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Avvicinare le emozioni

Alla scoperta dell'Intelligenza Emotiva


Che tu ne sia consapevole o no, che tu sia volente o nolente, le emozioni sono parte di te. Sono una delle cose che caratterizzano di più la specie umana e che, se ci pensi, nascono insieme a te.

Ci saranno state nella tua vita situazioni in cui ti sei sentita/o come “congelata/o”, senza emozioni … mentre in altri casi avrai sentito il dilagare irrefrenabile di altre, o la difficoltà a contenerle.

O, ancora, avrai provato un disagio più o meno grande nel vivertene alcune in particolare … la notizia del secolo è che è normale. Anzi, direi che è umano.

Le emozioni hanno un ruolo fondamentale nella nostra vita: ci permettono di stabilire relazioni, di reagire a delle situazioni particolari, di comunicare, di fare scelte, di agire. A volte si traducono in pensieri o, meglio, possono influenzare i nostri pensieri. A volte diventano delle “molle” che ci spingono ad agire o a comportarci in un certo modo. A volte si trasformano in sensazioni somatiche più o meno simpatiche.

Ti sei mai chiesta/o perché provi determinate emozioni? Hai mai avuto la sensazione di sentire un qualcosa che diventa difficile da spiegare a parole? Hai mai pensato di non riuscire a gestire bene ciò che senti? O di non saper comunicare agli altri cosa provi davvero?

Le nostre emozioni possono, a volte, trasformarsi in gabbie oppure essere sinonimo di libertà. Dipende da come le si legge e da come le si “maneggia”. In sostanza, molto dipende dalla nostra Intelligenza Emotiva. Infatti, le sfaccettature delle emozioni sono molteplici, spesso possono essere mutevoli e complicate, altre volte diventano quasi “banali” tanto sono ovvie ed immediate. Ciò che fa la differenza è come ce le viviamo e cosa ne facciamo.

Questo articolo nasce, appunto, con l’intento di voler parlare di un qualcosa che è il mio “pane quotidiano”, e che, per questo, noto spesso essere oggetto di difficoltà o dubbi da diversi punti di vista.  

 

Radiografia dell’esperienza emozionale

 

Se vai a vedere il significato del termine, emozione deriva dal latino “emovere” che, letteralmente, vuol dire “muovere da”, nel senso di portare fuori un qualcosa, smuovere. E, in effetti, ciò che caratterizza l’esperienza emozionale è una specie di “rottura di un equilibrio”: nel momento in cui ti vivi una data emozione, sia essa più o meno piacevole, qualcosa dentro e fuori di te cambia.

Cambia la tua espressione facciale, cambia ciò che senti a livello corporeo, cambia quello che pensi, cambia quello che dici, cambia quello che fai. Questo per dire che parlare di emozioni può essere apparentemente semplice, ma nello stesso tempo complicato perché bisogna considerare molti aspetti.

Il discorso sulle emozioni appare, infatti, complesso e sfaccettato: come ti ho appena accennato, l’emozione è caratterizzata da un’attivazione neurovegetativa e comportamentale visibile dall’esterno e in qualche modo oggettivabile, ma anche da un preciso esperire soggettivo, che non è sempre del tutto oggettivabile.

Cercando di operare un tentativo di integrazione, si può dire che l’esperienza emotiva è caratterizzata da correlati biologici specifici (che coinvolgono in particolare delle strutture del cervello chiamate amigdala e ipotalamo), ma che il coinvolgimento delle funzioni cerebrali è scandito anche dalla valenza emotiva dello stimolo che scatena l’esperienza emozionale, ed è mediato dalla soggettività legata all’emozione stessa.

Secondo le maggiori teorie a riguardo, le emozioni sarebbero relativamente poche (6 o al massimo 10) e costituirebbero delle entità discrete, cioè distinte le une dalle altre e caratterizzate da configurazioni ben specifiche a livello espressivo, fisiologico, motivazionale ed esperienziale. Sono dette anche emozioni fondamentali, o di base, e sarebbero innate, quindi uguali in tutte le culture (sono felicità, tristezza, paura, rabbia, disgusto, sorpresa).

Tutti gli altri nomi di emozioni si riferirebbero ad emozioni derivate (dette anche complesse perché, in qualche modo, aggiungono una valutazione di te stessa/o in uno specifico contesto situazionale), che dipenderebbero maggiormente dalla cultura e dall’apprendimento.

Se ci pensiamo bene, la funzione primaria delle emozioni è proprio quella di connettere la nostra natura biologica con il mondo nel quale essa stessa si trova inserita. Questo crea un ponte tra ciò che è biologico e fisiologico e ciò che è esperienza soggettiva, confermando ulteriormente l’impossibilità di operare divisioni arbitrarie e, aggiungerei, inutili.  

In quanto interfaccia tra interno ed esterno, biologico e psichico, mente e corpo, conscio e inconscio, le emozioni assumono una valenza strettamente adattiva: favoriscono l’auto ed etero regolazione; incidono sul sistema cognitivo, la memoria e il ragionamento; influenzano la motivazione e la decisione; incidono sulle relazioni e la comunicazione in genere. Ecco perché, secondo la mia liberissima interpretazione, le emozioni “smuovono”: sono componenti essenziali e fondamentali della nostra vita, e questo credo sia innegabile.

Non devi, però, confonderle con i sentimenti: le emozioni sono manifestazioni ben definite e riconoscibili, hanno breve durata e, come abbiamo visto, rappresentano una sorta di reazione ad un qualche tipo di stimolo. I sentimenti, invece, possono avere al loro interno diverse sfumature, sono più duraturi nel tempo e non si verificano per forza in reazione ad un determinato stimolo.

 

Ma come funzionano praticamente le emozioni?

 

Se andiamo a vedere come funzionano dentro di noi, le emozioni possono essere considerate delle risposte immediate (o quasi) a degli stimoli che possono provenire sia dal nostro interno sia dall’esterno. A questo proposito, uno studioso di nome Le Doux ha dimostrato che esiste un sistema basilare di elaborazione emozionale che opera indipendentemente e al di fuori della nostra esperienza cosciente.

La struttura chiave di questo sistema è una “mandorlina” chiamata amigdala, la quale valuta il significato affettivo degli stimoli che una persona incontra, compresi gli stimoli provenienti dal cervello stesso (pensieri, immagini e ricordi) e quelli provenienti dall'ambiente esterno o interno.

Esisterebbero 2 vie attraverso le quali gli stimoli arriverebbero all’amigdala, una più diretta e l’altra un po’ più lunga. Per farti capire, è un po’ come quando per raggiungere un determinato posto decidi di prendere l’autostrada o passare dai paesi …

La via diretta va dal talamo all'amigdala, consente una rapida valutazione e conduce spesso ad un'immediata risposta. Mentre la via più lunga va dal talamo alla neocorteccia e quindi all'amigdala, consentendo ai sistemi cognitivi superiori del cervello di effettuare una valutazione più dettagliata dello stimolo, comprese le relazioni con gli altri stimoli e le rappresentazioni di esperienze passate.

Questo conduce ad una risposta emotiva più “modulata”, che non è quella che si attiva, di solito, quasi in automatico dentro di noi. 

La via più rapida, per intenderci, è quella che ci mette in condizione di rispondere rapidamente ad eventi importanti senza dover attendere un’elaborazione più complessa, che richiede tempi più lunghi. Ed è anche quella che ci permette di immagazzinare delle esperienze ancora prima di rappresentarcele con il ricordo esplicito e la parola: la stessa che, per esempio, ritroviamo quando siamo invasi da una paura o da un’emozione dolorosa molto forte che si può tradurre solo in maniera sensoriale e non in forma verbale.

La parte più profonda di noi reagisce quasi sempre immediatamente: non a caso, le strutture del cervello a cui ho accennato sopra sono quelle che si sono formate prima nella storia dell’evoluzione … un po’ come dire che siamo programmati per provare delle emozioni ancora prima di pensare o di ricamarci sopra con il linguaggio.

Se ci fai caso, questa è una verità molto importante: anche se credi di poter controllare tutto con i tuoi ragionamenti o il tuo pensiero elaborato, in realtà ciò che “smuove” (o non muove) la tua vita sono proprio le emozioni. E più lotti continuamente per soffocarle, per ignorarle o non farle vedere agli altri, più queste ti prendono in giro, sfuggendo al tuo controllo.

Perciò, prima impari ad “allenare” la tua Intelligenza Emotiva, prima avvicinerai le tue emozioni con la semplicità e spontaneità che loro stesse, forse, ti richiedono.  

 

Alla scoperta dell’Intelligenza emotiva

 

Lo sviluppo dell’intelligenza è inseparabile da quello dell’affettività e, se è vero che a volte l’affettività può soffocare la conoscenza, è altrettanto vero che senza affettività la conoscenza è vuota. Anni di ricerche hanno messo in luce il fatto che le capacità più elevate della mente umana, come intelligenza, moralità e senso di sé, hanno alla base esperienze non cognitive, ma essenzialmente emotive.

Come ti ho già detto sopra, la grande innovazione è costituita, dunque, dalla scoperta che in realtà sono le emozioni, e non la stimolazione cognitiva, a determinare l’architettura della mente. Questo vuol dire che il nostro mondo emotivo influisce su tutta la nostra esistenza e sulla sua nostra natura sociale: pertanto, si può dire che sapere riconoscere, ascoltare e rispettare le emozioni proprie e altrui, significhi imparare ad ascoltare e rispettare l’essere umano nella sua globalità.

Nonostante la comprovata rilevanza che il mondo emotivo ha su tutto il vivere e il fare delle persone, è come se ci fosse una discrepanza, diffusa per lo più nelle società industrializzate, tra progresso a livello tecnologico e sviluppo personale e inter-personale.

Infatti, uno dei paradossi riguardanti la salute mentale è dato proprio dal fatto che, malgrado in questi ultimi sessant’anni si sia assistito ad un miglioramento generale del benessere materiale e delle condizioni di vita, il livello complessivo di felicità e di benessere emotivo non sembra andare nella stessa direzione.

Ti torna questo?

Se sei d’accordo con la mia affermazione, potrai anche confermare che non è infrequente sentire parlare o sperimentare una sorta di “disagio emotivo”, inteso come la mancanza di consapevolezza (quindi di controllo) e di gestione delle proprie emozioni e dei comportamenti ad esse connessi, l’incapacità di capire le ragioni per le quali ci si sente in un certo modo, la difficoltà a relazionarsi con le emozioni altrui.

Viene meno, in un certo senso, ciò che Daniel Goleman ha definito Intellienza Emotiva ormai una ventina di anni fa.

Con questo termine facciamo riferimento alla consapevolezza dei propri stati emotivi e alla loro accettazione, alla capacità di individuare le emozioni altrui sulla base dei vari indizi espressivi, alla competenza linguistica in campo emotivo, alla capacità di regolare la propria esperienza emotiva, alla capacità di coinvolgimento empatico nelle esperienze emotive altrui.

Ancora, competenza emotiva significa capacità di motivare se stessi e di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare.

 

Come sei messa/o rispetto a queste “competenze”?!

Non sapevi nemmeno di possedere un’Intelligenza Emotiva?! Poco male, ora che lo sai puoi iniziare a conoscerla e ad “allenarla”.

 

Per concludere, possiamo rintracciare cinque aree che riguardano l’Intelligenza Emotiva, e sulle quali potresti iniziare a lavorare:

 

  • Conoscenza delle tue emozioni (consapevolezza di te stessa/o e attenzione ai tuoi stati d’animo).
  • Controllo e regolazione delle tue emozioni (padronanza emotiva, capacità di integrare emozioni negative e positive resistendo alle tempeste emotive).
  • Capacità di saperti motivare (dirigere l’emozione al servizio dell’azione).
  • Capacità di riconoscere le emozioni altrui (empatia).
  • Gestione delle tue relazioni sociali (abilità sociali, capacità di stare bene con gli altri).

 

In questo post abbiamo provato ad avvicinarci al discorso sulle emozioni e ti ho informato del fatto che esiste un’Intelligenza Emotiva, e che anche tu ce l’hai dentro. Nei prossimi post proverò ad aiutarti a ritrovarla dentro di te e ad usarla!

 

Come di consueto, ti saluto lasciandoti alcuni titoli utili per approfondire:

Intelligenza Emotiva. Che cos’è e come può renderci felici”, di Daniel Goleman.

Le emozioni”, di Luigi Anolli.

Paura di sentire. Come gestire il pericolo delle emozioni”, di Michele Giannantonio.

Alchimia emotiva. Come la mente può curare il cuore”, di Tara Bennet Goleman.

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.