo senza giudicarli o tentare di scacciarli, ma notandoli e lasciandoli correre riportando sempre l’attenzione al presente. Significa prestare attenzione in modo flessibile sia al tuo mondo psicologico interno che alla realtà esterna.

 

Perché è così importante avere un atteggiamento Mindfull nella vita?

Provare ad essere connessi con la nostra realtà interna ed esterna è, in primo luogo, importante per sviluppare un certo grado di consapevolezza. Quante volte siamo infastiditi, arrabbiati o anche felici, e non capiamo perché? Quante volte facciamo fatica a comprendere cosa ci succede o cosa vogliamo davvero? Sviluppare maggiore consapevolezza vuol dire avere la capacità di “decifrare” il tumulto che si agita dentro di noi, per poi imparare a regolare i nostri comportamenti.

Essere connessi ci permette di ascoltarci davvero e di non fuggire da noi stessi, imparando a mettere una “giusta distanza” tra ciò che proviamo e la nostra realtà di vita. Se imparo a notare tutto ciò che mi arriva senza fare altro, imparo anche a mettermi in una posizione di ascolto. Essere in ascolto mi permette di non farmi inghiottire dalle preoccupazioni, dalle emozioni forti, dai pensieri disfunzionali evitando di agire di impulso.

Se sono connesso posso anche avere più potere personale all’interno della mia vita. Quindi posso gestire meglio i momenti di crisi, prendere delle decisioni responsabilmente, scegliere se mantenere o modificare un dato comportamento.  

Essere Mindfull é importante perché ci permette di fare un’esperienza di congruenza. Se io riesco a contattare il mio presente momento dopo momento, potrò sentirmi più “intero”: emozioni, bisogni, pensieri e comportamenti saranno in linea tra loro, e potrò agire di conseguenza.

La connessione incrementa anche il nostro benessere e il nostro piacere: essere presente ti fa godere appieno di ogni momento, non ti fa “perdere” niente nella tua vita. Anzi ti permette di coinvolgerti ancora di più in qualsiasi cosa tu faccia, facendoti sentire più efficace e realizzata/o.

La Mindfulness, poi, ci fa sviluppare un atteggiamento di accettazione: se io accolgo tutto ciò che mi succede (soprattutto ciò che non mi piace),  posso venire a patti con l’inevitabilità della sofferenza e del cambiamento, senza poi farmi sconvolgere più di tanto quando arriva. Ciò non vuol dire gioire per le sconfitte e il dolore, ma significa fare loro spazio e smettere di farci a pugni.

Infine, un atteggiamento Mindfull è presenza in relazione: non solo presenza verso noi stessi, ma anche verso gli altri. Significa fare spazio a ciò che arriva da dentro, ma anche a ciò che arriva dagli altri. Essere presenti davvero nelle nostre relazioni, dare un contributo di qualità agli altri, dimostrare attenzione e reale cura a chi ci sta accanto.

 

Ascolta, fai entrare, vivi

Certo, ti starai dicendo, è molto facile descrivere tutto questo a parole, ma in soldoni cosa dovrei fare?

La maggior parte dei testi che parlano di Mindfulness iniziano sempre da un esercizio apparentemente semplice, ma molto difficile i primi tempi: la consapevolezza del respiro.

Trascrivo qui un esempio di esercizio tratto dal libro “La trappola della felicità” (di cui ho già parlato in un altro post): questo esercizio dovrebbe aiutarti a sviluppare la concentrazione sul qui ed ora.

 

“Fai dieci respiri profondi, il più lentamente possibile. (Se preferisci, tieni gli occhi chiusi). Ora nota la tua cassa toracica che si alza e si abbassa e l’aria che entra ed esce dai polmoni. Nota le sensazioni che accompagnano l’inspirazione: il torace si gonfia, le spalle si sollevano, i polmoni si espandono. Nota cosa provi quando espiri, mentre il torace si sgonfia, mentre le spalle scendono, mentre l’aria fuoriesce dalle narici. Concentrati per svuotare completamente i polmoni. Espira fino all’ultimo filo d’aria, sentendo i polmoni che si sgonfiano, e fai una piccola pausa prima di inspirare nuovamente. Mentre inspiri, nota come la pancia si protende gentilmente in fuori.

Ora lascia che ogni pensiero e ogni immagine vadano e vengano sullo sfondo, come se fossero automobili che passano davanti a casa tua. Quando compare un nuovo pensiero o una nuova immagine, prendi brevemente atto della loro presenza, come se stessi salutando un automobilista di passaggio con un cenno del capo. Mentre fai questo, mantieni l’attenzione sul respiro, seguendo l’aria che fluisce all’interno e all’esterno dei tuoi polmoni. Potrebbe essere utile dirti silenziosamente <<pensiero>> ogni volta che si presenta un pensiero o un’immagine; molte persone trovano che questo le aiuti a riconoscerli e a lasciarli andare. Provaci e, se ti è utile, continua a farlo. Di tanto in tanto un pensiero catturerà la tua attenzione; ti <<prenderà all’amo>> e <<ti porterà via>> facendoti perdere il filo dell’esercizio. Nel momento in cui ti rendi conto di essere stato preso al laccio, dedica un secondo a notare cosa ti ha distratto; poi <<sganciati>> gentilmente e riporta la tua attenzione sul respiro”.

 

Hai provato a metterlo in pratica o stai barando?! Se si, ti sarai resa/o conto che quasi certamente la tua mente si è riempita di pensieri vari ed eventuali e hai fatto fatica a concentrarti sul respiro. Non ti preoccupare, è del tutto normale. Anzi, sarebbe risultato strano il contrario! Come qualsiasi altra attività ci vuole un po’ di esercizio, ma ti assicuro che ne vale davvero la pena.

 

E una volta che sei riuscita/o a concentrarti qualche minuto sul respiro che si fa?

 

La strada per vivere restando connessi è formata essenzialmente da 3 verbi:

 

-  Ascoltare. Ciò significa osservare quello che ti accade attimo per attimo, sviluppare la consapevolezza del tuo corpo e delle sensazioni che ti arrivano da esso. Vuol dire anche imparare a stare con ciò che stai facendo, essere in contatto con il mondo fisico che ti circonda. Ti è mai capitato di guidare la macchina e di sbagliare strada andando da un’altra parte? O di camminare e di ritrovarti improvvisamente nel posto dove eri diretta/o senza nemmeno esserti resa/o conto della strada percorsa? Probabilmente almeno una volta nella vita ti sarà capitato: e, quasi certamente, è successo perché non eri presente a te stessa/o e hai inserito il “pilota automatico”.  Se impari a concentrarti su ciò che stai vivendo passo dopo passo, svilupperai un certo grado di consapevolezza e sarai in grado di vivere pienamente la tua vita. 

-    Fare entrare. Mentre ascolti, sarai sicuramente “invasa/o” da una moltitudine di pensieri e stati d’animo, che provano in tutti i modi a farti distogliere l’attenzione dal momento presente. Quello che dovresti provare a fare è respirarci sopra, fare loro spazio per poi pian piano distaccartene. Dai loro il permesso di entrare, salutali, ma poi trattali come fossero un “rumore di sottofondo” e riprendi a concentrarti sul qui ed ora. Questo ti permetterà di non essere “soggiogata/o” da ciò che provi, ma di essere tu ad avere il potere sulla tua vita e sulle tue azioni.

-   Vivere. Detto così capisco che possa sembrare una banalità: che cosa vuol dire vivere? Viviamo ogni secondo, no? Beh…si e no. A volte viviamo senza nemmeno accorgercene, troppo presi dal futuro o dal passato. A volte ci dimentichiamo il valore di tutto ciò che abbiamo e lo diamo per scontato. A volte siamo molto impegnati a “lottare” contro ciò che non ci piace sia dentro che fuori di noi. A volte ci dimentichiamo di dare il massimo e godere davvero del presente. Quindi vivere vuol dire lascia correre, smetti di lottare e accetta la tua realtà senza per forza cercare di cambiarla…perché solo se impari ad accoglierla davvero potrai, poi, provare a cambiarla.  

 

Per concludere, voglio lasciarti una piccola storia zen tratta dal libro “Qui e ora” (prossimamente recensione su questi schermi!), che riassume tutto ciò che ho descritto in questo post:

 

“Un uomo che stava attraversando un campo incontrò una tigre che prese a rincorrerlo fino a costringerlo a gettarsi in un dirupo. L’uomo riuscì ad arrestare la caduta aggrappandosi ad una pianta. Nel frattempo sotto di lui arrivò un’altra tigre e si appostò ad attenderlo. Sopra lo aspettava famelica la prima. Due topi, uno bianco e uno nero, cominciarono a rosicchiare la pianta. Proprio in quel momento l’uomo intravide una fragola succulenta. Reggendosi alla pianta con una mano, la afferrò con l’altra. Che sapore dolce!”.

 

Quindi, a cosa decidi di connetterti da ora in poi?

 

Se vuoi approfondire, cito alcuni testi utili:

“La trappola della felicità” – Russ Harris

“Qui e ora. Strategie quotidiane di mindfulness” – Ronald D. Siegel

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.