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La trappola della perfezione

Affrontarla per superarla


Nei post precedenti abbiamo introdotto il tema della perfezione e del perfezionismo, sottolineando come chi è vittima della trappola della perfezione tenda a vivere una vita sempre sul filo del rasoio, correndo verso un ideale che, in quanto tale, non sarà mai del tutto raggiungibile.

Quello che resta, forse, è un senso di insoddisfazione e vuoto perenne, oltre che di frustrazione, perché sentirai di non essere mai abbastanza per te stessa/o e per gli altri.

Spesso questa trappola ha radici molto antiche e, anche per questo, potrebbe essere difficile superarla. Senza dubbio un percorso psicoterapeutico potrà esserti d’aiuto, a patto che scegli di andare all’origine, spesso relazionale, della tua trappola.

Nel frattempo ti lascio qui 5 spunti di riflessione che, magari, potranno iniziare a “mettere in moto” dentro di te la macchina del cambiamento.

 

1. Fermati

 

Una delle cose quasi impossibili da fare per un perfezionista è fermarsi. Ogni cosa sarà vista come un compito da portare a termine, tagliando spesso e volentieri fuori la dimensione del divertimento, del relax, del gioco. Il tempo è al servizio della produttività, sempre e comunque: per Persone di questo tipo, per esempio, sedersi sul divano senza fare nulla è uno spreco di tempo e, anche se si è stanchi, si tende ad ignorare il bisogno di riposo per assecondare quello di essere efficienti.

Quello che voglio dirti attraverso questo punto è di iniziare a chiederti sempre più spesso quali sono i tuoi reali bisogni e ad accoglierli il più possibile così come sono senza andare a giudicarli: se, per una volta, ti sentirai stanca/o concediti 5 minuti di riposo e prova ad aumentare gradualmente il tempo che dedichi al relax.

Soprattutto all’inizio questo non sarà per niente facile perché dovrai vedertela con il tuo implacabile giudice interno: ringrazialo per essere arrivato a ricordarti che “devi fare”, ma prova a fargli arrivare anche il messaggio che è molto importante per te riscoprire la dimensione del gioco, del piacere, della lentezza, dell’essere.

 

2. Impara a perdonarti

 

In linea con il punto precedente, se pian piano inizi a concederti dei momenti di “pace”, dove non devi dimostrare nulla né a te stessa/o né agli altri, quasi sicuramente arriverà quella vocina critica dentro di te che ti dirà che stai perdendo tempo o che stai sbagliando.

Inizia a contrapporne un’altra: quella che accetta anche il fallimento, che è in grado di essere più flessibile e di porsi degli standard meno alti, quella che sa ironizzare anche sui suoi sbagli.

Per esempio, esponiti volutamente al rischio di fallire, magari facendo delle attività che temi o che tendi a rimandare finchè non senti che possono essere perfette come vuoi tu: in questo modo potrai, con il tempo, avvicinarti un pochino di più al fallimento e al senso di angoscia che al momento questo suscita dentro di te, per poi andare ad affrontarlo.

Le parole d’ordine devono essere, infatti, tolleranza, pazienza, accettazione e com-passione.

 

3. Aumenta la consapevolezza

 

Quando fai qualcosa ti sei mai chiesta/o davvero se quella cosa è “sufficiente” così com’è, o tendi direttamente a pensare che non vada bene senza nemmeno analizzarla lucidamente? Aumentare la consapevolezza vuol dire, in questo caso, provare ad essere più obiettiva/o con te stessa/o.

Valuta onestamente cosa hai fatto bene e cosa puoi migliorare, quali sono i tuoi pregi e i tuoi punti deboli, e prova a muoverti delle critiche più oggettive e distaccate come se dovessi essere un giudice esterno. Questo potrebbe aiutarti gradualmente a dare un giusto nome alle cose e, quindi, a rispondere “dati alla mano” a quella vocina dentro di te che dà per scontato che devi fare ancora meglio.

 

4. Impara a ringraziare

 

In diretta continuazione col punto precedente, se penso che non faccio o non sono abbastanza tenderò a sentirmi sempre manchevole e insoddisfatta/o di ciò che sono e che faccio. Se, viceversa, imparo a focalizzarmi anche su ciò che dentro e fuori di me funziona forse la mia insoddisfazione diminuirà.

In poche parole, esercitati a guardare non solo quello che non hai o che non hai ancora raggiunto, ma anche e soprattutto quello che ti puoi riconoscere oggi come valore o risorsa, ciò che già possiedi, quello che hai già realizzato (in altri post precedenti ho già spiegato cosa vuol dire esercitare la gratitudine e come fare, quindi ti consiglio di andarli a leggere).

 

5. Fai amicizia con la tua ferita

 

Come già sottolineato nei post precedenti, spesso la trappola della perfezione nasce come “reazione” ad una relazione di attaccamento dove si percepiva un amore condizionato, e dove era necessario soffocare alcuni propri bisogni fondamentali per ottenere l’ammirazione e/o l’affetto dei propri genitori. Proprio per questo, forse, dentro di te c’è un bambino sofferente, che si sente inadeguato e solo, e che ha solo bisogno di essere protetto e accettato così com’è.

Se ti dicessi che riconoscere ed entrare in contatto con questa parte di te è una passeggiata mentirei in maniera spudorata: per adattarci alla vita ci siamo costruiti delle difese molto forti, che spesso ci impediscono di sentire il dolore di questa parte che non si sente amata.

Più imparerai ad avvicinare il tuo bambino interiore a piccole dosi e con pazienza, più gli darai la possibilità di lasciarsi andare e di poter essere finalmente ascoltato e compreso.

Questo, tradotto, può significare anche: impara a regalarti dei momenti di coccola e accettazione incondizionata, che possono passare da gesti concreti e materiali, ma che possono anche voler dire regalarsi delle parole di conforto e/o incoraggiamento.

 

Spero che queste tracce di riflessione ti siano servite e ti lascio qui sotto qualche titolo per approfondire:

 

- “Nessuno è perfetto”, di M.M. Antony e R.P. Swinson.

- “Perfezionismo. Strategie per interrompere la procrastinazione, accettare se stessi e raggiungere i propri obiettivi”, di Taylor Newendorp.

- "I doni dell'imperfezione. Abbandona chi credi di dover essere e abbraccia chi sei davvero", di Brenè Brown.

- “La felicità in tasca. L’arte di vivere bene senza essere perfetti”, di Tal Ben-Shahar.

 

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.