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Copioni di vita e relazioni

La relazione di coppia come base sicura


Qualche post fa abbiamo parlato di attaccamento e ti ho fatto vedere come le primissime relazioni della nostra vita siano fondamentali per lo strutturarsi della nostra personalità e anche perché influenzeranno il nostro modo di porci in relazione agli altri.

Attraverso la relazione primaria con la nostra figura di attaccamento ci formiamo, infatti, degli “schemi” rispetto a chi siamo, a quanto siamo o non siamo amabili, rispetto a chi sono gli altri e a come funziona il mondo in genere.

Questi modelli interni, che abbiamo chiamato Modelli Operativi Interni, andranno a riproporsi nelle nostre relazioni successive, generando come dei “copioni” che noi andremo a seguire in maniera più o meno precisa.

Se ti ricordi, però, ho concluso quell’articolo con una nota di speranza che credo sia molto rilevante ripeterti anche qui: se, da un lato, ciò che hai sperimentato da piccola/o ti segna per sempre, dall’altro ciò che sperimenterai in seguito ti può anche salvare, andando in qualche modo a “correggere” le tue impressioni rispetto alla relazione primaria che hai avuto.

E qui arriviamo al punto centrale di questo articolo: le relazioni che hai oggi, in primis quella di coppia, sono il principale “teatro” dove tenderai o a riproporre la modalità di relazione che hai appreso da piccola/o, o te ne distaccherai in maniera più o meno cosciente per reazione, facendo l’esatto opposto, o semplicemente facendo un qualcosa di ancora diverso che non è per forza in netta opposizione rispetto a ciò che è stato.

Imparare a capire come funzioni, ma soprattutto andare a rivedere senza paura la tua storia passata può essere solo motivo di salvezza: se prendi consapevolezza rispetto alla tua storia, ai bisogni che non sono stati soddisfatti, a ciò che ti è mancato, oppure anche rispetto a ciò che è andato bene, potrai più facilmente vivere le tue nuove relazioni di attaccamento adulto con serenità e pienezza.

Come già detto nel post predente, non parliamo di equazioni matematiche: se hai avuto un certo tipo di attaccamento è molto probabile che da adulto tenderai a riproporlo nella relazione con il partner o con i figli, ma non è così scontato. E, cosa ancora più importante, il tuo attaccamento passato può essere “rivisto” proprio grazie e attraverso una nuova relazione. Una relazione sana può, infatti favorire la soddisfazione dei bisogni di attaccamento non soddisfatti in precedenza e porre delle ottime basi per la tua crescita psicologica.  

 

L’attaccamento adulto

 

Proprio perché quello dell’attaccamento è un sistema motivazionale che resta attivo per tutta la vita è assolutamente normale che si ripresenti anche da grandi. Va da sé, però, che se è troppo attivato a discapito degli altri può essere un segnale del fatto che ci sono degli elementi di insicurezza.

Gli altri sistemi motivazionali che possiamo vedere in azione in una relazione di coppia sono quello dell’accudimento (simile a quello dell’attaccamento, ci permette di prenderci cura del partner, sia a livello materiale che mentale), quello sessuale (favorisce non solo il proseguimento della specie, ma anche la soddisfazione della pulsione sessuale), quello cooperativo (permette di “lavorare insieme” per un obiettivo comune) e quello agonistico (permette di “marcare il territorio”, stabilire una temporanea dominanza di un partner rispetto ad un altro, di affermarsi in maniera più individuale).

In una coppia che funziona bene questi 5 sistemi dovrebbero lavorare in maniera più o meno armonica, con il prevalere di uno piuttosto che l’altro in base alle situazioni. Le difficoltà, per esempio, possono venire fuori quando in certi momenti servirebbe l’attivazione del sistema di accudimento e invece si attiva quello sessuale, o quando invece del sistema cooperativo parte quello agonistico.

Rimanendo sul sistema dell’attaccamento, se andiamo a vedere quali possono essere le analogie e le differenze tra attaccamento adulto e attaccamento infantile salta subito all’occhio quella che può essere considerata la caratteristica primaria dell’attaccamento, cioè garantire la vicinanza con la figura di riferimento. E se per il bambino questa vicinanza è, soprattutto all’inizio, molto fisica, per l’adulto parliamo di vicinanza per lo più emotiva.

Altro aspetto da considerare è l’esclusività: per il bambino la relazione di attaccamento è esclusiva, nel senso che la primissima relazione che andrà a stabilire sarà con la madre o con chi ne fa le veci.

L’attaccamento adulto non ha, invece, un carattere di esclusività: posso, cioè, avere un legame di attaccamento con il partner, ma anche con un amico. Cambiano, certo, la modalità di espressione e i presupposti, ma sono assolutamente possibili degli attaccamenti multipli.

Altra componente da considerare in questo discorso è la reciprocità: all’inizio l’attaccamento si esplica in maniera unidirezionale, nel senso che è la madre a fornire le cure e il bambino a riceverle. Nella relazione di coppia c’è, invece, una reciprocità più o meno manifesta: entrambi i partner devono essere base sicura l’uno per l’altra, in una logica di dare e ricevere che mantiene l’equilibrio.

Questo, però, non è così scontato perché ci possono essere situazioni più disfunzionali dove, per esempio, un partner attiva sempre il sistema di attaccamento (riceve cure) e l’altro, specularmente, di accudimento (fornisce le cure).

Altri due aspetti che rendono diverso l’attaccamento adulto da quello infantile sono il coinvolgimento della sessualità nel primo e l’assenza di un legame biologico, che invece esiste tra mamma e bambino. Infine, una cosa che accomuna entrambe le tipologie di attaccamento è la reazione alla separazione: seppur con modalità diverse (ma non credere poi così diverse!), sia i bambini che gli adulti mettono in atto comportamenti di protesta, poi disperazione, distacco e infine di riorganizzazione quando perdono una figura di attaccamento.

Tutto questo per dirti che, quando parliamo di relazioni affettive, ci possono essere delle profonde analogie tra il mondo dell’infanzia e quello adulto e che, se provi a vedere come funziona tutto questo nella tua vita, puoi anche cercare di migliorare il tuo modo di entrare in relazione con gli altri.

Se riesci ad individuare qual è il tuo stile di attaccamento adulto e da dove arriva, potresti acquisire più consapevolezza rispetto alla scelta del partner, comprendendo, per esempio, perché tendi a “preferire” una persona con determinate caratteristiche piuttosto che altre.

Oppure, potresti imparare a fare le tue richieste al partner in maniera meno disfunzionale. Questo perché se sei abituato ad una specifica modalità di relazione, magari imbevuta di bisogni insoddisfatti o di attese deluse, potresti approcciarti al tuo partner chiedendo ciò di cui hai bisogno in maniera non proprio ottimale (in questo caso, per esempio, chiedi con rabbia perché dentro sai già che non ti verrà dato ciò di cui hai bisogno, proprio perché hai sperimentato questo fino ad ora …).

 

I “copioni” di coppia

 

Quali sono i “copioni” che puoi ritrovarti ad interpretare nel teatro della vita? Come abbiamo già visto, ci sono come delle “evoluzioni” dell’attaccamento infantile in attaccamento adulto: in altre parole, il tipo di relazione che hai sperimentato nella tua infanzia determina dei precisi stili di attaccamento adulto e di coppia. Andiamoli a vedere!

 

Il partner sicuro: di solito una persona sicura ha fatto esperienza di una relazione stabile, calda e supportava. Per questo, diventerà un adulto che ha fiducia in se stesso e negli altri, in grado di offrire conforto e sostegno, ma anche di chiederli e riceverli. Il mondo sarà un luogo accogliente, al quale approcciarsi con curiosità e spirito di iniziativa.

Gli altri sono disponibili, ci sarà fiducia nel fatto di poter essere aiutati e accolti e, soprattutto, si avrà la profonda sensazione di essere degni di rispetto e amore. Per questo, chi ha un tipo di attaccamento sicuro reputa importante avere dei legami intimi, riesce ad integrare stati emotivi differenti, ad analizzare in maniera adeguata pregi e difetti del partner e a risolvere i conflitti nel migliore dei modi.

Non sempre chi ha un attaccamento sicuro si lega a qualcuno con lo stesso stile: e, per certi versi, questo può essere un elemento molto positivo, perché la persona sicura potrebbe stimolare nel partner insicuro un’evoluzione del suo stile di attaccamento verso modalità più funzionali. Viceversa, ma di solito è molto più raro, il pericolo potrebbe essere quello di essere “risucchiati” nelle modalità di attaccamento insicuro altrui, andando a soccombere.

 

Il partner evitante: questa è, per antonomasia, l’immagine tipica di chi fugge in amore, di chi appare come estremamente sicuro di sé e autosufficiente, di chi si prende quasi beffa della debolezza altrui. Parliamo di persone che non sono minimamente in grado di fidarsi degli altri, figuriamoci di appoggiarsi. Vivono nel mito dell’autosufficienza e dell’indipendenza, che spesso sono dei valori molto importanti per queste persone.

Il mondo dei sentimenti è spesso bandito, per lasciare il posto solo ad un’estrema razionalità e freddezza, che dà un senso di sicurezza e controllo. L’intimità fa molta paura e, per questo, viene frequentemente sabotata: gli altri non sono degni di fiducia perché in passato hanno ferito (ma è molto difficile che chi ha un attaccamento di questo tipo se ne renda conto e riesca ad ammetterlo!) e, quindi, vanno tenuti a debita distanza.

Se una persona evitante si lega ad un’altra con lo stesso pattern, paradossalmente, avremo una coppia fredda, che nega o sminuisce dipendenza e vulnerabilità, ma che in qualche modo funzionerà così. Maggiori difficoltà potrebbero verificarsi, invece, con partner particolarmente richiestivi che si troveranno sempre frustrati e delusi dalla freddezza di un partner evitante e, per questo, tenderanno a chiedere sempre di più facendo sentire quest’ultimo soffocato e inducendolo a scappare.

 

Il partner ambivalente: per la persona ambivalente l’altro non sarà mai del tutto in grado di soddisfare i suoi enormi bisogni di vicinanza e dipendenza e, proprio per questo, i comportamenti di attaccamento saranno iperattivati con conseguenze non sempre positive. Queste persone si sentono incapaci e bisognose di supporto continuo, vedono pericoli in ogni dove e, per questo, sono continuamente in allerta.

Il mondo è, infatti, pericoloso e minaccioso da affrontare da soli e gli altri sono, da un lato, una risorsa per garantirsi la sopravvivenza, dall’altro la stessa causa di angoscia e insicurezza perché non amano come loro vorrebbero. Parliamo di persone con un grande timore di essere abbandonate e che, per questo, possono essere estremamente gelose e intrusive.

Tendono anche ad amplificare i loro vissuti emotivi in maniera esagerata, e ad essere dipendenti sia in senso figurato che letterale. Anche qui, se entrambi i partner hanno questo tipo di attaccamento litigheranno sempre perché non sono soddisfatti l’uno dell’altra, ma non si lasceranno mai. Se, viceversa, una persona ambivalente si lega ad una evitante il discorso sarà molto più complesso perché avremo un partner che scappa e l’altro che insegue.

 

Il partner disorganizzato: quest’ultimo caso è il più complesso, perché entriamo in qualche modo nel mondo della psicopatologia più o meno grave. Chi ha un attaccamento disorganizzato potrebbe aver sperimentato situazioni di abuso in senso sia reale che psicologico, o essere stato vittima di relazioni così instabili e incongruenti da non aver avuto, a sua volta, la possibilità di crearsi un’immagine stabile e coerente di se stesso e degli altri.

Può esserci una grande rigidità interna, che impedisce di mettere insieme aspetti cognitivi ed emotivi, o di tollerare dentro di sé anche visioni o stati d’animo contrastanti. La tendenza è spesso quella di fare fatica a mantenere la giusta distanza nelle relazioni, che possono essere o estremamente idealizzate o svalutate in maniera esagerata, e a modulare le proprie emozioni in maniera funzionale.

Sono, infatti, persone che tendono ad essere aggressive con il partner, per poi magari essere seducenti o manipolative un attimo dopo. E’ anche molto forte la tendenza a controllare l’altro per farlo “aderire” all’immagine che ci si è fatti di lui: le strategie di controllo possono essere adottate con la punizione o l’aggressività, ma anche con la sessualità o l’accudimento, o adottando dei comportamenti da “vittima” per mantenere l’altro vicino a sé.

Purtroppo in quest’ultimo caso parliamo di un universo di sofferenza talmente grande che rende qualsiasi relazione molto faticosa e difficile.

 

Come costruire una base sicura

 

Abbiamo visto brevemente quali possono essere i “copioni” che andiamo a recitare nelle nostre relazioni di coppia. Adesso vorrei focalizzare l’attenzione su quali possono essere gli “ingredienti” per far diventare la tua relazione una “base sicura”, o anche per capire se la tua relazione lo è già.

- Reciprocità: un aspetto che non devi mai sottovalutare nel tuo rapporto è lo scambio. Reciprocità significa saper dare all’altro, ma anche saper chiedere e ricevere dall’altro.

- Responsività: essere responsivi vuol dire essere in ascolto, attenti e pronti verso il partner e i suoi bisogni, oltre che verso i nostri.

- Presenza: essere presenti vuol dire avere il piacere di condividere sia i momenti belli che quelli brutti, dare all’altro (e sentire dall’altro) la sensazione che può contare su di noi, perché siamo disponibili ad accompagnarlo nel cammino della vita.

- Costanza: un po’ in continuazione del punto precedente, costanza significa stabilità. Significa poterci fidare dell’altro, sentirci sicuri del fatto che non ci farà del male (almeno non volontariamente) e che sarà fedele in senso lato.

- Accettazione: accettare l’altro non vuol dire acconsentire a tutto quello che dice o fa anche se non siamo d’accordo. Accettare vuol dire che l’altro ci piace così com’è solo per il fatto che esiste. Che va bene, nonostante possa commettere degli errori o nonostante alcuni aspetti del suo carattere non ci vadano a genio.

- Apprezzamento: anche questo in linea con il punto precedente, significa provare stima per l’altra persona e, soprattutto, comunicarglielo. Significa sottolineare ciò che di più bello ha ed essergli grati per il suo essere presente nella nostra vita.

 

E tu, che “copione” stai seguendo nella tua vita? Quali sono gli elementi della “base sicura” che riconosci nella tua relazione di coppia e quelli su cui puoi migliorare?

 

Come di consueto, ti saluto con qualche spunto di lettura:

- “Relazioni ferite. Prendersi cura delle sofferenze nel rapporto Io-Tu”, di Maria Luisa Verlato e Maura Anfossi.

- “Attaccamento e amore”, di Grazia Attili.   

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.