· 

Coppia?! No grazie, siamo mamma e papà!

Essere coppia ed essere genitori


Quando arriva un figlio gli assetti di una coppia cambiano inesorabilmente.

Per quanto l’esperienza di essere genitori sia una tra le più belle della vita, è un qualcosa che stravolge equilibri interni ed esterni ed è, quindi, potenzialmente traumatica.

Non è così infrequente osservare come la nascita di un bambino porti alcune coppie a perdersi e, magari, ad esacerbare difficoltà presenti già da prima.

Una sfera che può risentire molto dell’arrivo di un figlio è proprio quella sessuale: non è infrequente, infatti, riscontrare una netta diminuzione dei rapporti da quando si diventa genitori.

Ma perché succede questo? Come fare a ristabilire un nuovo equilibrio a fronte di un evento così sconvolgente nel ciclo di vita personale e di coppia? In questo articolo proveremo ad affrontare il discorso, andando a sfatare un mito alquanto diffuso, anche se non dichiarato apertamente: nel momento in cui si diventa genitori, non si può essere più coppia.

 

Da due a tre

 

Eccovi qui, davanti alla porta di casa. Tenete fra le braccia un fagottino minuscolo e varcate la soglia di casa con un misto di gioia e paura. Cosa succede adesso? Saremo in grado di cavarcela? Riusciremo ad essere responsabili per questa nuova vita che è qui con noi? Questi sono solo una minima parte degli interrogativi che passano per la testa non appena ci si chiude alle spalle la porta di casa e si inizia la vita da genitori.

Inevitabilmente, il centro della tua vita non sei più tu o il tuo partner: diventa quel fagottino che devi imparare a conoscere. E se, da un lato, questo è un momento di cambiamento bellissimo, dall’altro questo stesso cambiamento comporta dei sacrifici. In primis sacrificio del proprio tempo, che non è più un tempo “liberamente individuale”, ma diventa un tempo “a due”, soprattutto per la mamma.

Sacrificio anche rispetto ai propri ritmi, primo tra tutti quello del sonno, scandito da poppate, coliche e cambi pannolino. Sacrificio del proprio lavoro o dei propri interessi, che passano in secondo piano.

E se tempo e ritmi vengono completamente stravolti a farne le spese è proprio la coppia: non c’è più tempo per parlarsi, tempo per riposare, tempo per fare l’amore. Proprio in questa fase può fare capolino il calo del desiderio sessuale (assolutamente normale e fisiologico i primi periodi, soprattutto per la donna) e, di conseguenza, i rapporti sessuali possono iniziare a diradarsi.

Gli umori non sono sempre alle stelle, complice la stanchezza: aumentano le discussioni, si perde più facilmente la pazienza, si fa fatica ad ascoltarsi e comprendersi.

Tieni conto del fatto che sto volutamente esagerando la questione, proprio per dipingerti un quadro generale di ciò che succede ai più dopo la nascita di un figlio. Magari tu sei tra i fortunati che non hanno sperimentato o non sperimenteranno nulla di tutto ciò! Se è così meglio per te, anche se penso che per una coppia sia necessario anche passare attraverso un periodo critico.

Crisi vuol dire decisione, e devi immaginartela proprio come una sorta di “perturbazione” nella tua vita che ti pone davanti ad un bivio: cosa decidi di fare della tua vita? Come decidi di reagire a questi cambiamenti? Sembra banale, ma ti assicuro che in questi momenti delicati ciò che rispondi a queste domande può davvero fare la differenza.

Se, nella tua testa, decidi che l’arrivo di tuo figlio è l’inizio della catastrofe per la tua relazione lo sarà. Se pensi che dovrai sacrificare tutta la tua vita e assumi una visione vincolante ed impegnativa dell’essere genitori le cose andranno davvero come le hai immaginate.

L’arrivo di un figlio porta inevitabilmente una dose più o meno consistente di stress e, fino a certi limiti, è normale e fisiologica proprio perché diventa quella “molla” che dovrebbe far scattare dentro di te e nella tua coppia una riorganizzazione.

Non sempre, però, il livello di stress è tollerabile e, purtroppo, l’arrivo di un bebè non fa altro che peggiorare difficoltà già esistenti di cui non ci si è presi cura prima, non favorendo un vero adattamento.

Non ti sto dicendo di fare un figlio solo ed esclusivamente se e quando la tua coppia sarà perfettamente in salute (se no non lo faresti mai!): il messaggio che voglio passarti è che è vero che passare da due a tre è un trauma, ma è anche vero che sei tu stessa/o ad avere in mano la situazione. Tu puoi decidere se questa esperienza è la migliore della tua vita (pur restando “traumatica”) o se, invece, è soltanto portatrice di stress, fatica e preoccupazioni varie.

 

Essere coppia ed essere genitori

 

Ho volutamente sfiorato per primo il “negativo” nascosto dietro l’arrivo di un figlio non con l’intento di spaventarti, ma con l’idea di farti riflettere su quanto il tuo modo di affrontare le difficoltà può fare la differenza.

Se andiamo a vedere il “positivo” dell’essere genitori, nella maggior parte dei casi si vive l’essere in tre come un essere famiglia nel vero senso del termine. Preciso che è solo una questione percettiva e non ha alcuna valenza di significato, ma nella maggior parte delle coppie che hanno un figlio si radica nella mente l’idea di essere diventati una famiglia.

Non che prima non lo si fosse, ma essere in tre assume un significato diverso.

Avere dei figli è fonte inevitabile di nuovi apprendimenti, di gioia e divertimento, di sorpresa, di amore. Si ha la percezione di avere uno “scopo comune”, di costruire insieme un qualcosa che mette insieme e lega in maniera profonda i partner.

Sembra un paradosso, lo so: ciò che crea vicinanza in maniera pazzesca diventa anche ciò che può allontanare. Ed è qui che può nascondersi l’inghippo: è come se la responsabilità genitoriale facesse diventare la coppia più fluida e centrata, rendendola, però, meno coppia.

Hai mai fatto l’esperienza di sentirti più mamma/papà e meno moglie/marito? Non so se funziona o ha funzionato così anche per te, ma capita che tra le parole “coppia” e “genitori” si applichi mentalmente una sorta di muro divisorio.

Il risultato di tutto ciò è che ti puoi sentire o coppia o genitore. Come se tutto quello che avvicinava te e il tuo partner come coppia sia sparito, dimenticato, annullato. Penso ai momenti di intimità, a fare delle attività insieme, a parlare.

<<Ormai sono un genitore, non posso perdermi in cose “di piacere”>> : hai mai pensato una cosa simile? Come se viverti il tuo essere coppia come facevi prima sia un di più, un piacere a cui si può rinunciare o di cui si può fare a meno perché si hanno delle altre responsabilità.

Come se l’essere genitori vada a fagocitare l’essere partner, sia a livello concreto, che affettivo, che sessuale: i momenti di intimità si perdono per stanchezza o mancanza di tempo, gli unici argomenti di discussione diventano i figli, le serate spensierate di un tempo vengono eliminate perché vince il senso di colpa di lasciare il povero pargolo con la nonna o la baby sitter.

<<Se esco perché non posso portare il bambino? Che fastidio mi darà?>>: mai pensato? Mai fatto un’affermazione del genere? Se si, benvenuta/o nel club! A volte ci investiamo di un ruolo che sembra debba, in qualche modo, sostituire quello precedente, non riuscendo ad integrare queste due sfaccettature dell’essere Persona (e, per la cronaca, ce ne sono molte altre!).

Se ti approcci in questo modo alla tua realtà è possibile che perderai davvero il tuo essere coppia, soprattutto perché quando i figli iniziano ad essere più di uno le difficoltà aumentano!

Ecco che, scherzi ed estremizzazioni a parte, l’invito che voglio farti oggi è quello di fermarti a pensare dove ti collochi rispetto al tuo essere genitore, ma anche e soprattutto rispetto al tuo essere partner. Che senso assume per te avere una relazione di coppia oggi che sei o stai per diventare mamma/papà? Senti che una cosa esclude l’altra o puoi metterti in gioco per trovare un nuovo equilibrio?

Non ci sono ricette pronte per avere la soluzione in tasca: la tua vita è unica e, per questo, troverai i tuoi adattamenti. L’importante è che non smetti mai di chiederti quale parte di te sta venendo fuori in una data situazione, in modo da capire se sei “in linea” con il bisogno del momento, o se lo stai semplicemente soffocando.

 

Percorsi possibili

 

Ci sono delle possibilità di adattamento? Io credo di si. E ci sono nel momento in cui tu decidi di lavorare (da sola/o o anche con il supporto di un professionista) su te stessa/o e sulla tua coppia, genitoriale E affettiva. Solo così potrai sentirti davvero genitore e partner nello stesso tempo.

Qui sotto ti lascio dei brevi spot di riflessione su come poter facilitare questo processo di adattamento nella tua vita.

Fai della genitorialità un obiettivo condiviso. Qualche riga sopra abbiamo detto che uno degli aspetti positivi del diventare genitori è proprio la percezione di avere un obiettivo comune.  Non sempre, però, accade questo: ci sono coppie dove la responsabilità di accudimento del figlio (soprattutto nei primi mesi) è totalmente a carico di un solo genitore, e questo non fa altro che aumentare i livelli di stress e distanza tra i partner. Stress perché un genitore si ritrova a farsi carico da solo del bambino, magari sentendosi abbandonato e non compreso. Distanza perché, di conseguenza, in questo caso l’esperienza di diventare genitori diventa motivo di distacco e non di condivisione. E’ invece fondamentale che, per quanto possibile, ci sia una giusta alternanza dei ruoli, o comunque che nel momento in cui si stabilisce che un genitore sarà più in prima linea dell’altro nella cura del piccolo si fornisca sostegno e aiuto in ogni momento.

Esercita empatia e accettazione. In continuazione del punto precedente, per restare coppia oltre che genitori è importante comunicare, sia con le parole che con i gesti. Sforzarsi di comprendere necessità, punti di vista, significati del partner (quindi essere empatici) può rinsaldare il legame, oltre ad essere un validissimo strumento per affrontare il delicato momento di passaggio da due a tre. L’accettazione, in conseguenza, arriva da sola: se imparo ad ascoltarti davvero e sento di fare il tifo per te anche se non sono necessariamente in accordo con quello che dici, ti accetto così come sei e ti do la possibilità di esprimerti, nel bene e nel male. E questo è davvero un grande salto di qualità per la crescita di una coppia.

Non biasimare. Quando si è stressati e stanchi è molto facile perdere la pazienza e arrabbiarsi per qualsiasi cosa: spesso la cura del neonato o l’educazione dei figli in genere diventano dei “pretesti” per criticare il partner, buttandogli in faccia tutta la sua incapacità e inadeguatezza (che, la maggior parte delle volte, a parole viene limitata a qualche aspetto della genitorialità ma, di fatto, si riferisce al partner come persona in senso lato). Se ti approcci al tuo partner ricordandoti che sta facendo del suo meglio forse il tuo punto di vista potrebbe cambiare e il tuo biasimo affievolirsi: parti con una visione “in positivo” della persona che è al tuo fianco, pensando che non è colpevole fino a prova contraria!

Non tentare di cambiare la persona, ma il comportamento. Di seguito al punto precedente, se proprio ti rendi conto che ci sono alcuni aspetti del tuo partner che ti creano difficoltà, sia in termini di coppia che di genitorialità, comunicaglielo. Non dimenticarti mai, però, che potrai favorire un cambiamento nel suo comportamento proprio nel momento in cui accetti in toto la sua persona, anche negli aspetti di lei/lui che più non tolleri.

Soddisfa i tuoi bisogni personali. Come abbiamo visto, nel momento in cui si diventa genitori si tende a mettere nel cassetto interessi personali, passioni, hobby, momenti individuali. Questo, alla lunga, genera insoddisfazione e frustrazione, nuocendo sia alla coppia che alla relazione genitore-figlio. Se non sei “piena/o” cosa potrai mai dare agli altri? Questo per dire che è molto importante prendersi degli spazi per sé: non sei meno genitore o meno partner se ti dedichi a qualcosa che ti piace o che ti permette di crescere come persona.

Alimenta la luna di miele. Ricordi come erano belli i primi periodi di relazione? Tutto sembrava possibile, tutto era magico e tu ti sentivi appagata/o anche solo andando a mangiare una pizza. Ecco, scordati quei momenti! La brutta notizia è che nella coppia la fase di “luna di miele” finisce dopo un certo periodo, ma quella buona è che potete di volta in volta ricrearne un’altra. Magari sarà una luna di miele più matura, più consapevole e con altri significati, ma non per questo sarà meno importante. Tradotto questo significa imparare a “coltivare” la propria relazione, anche se si ha un neonato tra le braccia. Non hai tempo per fare l’amore? Trovalo. Non ce la fai ad organizzare un’uscita a due? Vinci la stanchezza e fallo. Hai mille cose da fare in casa e al lavoro? Usa un secondo del tuo tempo per dare un abbraccio alla tua metà.

 

Per concludere oggi ti voglio lasciare con una frase di Letty Cottin Pogrebin, che credo possa riassumere il senso di questo post:

“Se la famiglia fosse un frutto, sarebbe un arancio. Un cerchio di sezioni tenute insieme ma separabili, con ciascun segmento distinto”.

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.