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Liber-ando "L'educazione emotiva"

Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale


Alberto Pellai è un noto psicoterapeuta infantile che da anni lavora per avvicinare il mondo della psicologia a quello dei genitori.

Il suo stile di scrittura è, infatti, molto immediato e “caloroso”, nel senso che si rivolge ai mamma e papà di oggi con una modalità molto alla mano, non da esperto seduto sul suo piedistallo.

Mi ha colpito, per esempio, che proprio nelle prime battute del testo ci parla come papà di quattro figli, portando un po’ i suoi vissuti di padre, prima ancora che di professionista, e credo che questo avvicini molto le Persone e le possa farle sentire comprese.

Ma di cosa parla questo libro? In sostanza è, a mio avviso, un manuale “mascherato” sulla regolazione emotiva e la funzione riflessiva. Uso il termine mascherato proprio perché l’autore ha il merito di trattare tematiche psicologiche molto complesse (trovi altri miei articoli sul blog dove ti spiego meglio questi argomenti) senza quasi nominarle in maniera accademica, ma proprio attraverso storie di vita vissuta.

Nel testo sono, infatti, presenti molte “scene di famiglia”, estrapolate da diverse lettere che Pellai riceve dai genitori in merito alle più diffuse problematiche dell’età evolutiva, come le regole, il sonno, l’inserimento all’asilo, la nascita di un fratellino e via dicendo.

E, attraverso la sua risposta a queste lettere, tocca dei temi molto importanti per il mondo della genitorialità, dando anche qualche consiglio di gestione in merito a precise problematiche.

Un libro di rapida e facile lettura, che reputo possa essere uno spunto di riflessione adeguato, soprattutto per i neogenitori, coniugando perfettamente scientificità e divulgazione.

 

 

3 COSE CHE HO IMPARATO LEGGENDO QUESTO LIBRO

 

 

1. La competenza emotiva di tuo figlio riflette la tua.

 

Una conferma importante che mi porto dalla lettura di questo libro è proprio la profonda connessione che esiste tra il modo di esprimere e modulare le emozioni dei nostri figli e il nostro. Come abbiamo già visto in altri post, la competenza emotiva e la funzione riflessiva dei bambini all’inizio non è sviluppata: c’è bisogno dell’apporto dell’adulto che faccia un po’ da specchio al bambino, in modo che quest’ultimo possa gradualmente costruire un senso di sé.

Ma tutto questo non può avvenire se l’adulto non ha a sua volta una competenza emotiva e non è in grado di sintonizzarsi davvero con il proprio bambino, probabilmente perché a sua volta non ne ha fatto esperienza.

 

2. Ritorna al tuo bambino interiore.

 

In linea con il punto precedente, un altro aspetto che mi ha colpito leggendo il libro è proprio l’importanza di “tornare dentro di sé” per il genitore: detto in altri termini, non puoi capire e sentire tuo figlio se non capisci e senti prima te stessa/o.

E, come sostiene Pellai, puoi farlo solo se ti metti in contatto con il bambino che sei stato, con i vissuti relativi e anche con le ferite che puoi aver avuto da piccolo.

E’ molto importante fare i conti con la propria storia di attaccamento, per darle un senso alla luce dell’esperienza genitoriale che fai oggi e, se serve, per sanarla o “colmarla”.

Questo è possibile grazie alla psicoterapia, ma puoi anche iniziare a rifletterci in autonomia per diventare una sorta di “osservatore neutro” della tua storia e di quanto questa incide o meno sul tuo modo di essere in relazione con tuo figlio oggi.

 

3. Il giusto equilibrio tra accoglienza e confine.

 

Nel testo si parla tanto di sintonizzazione e gestione dei momenti di rabbia o capricci dei bambini, oltre che di regole e contenimento. Infatti, dietro il concetto di empatia e sintonizzazione potrebbe erroneamente nascondersi il fatto che il genitore debba essere accogliente e accettante sempre e comunque. E il risvolto negativo della questione è che oggi si tende a non dare regole o ad essere troppo permissivi.

Se ci pensi, dentro la regolazione è insita anche la capacità di “darsi un limite”. Mi colpisce che nel testo si dia assolutamente pari importanza e dignità sia all’aspetto della morbidezza e dell’accoglienza, che a quello della regola e del confine, entrambi necessari per una crescita equilibrata.

Questo mi fa, appunto, riflettere su quanto non si debba avere paura di dire un no e che, soprattutto, non si diventa genitori poco accoglienti ed empatici se si mettono dei confini, anzi il contrario.

 

 

 

CITAZIONE PREFERITA

 

“Il bambino non ha parole per descrivere i propri stati mentali, l’adulto si. E’ proprio grazie alle parole dei grandi e alla maniera in cui gli vengono dette che il piccolo può pervenire progressivamente a integrare in modo sempre più completo e sempre più complesso le differenti dimensioni che si localizzano in diverse parti del suo cervello e che, se ben sincronizzate e sintonizzate con la mente di chi gli vuole bene, gli permettono di crescere con molte competenze e con una buona intelligenza emotiva”

 

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.