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"Mamma, perchè piangi?"

I volti della depressione post-partum


Tieni in braccio il tuo piccolo e non sei felice.

E ti ripeti che non è possibile, che dovresti sprizzare gioia da tutti i pori, essere soddisfatta nonostante la stanchezza e le notti insonni. E, se non ti senti così, forse non sei una buona madre.

Non sei capace di fare la mamma.

Se il tuo piccolo inizia a piangere pensi di non essere in grado di calmarlo, che è colpa tua, che è meglio se sparissi così almeno gli daresti la possibilità di essere curato da qualcuno più in grado di te.

Questo esserino ti succhia le energie, non ti permette di dormire, di lavarti, di mangiare, di rilassarti: ti vuole tutta per lui e senti che non ce la fai. Una parte di te lo rifiuta, vorrebbe tornare indietro a quando tutto è iniziato.

Un’altra, poi, ti critica per quello che senti e continua a ripeterti nella testa che sei cattiva se provi quello che provi. Poi c’è la parte che ama suo figlio, che sa che non farebbe mai nulla contro di lui, ma che non ce la fa a venire fuori e si sente schiacciata.

I tuoi mesi passano così, senza speranza e senza spiragli. E tu fai finta che non sia nulla, nascondendoti davanti agli altri, tenendoti tutto dentro. E, mentre tuo figlio nasce e cresce, tu piano piano muori dentro.

 

Questo lo spaccato triste e angosciante che può trasformare la “nascita di una mamma” in un’odissea di sofferenza e difficoltà.

La nostra cultura tende a nascondere gli aspetti stressanti e difficili dell’essere madre, già a partire dal periodo della gravidanza. Come se questa esperienza debba per forza essere per tutte appagante, senza paure o difficoltà: ma non sempre va così, anzi.

Avverto, invece, una certa insistenza a rappresentare solo gli aspetti belli e positivi dell’avere un bambino: per la società la mamma è quella che sorride sempre, che non si riposa mai ed è felice di questo, che allatta il suo bambino con amore, magari raffigurata anche in ordine e curata sulle copertine delle maggiori testate di settore.

Ma è davvero così? O, meglio, è possibile iniziare anche a considerare che una mamma attraversa tutta una serie di enormi sconvolgimenti già dal momento in cui apprende di essere incinta? Siamo portati a negare la sofferenza, a storcere il naso e cambiare discorso quando si parla di tristezza, paura, angoscia. Sono emozioni che pensiamo di non saper gestire e, per questo, sentiamo di doverle allontanare.

Ecco che, allora, ho deciso oggi di dare voce proprio al “risvolto della medaglia”: dietro il rosa esiste anche il nero, dietro i sorrisi ci sono le lacrime, dietro la forza esiste anche la debolezza. E se impari anche solo a guardare in faccia questa verità, forse quello che provi ti apparirà più “normale” e, quindi, un pochino più tollerabile, gestibile e superabile.

 

Depressione post-partum e dintorni

 

Quando si parla di depressione post-partum è frequente incorrere in posizioni contrastanti o visioni confuse e nebulose. Magari pensi di essere depressa e non lo sei, o viceversa: questo perché, a volte, si fa fatica ad identificare precisamente cosa si prova e, per questo, si tende a non esprimere come ci si sente andando, magari, a far diventare “patologica” una situazione che è invece “fisiologica”.

Allora, da quando varchi la porta di casa tua con il tuo bambino in braccio ai mesi successivi, cosa è “normale” e cosa è “patologico”? Non amo usare questo tipo di termini, ma lo faccio perché credo sia necessario fare dei chiarimenti netti e precisi.

La gravidanza e il parto determinano già tutta una serie di modificazioni nella mamma, sia fisiche e ormonali, che psicologiche e sociali. E le varie modificazioni che si verificano nell’arco dei 9 mesi di gestazione vanno a sommarsi alle fluttuazioni ormonali che seguono il momento del parto.

Per questo motivo, una volta arrivata a casa col tuo bambino, ti potrebbe succedere di sentirti triste, stanca, abbattuta,irritabile, confusa. Potresti anche notare delle alterazioni rispetto al sonno, all’appetito o all’interesse sessuale, che si possono protrarre dentro di te per circa una o due settimane. Questo è quello che viene definito Maternity blues, una sorta di fluttuazione dell’umore assolutamente fisiologica e passeggera, che di solito va via spontaneamente.

Se, invece, noti che questo tipo di vissuti aumentano, andando a protrarsi per settimane o mesi, potresti essere davanti ad un quadro di tipo depressivo. Non mi addentro in altre differenziazioni psichiatriche che sono un po’ meno frequenti, come la psicosi puerperale (che richiede spesso un ricovero e un trattamento farmacologico) o il disturbo post-traumatico da stress postnatale, che si verifica a seguito di eventi molto stressanti per la vita della mamma e/o per quella di chi le sta vicino.

Ti basti sapere che i sintomi della depressione post-partum sono molto simili a quelli della depressione clinica e, quindi, richiedono il supporto di un professionista per gestirli (a volte anche con un ausilio di tipo farmacologico). 

Tra gli indicatori più frequenti di una depressione post-partum troviamo:

 

  • Umore depresso e/o instabile.
  • Ansia e/o attacchi di panico.
  • Tristezza e pianto incontrollato.
  • Irritabilità, agitazione e/o iperattività.
  • Sentimenti di colpa, auto-biasimo, inadeguatezza.
  • Mancanza di energie e stanchezza.
  • Preoccupazioni immotivate ed esagerate per la propria salute e/o quella del bambino.
  • Alterazioni dell’appetito (mangiare poco o troppo).
  • Alterazioni del sonno (difficoltà a dormire anche quando si potrebbe o tendenza a dormire molto).
  • Perdita di interesse per la maggior parte delle attività che prima erano fonte di piacere e attivazione (per esempio l’attività sessuale).
  • Confusione mentale e/o ridotta capacità di concentrazione.
  • Pensieri di morte.

 

Ovviamente devi considerare che esistono di diversi livelli di gravità e compromissione, quindi è bene “leggere” questo elenco di sintomi alla luce della tua storia e della tua vita. Ci possono, infatti, essere delle situazioni più complicate dove queste sensazioni portano la mamma a bloccarsi totalmente e a non essere in grado di prendersi cura del piccolo.

Altre volte, invece, le sensazioni sono simili, ma ti permettono comunque di curare il tuo bambino e di portare avanti lo stesso le attività della tua vita.

Questo, però, non significa che tu non debba andare a lavorare su come stai, proprio perché è molto probabile che se non ti prendi cura di te in questo momento, il tuo legame di attaccamento con il tuo bambino potrebbe essere minacciato.

Non voglio certo metterti paura, ma il mio obiettivo è quello di permetterti di essere onesta con te stessa e di capire come stai davvero e a che “grado” della scala senti di essere.

A volte una depressione non curata può diventare cronica e, anche se magari pensi di averla superata, potrebbe tornare a farti visita non appena attraverserai dei momenti delicati nella tua vita. Così come, viceversa, è possibile che tu attraversi un periodo di depressione dopo la nascita di tuo figlio e riesci a superarlo senza strascichi. Questo perché esistono dei fattori che possono “proteggerti” e altri che, invece, vanno a peggiorare la situazione.

 

Cosa ti mette a rischio e cosa può proteggerti dalla depressione

 

Bisogna specificare che non sono ancora state individuate delle cause precise rispetto all’insorgenza della depressione post-partum, proprio perché spesso si intrecciano fattori biologici, psicologici e sociali difficilmente scindibili.

La letteratura sul tema, però, ha individuato ormai da tempo alcuni fattori che incidono sul manifestarsi o meno di un disturbo depressivo nel post parto. Definiamo fattori di rischio quelle condizioni, sia interne che esterne, che sono sfavorevoli per la Persona e che, quindi, aumentano le probabilità che questa manifesti una problematica di tipo depressivo.

Viceversa, i fattori di protezione sono tutte quelle condizioni, sia interne alla Persona che legate al contesto, che in qualche modo la “tutelano”, andando come a diminuire le probabilità che quella Persona sviluppi una depressione. Conoscere questi fattori potrebbe esserti utile per andare a comprendere meglio la tua storia e, quindi, per “dare un senso” a come ti senti e a quello che ti succede.

Iniziamo dalle “note dolenti”, i fattori di rischio.

Da un punto di vista psicologico, uno dei maggiori fattori di rischio per l’insorgenza della depressione post-partum è quello di soffrire già di depressione o ansia. La presenza di una psicopatologia pregressa, a livello personale e/o familiare, può essere purtroppo un fattore di rischio da considerare.

Altro aspetto che può esporti di più ad una depressione è come hai gestito la tua gravidanza e l’immediato post-parto: se in gravidanza hai sperimentato sensazioni di ansia o depressione, o se il Maternity blues è venuto a farti visita, o se il temperamento di tuo figlio è particolarmente difficile, le probabilità che tutto questo si trasformi in depressione aumentano.

Un altro aspetto che può incidere sullo scatenarsi di una difficoltà di questo tipo è la tua personalità: se ciò che ti caratterizza e ha caratterizzato tutta la tua vita è bassa autostima, tendenza al pessimismo, eccessiva sensibilità interpersonale, senso di inadeguatezza e inefficacia, oltre alla tendenza ad affrontare i problemi ruminandoci sopra, diventare mamma potrebbe portarti a soffrire di depressione.

Altri fattori di rischio non meno importanti possono essere legati alla salute: se hai sofferto di malattie o la tua gravidanza è stata a rischio (e quindi vissuta con paura), magari ti sei approcciata al parto con molta più paura e ansia. Se poi a questo si sommano delle esperienze negative vissute in sala parto (complicazioni, poca disponibilità e sostegno dello staff, sensazione di impotenza) purtroppo è frequente che si possa verificare un disturbo depressivo.

Infine, ci sono degli aspetti socio-culturali che possono rendere l’esperienza della gravidanza, del parto e del post parto difficile. Mi riferisco, per esempio, ad un basso livello sociale e/o di reddito, all’assenza di sostegno e supporto, al fatto di aver vissuto degli eventi stressanti e/o traumatici nell’arco dei 12 mesi precedenti al parto e di non averli superati.

Va da sé che se consideri “in positivo” i fattori di rischio che ti ho appena citato, ottieni i fattori di protezione. Per sottolinearne qualcuno, il supporto sociale e la vicinanza del partner sono degli aspetti molto rilevanti che abbassano la probabilità che tu soffra di depressione. Così come fattori di personalità quali un’autostima adeguata, un senso di potere personale ed efficacia e una visione più ottimistica della vita possono essere estremamente di aiuto quando diventi mamma.

Non scoraggiarti però! Soprattutto questi ultimi aspetti che ti ho elencato possono essere “modificati” se solo accetti di prendertene cura, a prescindere dal fatto che tu abbia partorito o meno!

E, proprio perché è possibile intervenire quando senti che le cose dentro di te non vanno per il verso giusto, ti invito a focalizzarti su quello che puoi fare invece che su quello che non va.

 

Come “far nascere” dentro di te una mamma serena

 

Gli spunti di riflessione che troverai qui sotto non sono, ovviamente, risolutivi se soffri di depressione: ho già ribadito qualche riga fa che è molto importante in primis andare a valutare il grado di gravità di ogni singola situazione e, poi, andare a scegliere l’intervento più funzionale in base alla Persona e alla sua storia di vita.

Che, tradotto, significa: chiedi aiuto se senti che non ce la fai!

Detto questo, gli spunti che leggerai sono solo delle indicazioni su cui lavorare, per esempio se sei in una situazione più vicina al Maternity blues.

 

1. Chiedi aiuto.

Spesso i primi giorni dopo il parto si tende a voler fare tutto da soli, come se questo potesse essere indice di quanto sei una brava mamma. Il rischio di sovraccaricarsi, però, è molto alto: è impensabile che tu possa imparare a conoscere tuo figlio e a curarlo, gestire la casa, occuparti dei pasti e di fare la spesa, e chi ne ha più ne metta. Impara a delegare, soprattutto nelle cose pratiche, ma anche a chiedere aiuto. Se lo fai non vuol dire né che sei una madre incapace, né che non sai gestire più cose contemporaneamente.

 

2. Esprimi ciò che provi.

Altro aspetto molto frequente è il tipico “tenersi tutto dentro”: se la società ti rimanda l’idea che provare tristezza o sentirti sovraccaricata da tuo figlio è il male, ti credo che non ne parlerai mai con nessuno! Il rischio è che i tuoi sentimenti restino intrappolati dentro di te, oltre ad essere tu la prima a giudicarli e a volerli allontanare. Se impari a dare un nome a come ti senti e a comunicarlo alla Persone di cui ti fidi davvero, forse questo peso inizierà ad alleggerirsi. Non sei una cattiva madre se ci sono momenti in cui vorresti che tuo figlio non fosse mai arrivato, o se il suo pianto ti fracassa i timpani e vorresti uscire lasciandolo lì: se impari a dare voce alla tua fragilità e alle tue difficoltà diventi solo più forte.

 

3. Mantieni relazioni nutrienti.

Punto un po’ in continuazione del precedente, se sento di essere sbagliata per quello che penso o provo tenderò, forse, ad isolarmi sempre di più. Gli altri non capirebbero o mi giudicherebbero, quindi meglio restare da soli a leccarsi le ferite. Per una neo-mamma l’isolamento è, invece, molto pericoloso: è fondamentale mantenere e coltivare le relazioni che senti vere e supportive, perché possono rivelarsi davvero fondamentali. Oltre a essere una vera e propria “valvola di sfogo”, gli altri possono svolgere per te una funzione che hai perso temporaneamente: quella della cura e della com-passione per te stessa. Avere qualcuno che fa il tifo per te e che ti ricorda che puoi farcela può aiutarti a ritrovare la fiducia in te e nella vita.

 

4. Focalizzati su ciò che funziona.

Quando il tuo umore non è dei migliori e vivi dei momenti stressanti è normale vedere un po’ il bicchiere mezzo vuoto. Ruminare o andare a concentrarti solo su ciò che non va bene in te, in casa, nel rapporto con tuo figlio, nella relazione con il tuo partner non ti serve. Cosa, invece, senti che funziona nonostante tutto? Quali sono le risorse personali e del contesto su cui puoi fare affidamento? Andare a porre l’attenzione su ciò che di buono hai, e ringraziare per questo, potrebbe aiutarti a mitigare anche l’umore più nero.

 

5. Prenditi cura di te stessa.

Quando si diventa mamme è inevitabile dimenticarsi di essere anche donne, partner, amiche e via dicendo. È importante e funzionale focalizzarsi sulla nuova vita che stringi forte a te perché ha bisogno di tutto il tuo amore e le tue cure. Ma non esiste solo questo, non dimenticarlo! Quando possibile, non dimenticare di dedicare del tempo solo a te, che sia andare dal parrucchiere o, ancora più semplice, ricordarti di fare una doccia o di mangiare. Ancora meglio se riesci a dedicarti a qualche attività che ti fa stare bene, come leggere o fare una passeggiata. Di nuovo, non sei “meno mamma” se fai anche qualcosa per te, anzi il tuo essere mamma acquisterà un significato sempre più pieno e appagante (proprio perché non sei solo quello!).

 

Che tu possa “nascere” davvero come mamma, assaporando il bello che questa esperienza che ti cambia la vita può darti, ma affrontando con fiducia anche tutti gli ostacoli che si porta dietro. Buon cammino!

 

 

Come di consueto, ecco qualche titolo se vuoi approfondire:

- “Mamme tristi. Vincere la depressione post-parto”, di Daniela Leveni, Daniele Piacentini e Pierluigi Morosini.

- “Guarire dalla depressione post-partum. Indicazioni cliniche e psicoterapia”, di Karen Kleiman.

- “Il pianto della mamma. Vincere la depressione post-partum”, di Aurora Mastroleo e Laura Arcano.

- “Quando le madri non sono felici. La depressione post-partum”, di Massimo Ammaniti, Silvia Cimino e Cristina Trentini.

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.