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Liber-ando "Autoanalisi transazionale"

Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale


Quello che ti racconto oggi è un testo degli anni ’80, quindi molto datato, che si rivela, però, attuale. Partendo da dei concetti chiave dell’Analisi Transazionale, si presenta come un manualetto utile a stimolare la nostra consapevolezza rispetto a ciò che abbiamo dentro e a come funzioniamo.

L’Analisi Transazionale è un approccio psicoterapeutico che deriva dalla Psicoanalisi ma se ne distanzia per molti punti.

Per fartela breve, postula che dentro di noi ci siano tre parti (Adulto, Genitore e Bambino), che vengono fuori nelle nostra vita e che determinano tutte le nostre transazioni, cioè le nostre interazioni con il mondo esterno. Queste parti sono strutture formate da pensieri, sentimenti e comportamenti e determinano ciò che definiamo la nostra personalità.

Queste parti si strutturano in modo preciso a partire dalla nascita, e determineranno il tipo di persone che saremo. Un ruolo importante in questo è, ovviamente, ricoperto dalla nostra famiglia e dal tipo di “rinforzi” che abbiamo ricevuto nel corso del tempo: ciò che siamo e le nostre eventuali difficoltà dipendono dai “messaggi” che abbiamo ricevuto dalle nostre figure di riferimento, messaggi che contribuiranno a farci sviluppare certi copioni di vita piuttosto che altri.

Il discorso è molto più complesso e difficile di quello che ho sintetizzato, ma può essere adeguatamente compreso anche dai non addetti ai lavori proprio grazie all’opera di semplificazione e chiarificazione attuata dall’autrice.

Ricco di schemi, esempi pratici e spunti di riflessione sotto forma di domande, questo libro è a mio avviso utile se vuoi iniziare a fare chiarezza dentro di te e a conoscerti meglio.

 

 

 

3 COSE CHE HO IMPARATO LEGGENDO QUESTO LIBRO

 

 

 

1. Le parti sono “parte” di te.

 

Ho usato apposta questo gioco di parole, perché credo che possa riassumere efficacemente una delle importanti verità racchiuse in questo libro. Abbiamo diverse parti dentro di noi e, che ti piaccia o no, esse intervengono nel nostro quotidiano continuamente.

Il punto, però, non è considerarle come “elementi estranei” su cui non abbiamo potere e che, di base, potrebbero essere pericolose ma, al contrario, come aspetti “normali” di noi stessi e della nostra storia.

Ora, ci sono sicuramente delle situazioni nelle quali queste parti sono vissute come “non-me” e vengono rifiutate senza integrarle nella consapevolezza. In condizioni “normali”, però, il passaggio fondamentale che, invece, dobbiamo e possiamo fare è proprio quello di conoscerle, di entrarci in contatto, di accoglierle per metterle al servizio della nostra vita nella maniera più funzionale possibile.

Ed ecco che la consapevolezza e l’analisi diventano un passaggio obbligato per farlo.

 

 

2. Il segreto è l’equilibrio.

 

Altro punto fondamentale che emerge da questo testo è l’importanza dell’equilibrare le nostre parti, armonizzarle. I vari grafici presenti, tipici dell’Analisi Transazionale, rendono bene l’idea anche visivamente: se ne prevale troppo una a discapito delle altre vedremo un cerchio più grande rispetto agli altri, mentre se le parti sono in equilibrio i cerchi saranno di pari grandezza.

Questo per dire che nel nostro condominio interiore è fondamentale che ci sia un “amministratore”, un qualcosa che vada, cioè, a mettere in contatto le varie parti tra loro esercitando una sorta di mediazione.

Nessuna parte è sbagliata in sé: può diventare disfunzionale se prende troppo il sopravvento sulle altre, perché ci rende rigidi e poco in grado di adattarci alla vita e alle nostre relazioni.

Il segreto è l’equilibrio sempre e comunque, e dobbiamo sviluppare gradualmente una sorta di “Io osservante” in grado di diventare l’amministratore e di fare da mediatore.

E come si diventa amministratori? In un certo senso tirandosi fuori dalle dinamiche: osservando da fuori le parti e mantenendosi neutrali rispetto ad esse, adottando un atteggiamento curioso e non giudicante. Solo così potrai sviluppare l’ascolto e l’accoglienza, ma anche avere la lucidità per armonizzare e creare equilibrio.

 

 

3. Il potere delle carezze.

 

La parte che mi ha toccato di più mentre leggevo è stata proprio quella delle carezze. Per fartela breve, l’autrice ci dice che da quando nasciamo riceviamo continuamente delle carezze, cioè dei riconoscimenti che ci arrivano dagli altri. Questi possono essere positivi (elogi e complimenti) o negativi (giudizi, critiche), condizionati (li ricevi se sei in un certo modo o fai una certa cosa) e incondizionati (li ricevi perché esisti).

Le carezze plasmano ciò che siamo, ci fanno esistere paradossalmente. Infatti, come accade molto spesso, siamo alla continua ricerca di queste carezze, anche se dovessero essere di natura negativa: in sostanza, meglio essere visti con una carezza negativa che non essere visti proprio.

Questo è un aspetto molto importante, perché ci fa vedere quanto i nostri copioni di vita siano legati al tipo di carezze che abbiamo ricevuto: abbiamo maggiore probabilità di ricercare e ottenere dagli altri proprio quelle carezze che abbiamo ricevuto all’origine.

Questo ci fa capire quanto sia importante chiedersi quali carezze abbiamo ricevuto di più e sviluppare una consapevolezza positiva che ci permetta di non reiterare un copione se è disfunzionale.

 

 

 

 

 

CITAZIONE PREFERITA

 

“Gli stati dell’Io non sono ruoli, ma sono parti reali, distinte di ciascuno di noi, che insieme costituiscono la totalità di noi stessi. Noi ci troviamo sempre nell’uno o nell’altro dei nostri stati dell’Io”

 

 

 

 

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.