· 

Alla scoperta dei 12 "peccati capitali" che commetti nelle tue relazioni

Esplorando le Barriere della comunicazione


Negli ultimi post abbiamo trattato il tema della sessualità e delle relazioni di coppia: e se, come abbiamo visto, il sesso è una delle componenti fondamentali di una coppia sana, la comunicazione lo è altrettanto.

Sarebbe pretenzioso, oltre che esagerato, sostenere che alla base di un buon sesso ci sia una buona comunicazione.

Quello che è certo è che la sessualità è un’espressione del tipo di relazione che lega due persone. E se questa relazione non è ottimale, il sesso potrebbe risentirne.

Cosa rende “sana” una relazione? Le carte in tavola sono molteplici, come molteplici sono le sfaccettature di ogni Persona e della sua storia di vita: ma posso dirti con certezza che una grossa fetta di una relazione che funziona è costituita dal modo di comunicare dei partner.

Questo discorso può e deve essere esteso a qualsiasi tipo di relazione, a maggior ragione se parliamo di relazioni intime come quella di coppia o tra genitori e figli.

Se vai a vedere l’etimologia del termine comunicare, questa parola significa “legare con” (dal latino cum-munire): mettere insieme, mettere in comune. E, se ci fai caso, già nella parola stessa e nel suo significato è insita una grande verità: quando comunichi, che tu lo voglia o no (visto che il primo assioma della comunicazione dice che non si può non comunicare …), ti metti in qualche modo in “relazione con”.

Potremmo, allora, concludere che comunicare vuol dire entrare in relazione? Io direi di si. Ovviamente in tempi, modi, situazioni, realtà diverse. Questo può voler dire che se inizi a prestare attenzione al tuo modo di comunicare all’interno della tua vita magari puoi capire qualcosa in più anche rispetto alle tue relazioni e a cosa non funziona come vorresti.

Ti risparmio i soliti mattoni su cos’è la comunicazione e come funziona, fiduciosa del fatto che se sei interessata/o all’argomento saprai dove andare a reperire maggiori informazioni. Quello su cui, invece, voglio che concentri la tua attenzione oggi sono i tuoi muri. Si, hai capito bene: i tuoi muri.

Perché, anche se magari non te ne rendi conto, è probabile che almeno una volta nella vita tu abbia costruito dei muri enormi tra te e la Persona che ti stava davanti. So che non sei un muratore o, se lo sei, la buona notizia è che allora ne saprai più di me, e sono felice per te!

Scherzi a parte, metti dei muri tutte le volte che non ascolti davvero chi ti sta accanto. Tutte le volte che pensi già di sapere cosa l’altro ti sta dicendo e ti limiti a sentire (perché ascoltare e sentire sono due cose diverse ….). Tutte le volte in cui ti poni in una posizione di superiorità o di potere. Tutte le volte in cui pensi di essere meglio di chi stai ascoltando. Ma, sorpresina, metti dei muri anche tutte le volte che pensi di voler “proteggere” qualcuno a cui tieni.

Questi muri sono nascosti anche nel tuo modo di comunicare, e nel titolo li ho definiti “peccati capitali” proprio perché rappresentano delle vere barriere che, anche inavvertitamente, tendiamo tutti a mettere all’interno delle nostre relazioni quando comunichiamo. Cioè, quasi sempre.

E visto che ho deciso che si tratta di “peccati” scelgo di presentarteli sotto forma di divieto: mi auguro che iniziare anche solo a conoscerli ti possa poi aiutare ad auto monitorarti per non commetterli!

 

Le Barriere della comunicazione: se le conosci le gestisci

 

Thomas Gordon, psicologo clinico allievo di Carl Rogers, sistematizzò in maniera precisa i “muri comunicativi” di cui ti ho parlato sopra, facendoli appunto diventare le 12 Barriere della comunicazione. Se fai una ricerca vedrai che esiste proprio uno specifico metodo di apprendimento (Metodo Thomas Gordon) che ha aiutato milioni di coppie, insegnanti, genitori e Persone in genere a stabile delle relazioni più sane modificando anche il loro modo di comunicare.

Come anticipato scelgo di elencarti le 12 Barriere sotto forma di divieto, così magari d’ora in avanti ti resterà più impresso cosa dovrai evitare di fare quando comunichi per stabilire delle relazioni più positive con chi ti sta accanto.

 

1. Non dare ordini!

Questa barriera comporta il fatto di dirigere l’altra persona, imponendole quasi (o consigliandoglielo molto caldamente) di non essere com’è o di non fare ciò che vuole fare. Perché è più importante che si conformi al nostro volere, che ci “ubbidisca” per essere accettata da noi.

Quello che questa barriera determina nell’altro è una chiusura, perché tenderà a pensare che il suo modo di essere o di fare non è importante, che non è degno di accettazione, fiducia e rispetto. Nel “migliore” dei casi questo porterà la persona a reagire con rabbia o risentimento di fronte all’imposizione, nei peggiori questo andrà a creare una profonda ferita anche in termini di autostima e potere personale. 

 

2. Non minacciare!

Un po’ in linea con il punto precedente, un’altra barriera abbastanza gettonata (soprattutto nel rapporto genitori-figli) è la minaccia. “Se non fai questo succede … se lo fai te ne pentirai …”: quante volte ti è capitato di pronunciare parole simili?

Immagina questa barriera su un continuum: ad un estremo possiamo trovare l’ammonimento che, per certi versi, potrebbe essere visto come una sorta di “protezione” verso chi ami. Tu, dall’alto della tua sapienza hai il potere di mettere in guardia l’altro rispetto al possibile fallimento della sua azione: non credi che in questo modo lo renderai timido e remissivo, perché inizierà ad avere paura di sbagliare se agisce in libertà?

Sulla linea del continuum troviamo poi l’avvertimento, che “invita” l’altra persona a stare sui binari e, per finire, all’estremo opposto la minaccia vera e propria. Anche in questo caso le reazioni possono essere di risposta attiva alla minaccia o di sottomissione per evitare la minaccia stessa.

 

3. Non fare la predica!

Approccio apparentemente più soft e bonario, fare la predica è una modalità comunicativa tipica di chi pensa di avere la verità in tasca e, in qualche modo, di essere “superiore” rispetto a chi gli sta accanto. “Dovresti fare …. È bene che ….”: sono tutti gli incipit tipici di chi tende a moraleggiare ed esortare l’altro a seguire ciò che gli viene detto, proprio perché (tra le righe) lui non è in grado di discernere da solo tra bene e male.

E, di conseguenza, questa modalità può trasferire un doppio messaggio: da un lato, che sei cattivo se non ascolti ciò che ti viene predicato (facendoti sentire in colpa o, comunque, non libero), dall’altro che chi ti fa la predica non ha la minima fiducia nel fatto che tu possa cavartela nella vita. Ottimo direi, sei d’accordo?

 

4. Non insegnare!

Se vuoi persuadere l’altro di qualcosa o vuoi insegnargli come stare al mondo, come minimo la Persona si sentirà sminuita, non capita, inferiore, inadeguata per ciò che non capisce o che vede, magari, solo diversamente.

Questa Barriera è molto simile a quella della predica e ha un effetto più o meno simile: può creare distanza perché l’altro sente che non siete sullo stesso piano, che c’è uno in posizione up e uno in posizione down. E può andare sulla difensiva proprio per “riequilibrare” il senso di inferiorità che un atteggiamento da “maestrina” può generare.

 

5. Non consigliare!

Chi non ha mai regalato consigli o cercato di risolvere un problema altrui dando soluzioni scagli la prima pietra! Anche questa è una Barriera molto comune che, tra l’altro, si fa molta fatica a vedere come tale. Viviamo, spesso, dipendendo dal “parere” altrui e, anzi, leggiamo il consiglio elargito da chi ci sta vicino come una dimostrazione di affetto.

In realtà quando dai un consiglio stai comunicando all’altro che sei meglio di lei/lui perché tu sai trovare la soluzione e lei/lui no e, ancora peggio, che non capisci minimamente cosa prova l’altro se dai un consiglio non “calzante” con la persona che hai davanti.

“Non ci pensare … Lascialo, ti sta solo usando …”: ti è mai capitato di sentirti dire una cosa simile quando, magari, fai una fatica bestiale a guardare avanti e sei ancora profondamente innamorata/o di chi ti fa soffrire? Questo consiglio ti aiuta o ti fa sentire sola/o e non capita/o?!

Altro effetto negativo del dare consigli è quello di passare alla persona (anche non volendolo) il messaggio che non la reputi in grado di risolversi i problemi da sola: il consiglio, in apparenza, può essere visto come una volontà di aiutare ma, alla lunga, genera solo inutile dipendenza e non favorisce la crescita di chi ami.

 

6. Non elogiare!

Stesso discorso che vale per il dare consigli: se fai complimenti o dai dei giudizi “positivi” a chi ti sta accanto generi due meccanismi fondamentali: crei dipendenza perché la Persona tenderà ad agire per essere lodata da te, e metti un muro perché vai a creare un’asimmetria di potere.

Tu dall’alto della tua magnificenza avrai il potere di elogiare (e se puoi elogiare in potenza puoi anche criticare …), l’altro sarà il povero “incapace” in posizione di inferiorità, che agirà sulla base delle tue lodi o delle tue critiche. O, altra possibilità, si sentirà manipolato dai tuoi elogi perché percepirà un’accettazione condizionata al fatto di “fare il bravo”.

 

7. Non consolare!

Se pensi all’idea di consolare immagino tu veda questo come un qualcosa di positivo, come un qualcosa che crea legami. “Passerà … Non è niente”: ti è mai capitato di sentirti dire o dire a tua volta qualcosa del genere? Se si, hai fatto caso all’effetto della tua comunicazione? Se ci pensi, nel momento in cui tu sei triste, in ansia, o magari hai una preoccupazione, sentirti dire che non è niente non ha proprio un buon effetto, anche se detto con le migliori intenzioni.

E’ come se tra le righe ti il messaggio che arriva è qualcosa tipo: “non provare quello che provi”. Questo perché quando vieni consolato la persona tende, bonariamente, a voler “mitigare” ciò che provi, nel peggiore dei casi a volerlo annullare attraverso la consolazione che ti offre.

A volte, paradossalmente, avresti bisogno di dare voce al tuo dolore senza che nessuno ti dica che non è niente o che passerà: hai, magari, solo bisogno di essere ascoltata/o e accompagnata/o mentre “passi attraverso” il tuo disagio.

 

8. Non criticare!

Altra Barriera molto di moda, soprattutto nelle coppie! La critica ti pone, inevitabilmente, in una posizione di giudizio e non accettazione dell’altro e, forse in maniera ancora più grave delle Barriere precedenti, può far sentire l’altro inadeguato, sbagliato, “difettoso”.

La critica genera, poi, chiusura nell’altro proprio perché, se sente il rischio di venire giudicato, tenderà o a non esprimersi più o a mettersi sulla difensiva per proteggere l’immagine che ha di sé.

 

9. Non ridicolizzare!

In linea con la Barriera appena sopra, il confine tra il criticare e il mettere in ridicolo o umiliare l’altro è molto sottile. Questo può creare dei danni molto grandi all’immagine di sè, soprattutto se succede nella relazione genitore-figlio.

A volte questa modalità può essere vista come un modo per “spronare” l’altro, inducendolo a reagire in maniera positiva per dimostrare che le cose stanno diversamente: in realtà, questo modo di comunicare fa solo allontanare la Persona e semina risentimento, inibizione emotiva e paura.

 

10. Non interpretare!

Un po’ figlia dell’insegnare e del consigliare, la barriera che ci porta a fare interpretazioni sugli altri (spesso e volentieri non richieste) è, in superficie, un modo per comunicare all’altro che lo si è capito e che si vuole “analizzare” la sua situazione.

Di nuovo, è come se ci ponessimo in una condizione di superiorità e, se poi la nostra interpretazione non è nemmeno azzeccata, fa sentire l’altro solo, arrabbiato e non compreso. Invece se, per caso, colpiamo nel segno l’altro si può sentire incapace perché non ha capito da solo una cosa di sé o, peggio, smascherato e messo a nudo.

 

11. Non interrogare!

In continuazione con il punto precedente, fare domande potrebbe essere visto come un’interessarsi all’altro e, per certi versi, potrebbe anche essere così. Ma interrogare presuppone un’indagare per “smascherare il colpevole”, per trovare significati nascosti nella comunicazione, o per “favorire” una comprensione personale perchè pensiamo che la persona a cui facciamo domande non sia in grado di avercela da sola.

Questo veicola due messaggi: che non ci si fida di ciò che ci viene detto e che, in un certo senso, non si vuole stare davvero con ciò che la persona ci sta comunicando. Pensa, per esempio, all’espressione di dolore di un amico che ha appena perso una persona cara: forse per te può essere più facile chiedergli com’è andata che accompagnare il suo dolore. Ma, se succedesse il contrario tu cosa preferiresti?

 

12. Non cambiare argomento!

Barriera immediatamente successiva alla precedente, cambiare discorso può essere un modo per evitare argomenti difficili per te o con i quali fai fatica a stare. Il messaggio che però trasmetti alla Persona è che non la stai ascoltando, o che quello che ha detto ha così poca importanza da dover addirittura cambiare discorso o, peggio, che la stai rifiutando.

Se eviti un argomento, magari anche buttandola sul ridere, l’altro può sentirsi ferito e non rispettato, tendendo a non aprirsi più con te in futuro.

 

 

E tu, quale barriera tendi ad usare di più? Dai, ammettilo: è umano oltre che normale farlo! Ma è altrettanto doveroso per te stessa/o e per chi hai a cuore lavorarci su... Buon lavoro!

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.