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Liber-ando "Alla ricerca di un significato della vita"

Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale


Oggi ti presento un testo che racchiude già nel titolo stesso l’essenza del suo messaggio. E’ la raccolta di alcuni contributi scritti da Viktor Frankl, il famoso psichiatra viennese di cui ti ho già parlato in altri post.

Il libro raccoglie brani che risalgono tutti più o meno agli anni ’70 e, anche se un po’ datato, i significati che vuole veicolare rimangono a mio avviso attuali.

Nonostante siano dei brani staccati tra loro, devo dire che la lettura del testo rimane agevole e sembra quasi che tra uno scritto e l’altro ci sia una successione di pensiero e scrittura che rende il discorso fluido ed integrato.

Questo compendio di scritti affronta il problema dei valori e del significato della vita, andando a sottolineare quanto l’esigenza di senso sia insita nell’essere umano in quanto tale.

Frankl parla della cosiddetta “volontà di significato”, andando ad intendere la normale e naturale propensione dell’essere umano e voler trovare un significato al suo esistere. Facendo un’analisi precisa della società del tempo (che non è, secondo me, poi così diversa da quella attuale), Frankl fa risalire l’origine del disagio psichico e delle difficoltà umane in generale ad una sorta di “frustrazione” di questa volontà di significato.

In poche parole, nel momento in cui perdi o non trovi il motivo per cui vivi sperimenti una frustrazione tale da portarti a vivere una condizione dolorosa di vuoto e non senso. In questo panorama l’autore mostra come un’attenzione globale alla persona umana nella sua totalità (fatta di corpo, mente, ma anche spirito) possa essere una delle vie per lenire questo vuoto esistenziale e restituire alla persona i suoi significati perduti.

In quest’ottica lo psicoterapeuta non è solo uno “specialista del sintomo” o un “dispensatore di verità profonde”, ma diventa anche una guida nel cammino verso la ricerca dei significati personali e, soprattutto, della nostra auto-trascendenza. Infatti, mettendo un po’ in discussione le principali scuole di pensiero psicologico, Frankl cerca di evidenziarne limiti e risorse, andando ad aggiungere la sua visione umana e professionale delle cose.

Visione che contempla, appunto, la possibilità di trovare un senso aprendosi agli altri, assumendo un determinato atteggiamento verso la vita e la sofferenza in particolare, vivendo per realizzare una piccola grande “missione” quotidiana.

 

 

 3 COSE CHE HO IMPARATO LEGGENDO QUESTO LIBRO

 

 

1. Se hai un compito/significato da realizzare vivi davvero.

Ti è mai capitato di sentirti come svuotata/o e con la sensazione di non avere una direzione? I tuoi giorni, forse, passano uno dopo l’altro senza che nemmeno ci fai caso e ciò che ti resta è la profonda amarezza di non aver vissuto davvero. Questo è quello di cui parla Frankl quando si riferisce al vuoto esistenziale e a quanto questo tolga vitalità e forza alla nostra esistenza.

Dall’esperienza fatta nei campi di concentramento ci ha lasciato una grande verità: sopravviveva meglio e di più proprio chi aveva l’immagine di una meta da raggiungere, chi viveva alimentando la speranza, chi credeva di dover realizzare un compito ben preciso nella sua vita, chi trovava un motivo anche alla sofferenza. Questo per dire che se ti sforzi di trovare i tuoi perché e i tuoi come potrai sentirti più piena/o e avrai la certezza di non vivere invano.  

 

2. Trovi il tuo senso quando cambi il tuo atteggiamento verso le difficoltà.

Un’altra riflessione che mi porto dalla lettura di questo libro è il fatto che ci si può sentire appagati anche nell’insuccesso e nella difficoltà, come ci si può sentire altrettanto disperati pur avendo tutto o trovandosi in una condizione privilegiata.

Frankl fa, infatti, una differenza tra valori creativi (la produttività in genere), di esperienza (gli affetti, le relazioni) e valori di atteggiamento: questi ultimi sono quelli che possono fare davvero la differenza. In questo senso, non importa che sventure stai vivendo nella tua vita, ma importa molto come le affronti. O meglio come scegli di approcciarti ad esse, come scegli di leggerle.

Se riuscirai ad accettare la tua sofferenza dandole un senso, sarà anche diverso il modo sia di percepirla che di vivertela. Attenzione, questo non vuol dire diventare masochista, godere nel disagio o provocarsi una sofferenza per “nobilitarsi”: accettare significa scegliere con responsabilità di vivere la tua condizione al meglio delle tue possibilità e disposizioni d’animo.

 

3. Solo se esci da te stessa/o puoi trovare la tua massima realizzazione personale.  

Frankl parla di auto-trascendenza come esigenza fondamentale della Persona, come via per superare materialismo, individualismo e determinismo aprendosi ad una dimensione di vita più completa. Auto-trascendenza non significa per forza parlare di religione o spiritualità in genere: vuol dire non centrare la propria esistenza solo ed esclusivamente su se stessi.

Vuol dire iniziare ad andare oltre, seguendo un ideale, un compito, una missione che può rendere la nostra vita degna di essere vissuta. Paradossalmente, ti ritrovi e ti senti appagata/o proprio quando ti “dimentichi” di te stessa/o e smetti di mettere unicamente i tuoi bisogni al centro della tua realtà.

Ciò non vuol dire, chiaramente, non avere desideri, non affermarsi o non realizzare i propri sogni: trascendenza significa realizzare se stessi portando a compimento un progetto, donandosi in una relazione, vivendo per qualcos’altro oltre noi stessi. Come ti ho già detto qualche riga sopra, se ci pensi questo non è altro che vivere seguendo la direzione tracciata dai tuoi stessi valori.

 

 

CITAZIONE PREFERITA

 

 “L’uomo non è fatto per appagarsi e realizzarsi. Se è vero che l’appagamento e la realizzazione di se stesso hanno un loro posto nella vita umana, essi non possono essere conseguiti se non <<per effectum>>, e non invece <<per intentionem>>. Solamente nella misura in cui ci diamo, ci doniamo, ci mettiamo a disposizione del mondo, dei compiti e delle esigenze che a partire da esso ci interpellano nella nostra vita, nella misura in cui ciò che conta per noi è il mondo esteriore ed i suoi oggetti, e non noi stessi o i nostri propri bisogni, nella misura in cui noi realizziamo dei compiti e rispondiamo a delle esigenze, nella misura in cui noi attuiamo dei valori, e realizziamo un significato, in questa misura solamente noi ci appagheremo e realizzeremo egualmente noi stessi”

 

 

Qual è il tuo senso? Hai voglia di iniziare la tua ricerca?

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.