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Liber-ando "I doni dell'imperfezione"

Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale


Ho preso questo libro su suggerimento di un’amica, che lo consigliava perché caratterizzato dalla presenza di diversi spunti di riflessione per la propria crescita personale.

Mi permetto di dire che, per gli “addetti ai lavori”, non dice nulla di così nuovo o rivoluzionario ma può, invece, essere di grande aiuto per chi è bianco della materia.

Da studiosa di temi quali la vergogna e la vulnerabilità, la Brown affronta il discorso sull’imperfezione e la ricerca di una vita autentica partendo dall’assunto che è proprio attraversando l’ombra che si può trovare la luce.

Detto in altri termini, insiste tanto sul fatto che non si può parlare solo “in positivo” o andare alla ricerca di ricette varie per essere felici: ci si deve sporcare le mani, e andare al nocciolo delle proprie ferite vivendole prima di curarle.

Questo significa guardare in faccia la propria storia prima di farci pace e lasciarla andare, affrontare con coraggio la propria imperfezione prima di trovare pace. Una pace che non è data, appunto, in maniera posticcia, ma che si presenta come un processo, un viaggio verso l’equilibrio interiore che non può prescindere dall’affrontare le proprie parti paludose.

Una scrittura a mio avviso fresca e diretta, appassionata e attenta, carica di “cuore” perché intrisa di storie personali di vita vissuta sul tema della fragilità che la stessa autrice decide di donarci. Un libro ricco, che consiglio a chi vuole incontrarsi e “ripartire da sé” per ritrovarsi nei suoi vissuti e bisogni più profondi.  

 

  

3 COSE CHE HO IMPARATO LEGGENDO QUESTO LIBRO

 

 

1. L’autenticità è un processo.

 

Nel testo si parla tanto dell’importanza di essere se stessi, rischiando di toglierci tutte quelle maschere che ci rendono più “accettabili” nei confronti degli altri.

L’autrice individua alla base dell’autenticità tre aspetti: il coraggio di essere e mostrarci imperfetti, la connessione con noi stessi e gli altri nel sentirci tutti uniti dalle stesse fragilità, e la compassione, intesa come gentilezza e accettazione profonda di ciò che siamo.

Ciò che mi colpisce di tutto questo discorso è proprio il fatto che l’autenticità non è un qualcosa che hai o meno: la costruisci vivendo e sperimentando le tue vulnerabilità. In questo senso, possiamo parlare più di processo che di traguardo.

 

2. Il miracolo della vulnerabilità.

 

Un'altra riflessione che mi porto dietro da questa lettura, forse la più importante per me, è quella relativa alla vulnerabilità e alle potenzialità che essa nasconde dentro di sé.

Elogiare la vulnerabilità e l’imperfezione ti può sembrare un assurdo ma, se ci pensi, abbracciando davvero la tua precarietà (con tutta la paura rispetto a ciò che perderai nella vita) senza negarla, ti puoi permettere di trasformarla in gratitudine.

In parole povere, se sto vivendo un momento felice è quasi sicuro che penserò che non sarà per sempre, e questo pensiero mi paralizzerà. Se, invece, non mi fermo solo a questa consapevolezza, il moto di ringraziamento per quello che sto vivendo adesso mi permetterà di sperimentare la gioia e la felicità per ciò che ho, e non il senso di fragilità e perdita che il momento bello, purtroppo, si porta con sé.

Questo mi fa riflettere su quanto sia importante trasformare la propria fragilità in forza, la propria precarietà di vita in gratitudine guardandola in faccia.

 

3. L’importanza dell’auto compassione.

 

Un po’ in linea con il punto precedente, se imparo ad abbracciare davvero la mia imperfezione/vulnerabilità/precarietà guarderò a me stessa con gentilezza e accettazione, non con critica e giudizio negativo.

Avere compassione di sé, dice l’autrice, significa dare voce alle proprie ferite senza nasconderle a noi stessi e agli altri, facendole diventare invece motivo di incontro e relazione con noi stessi, ma anche con gli altri.

Infatti, se imparo ad essere compassionevole con me stessa, posso poi esserlo con gli altri, proprio perché riconosco in loro le mie stesse fragilità e debolezze.

 

 

 

CITAZIONE PREFERITA

 

“Vivere in modo incondizionato significa prendere parte attiva alla nostra esistenza da una posizione di merito. Significa coltivare il coraggio, la compassione e la connessione, per svegliarsi la mattina e pensare <<Non importa ciò che riesco a fare e ciò che mi resta da fare, io sono abbastanza>>. Significa andare a letto la sera pensando:<<Si, sono imperfetta e vulnerabile, e a volte ho paura, ma questo non cambia la verità, e cioè che sono anche coraggiosa e merito amore e senso di appartenenza>>”

 

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.