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Và dove ti portano i bisogni...

L'ascolto dei bisogni nella cura di sè


Immagina di trovarti nel tuo letto di prima mattina. Ti senti frustrata/o, triste e irrequieta/o.

La sveglia non è ancora suonata, ma ti giri e ti rigiri senza riuscire a prendere sonno.

Senti che ti manca qualcosa e, ripensando a cosa ti è successo la sera prima, identifichi la tua mancanza come il bisogno di sentirti supportata/o dal tuo partner.

Ieri sera hai provato a parlare del tuo nuovo progetto di lavoro, ma ha saputo solo sottolineare tutti i rischi del caso, senza minimamente darti coraggio e speranza.

Ecco che, pian piano, decidendo di ascoltare le tue emozioni sei arrivata/o a dare voce ad un tuo bisogno recente, che vivi come insoddisfatto.

Avergli dato un nome, poi, ti permetterà di fare qualcosa per soddisfarlo, ti darà la “spinta” per trovare delle soluzioni utili per la tua vita e per le tue relazioni.

Altro scenario possibile è quello di rimanere nello stato di frustrazione iniziale senza chiederti nulla: magari ti alzerai dal letto stanca/o e scocciata/o, correndo a farti un caffè per riprenderti.

In questo secondo caso non hai dato voce ai tuoi bisogni, li hai semplicemente ignorati. Questo perché, quasi sicuramente, hai imparato che per adattarti al tuo ambiente si doveva fare così.

E, nel tempo, hai imparato a non sentirli proprio per proteggerti e farti accettare dagli altri.

Ma che cos’è un bisogno?

 

Anatomia del bisogno

 

La parola bisogno deriva dal latino “bi-somnium”, che significa da un lato necessità, dall’altro impedimento. Questo perché, se ci pensi, il bisogno ha a che vedere con una sorta di spinta motivazionale, ma anche con la frustrazione determinata dall’assenza di un qualcosa per te importante.

Devi intendere il bisogno come una necessità fondamentale dell’essere umano, che genera appunto una mancanza da compensare a diversi livelli. E, in conseguenza di ciò, il bisogno diventa una spinta motivazionale ad agire in qualche senso per soddisfarlo.

Quindi, dentro il bisogno ci sono il desiderio e la mancanza di qualche cosa, ma anche la spinta a cambiare il tuo stato per non sentire più questa mancanza.

Nel 1954 un noto studioso di nome Abram Maslow scrive un libro che diventerà una pietra miliare nel campo della psicologia (“Motivazione e personalità”), all’interno del quale si tratterà il tema dei bisogni leggendoli come degli step di complessità crescente. In poche parole, Maslow sostiene che ci sia una gerarchia nei bisogni e che, sanati quelli primari, l’essere umano sia portato a soddisfare quelli di ordine superiore, e via dicendo.

Si parla, infatti, di piramide dei bisogni: alla base ci sarebbero quelli che vengono definiti bisogni fisiologici (fame, sonno e simili), poi seguirebbero quelli di sicurezza (salute, protezione), quelli di appartenenza (affetto, identificazione), quelli di stima (realizzazione, successo) e, infine, quelli di autorealizzazione. Successivamente, Maslow parlerà anche di un ordine ancora più complesso di bisogni, cioè quelli di trascendenza e spiritualità.

L’obiezione maggiore che è stata fatta a questa teoria è quella che non può esserci una divisione così gerarchica quando si parla di bisogni e che potremmo sentire, nello stesso tempo, la necessità di soddisfare dei bisogni più basilari insieme a degli altri più complessi.

La piramide di bisogni, secondo me, può essere utile per riflettere su come, all’inizio della vita, i bisogni si presentano come necessità fisiologiche, per poi evolversi sempre di più: per esempio, all’inizio un bambino percepisce degli stimoli corporei che solo grazie alle sue figure di riferimento andrà poi ad identificare come fame o freddo. Dopo inizierà a sentire il bisogno di sicurezza e protezione, e via dicendo.

Ti starai forse chiedendo perché è così importante parlare di bisogni e andare a comprenderli: se ci pensi, spesso sei spinta/o ad agire proprio sulla base di un bisogno specifico e, se ne sei consapevole, è molto più facile che tu te ne possa prendere cura.

 

Come nasce un bisogno

 

Devi sapere che nasci naturalmente in contatto con la tua esperienza e i tuoi bisogni ma, crescendo, può succedere che dovrai imparare a “rinunciare” ai tuoi bisogni perché sono in contrasto con chi ti sta accanto.

Per farti un esempio banale, se da bambina/o sei triste e hai voglia di piangere per sfogarti, imparerai a negare questo bisogno se l’ambiente che ti circonda ti manda il messaggio che il pianto non è ben accetto, e via dicendo.

Si genera, allora, una sorta di incongruenza tra ciò che tu senti e ciò che il mondo esterno si aspetta da te: uno degli epiloghi peggiori di tutto questo è che la pressione esterna è talmente forte che sei portata/o a rinnegare completamente la tua intera esperienza per sopravvivere.

A questo punto non farai più il passaggio di sentire un qualcosa e rinnegarlo, ma non sentirai proprio più nulla: questo è quello che intendiamo per incongruenza e mancanza di contatto con la tua esperienza interiore.

Ti sembrerà strano, ma ti assicuro che è molto frequente ritrovarsi all’interno di questo meccanismo senza nemmeno rendercene conto.

Quante volte ti è capitato di dirti che avevi bisogno di una data cosa e, nello stesso tempo, di mettere sotto il tappeto quel bisogno perché non era compatibile con le richieste del tuo ambiente? O quante volte senti che non hai un senso, che cerchi un qualcosa ma non sai nemmeno cosa sia? In questo caso, lo “scollamento” è ancora più forte e senti un “disagio senza nome” che spesso ti costringe a fermarti un attimo per farti delle domande perché diventa impossibile da sopportare.

Ecco che, allora, diventa necessario riappropriarti del tuo sentire, e quindi dei tuoi bisogni, per ristabilire la fisiologica “connessione interiore” che avevi perso. Questo significa prenderti davvero cura di te e dei tuoi bisogni, esercitando il coraggio necessario a dare loro una voce anche se vanno in contrasto con l’ambiente che ti circonda.

Questa è un’operazione molto complicata, frutto di un lavoro ben preciso fatto di contatto emotivo, accettazione, legittimazione e compassione. La psicoterapia è lo strumento principale per fare questo, ma puoi iniziare ad entrare in contatto con te anche tramite dei “piccoli” passi che puoi fare nel tuo quotidiano.

 

Bisogni e cura di sé

 

Come abbiamo appena detto, puoi prenderti cura di te solo se impari a riconoscere i tuoi bisogni e a dare loro voce. Ecco qui alcuni spunti utili che puoi esercitare nel tuo quotidiano per allenarti in tal senso.

 

1. Chiediti come stai.

 

Quante volte al giorno ti fermi a chiederti come stai? Magari la tua risposta sarà nessuna. Siamo così tanto immersi nel vortice delle cose da fare, oltre che da pensare, che diventiamo proprio l’ultima ruota del carro.

Chiedersi come ci si sente apre ad una dimensione di contatto con noi stessi, oltre a passarci il messaggio che siamo molto importanti e che abbiamo a cuore il nostro benessere.

 

2. Entra in contatto con l’emozione e pratica l’accettazione.

 

Magari spesso non ti vuoi chiedere come stai perché hai paura della risposta che devi darti, ti torna? Tendiamo ad allontanare da noi stessi qualsiasi possibilità di contatto e ascolto proprio perché temiamo di sentire.

E temiamo di sentire per lo più quelle emozioni che definiamo spiacevoli, magari con il mito che se le sentiamo ci inghiottiranno per sempre in un buco nero.

Se, invece, impari ad accettare e accogliere sempre di più ciò che provi ti sembrerà senza dubbio meno pericoloso.

 

3. Chiediti cosa ti sta dicendo questa emozione e che bisogno ti sta mostrando.

 

Dietro un’emozione c’è quasi sempre un bisogno ben preciso. E, se ti legittimi l’emozione stessa, sei pronta/o per dare voce al bisogno insito in quella data emozione. Sforzati di dargli un nome e un cognome, non per spaccare il capello in due ma per avvicinarti il più possibile alla tua esperienza interna.

 

4. Ascoltati e accogli il tuo bisogno come legittimo, chiedendoti come puoi soddisfarlo al meglio.

 

Nel momento in cui hai identificato il tuo bisogno cerca di non fargli il processo: non so se ti è mai successo, ma può accadere che magari arrivi anche ad identificare un dato bisogno, ma lo vai a giudicare come sbagliato e simili.

Parti, invece, dal presupposto che, se c’è, il tuo bisogno è legittimo e ha diritto di esserci. Senza se e senza ma. Solo così potrai accoglierlo davvero e iniziare a riflettere su come puoi soddisfarlo, agendo poi in tal senso.

 

Mi rendo conto che, detto così, sembra tutto molto semplice e quasi banale: ti assicuro che, invece, il processo di scoperta onesta dei propri bisogni può essere molto complesso, tanto più complicata è la tua storia di vita. Ma, nello stesso tempo, ricordati che nulla è già scritto e che hai tutte le carte in regola per prenderti cura di te e dei tuoi bisogni. Buon lavoro!

 

Ecco, come sempre, qualche spunto per approfondire:

- “Motivazione e personalità”, di Abram Maslow.

- “Verso una psicologia dell’essere”, di Abram Maslow.

- “I doni dell’imperfezione”, di Brenè Brown.

- “Guarisci te stesso”, di Saki Santorelli.

 

 

 

 

 

 Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.