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"Soffro lo stress!"

Quando essere stressati fa bene


Ricordi quella vecchia canzone dei Velvet che ripeteva continuamente la frase “soffro lo stress, io soffro lo stress, sono stanco e fuori forma”? Rendeva, secondo me, un argomento “difficile” quasi simpatico ed ironico.

Ebbene si, lo stress è arrivato anche in questo blog! Ho deciso di affrontare l’argomento proprio perché è ormai diventato la “malattia del secolo” e sembra non risparmiare nessuno, bambini compresi.

Mi sento dire così tante volte le parole “sono stressata/o” o “è colpa dello stress” che mi sembra doveroso andare a sfatare qualche mito su questo stato così tanto temuto dai più.

Quante volte è capitato anche a te di fare il disco rotto dicendo a chiunque che sei stressata/o? Non so se sei d’accordo, ma spesso usiamo la parola stress come sinonimo di difficoltà, disagio, problemi, paura, tristezza, agitazione …. Mettendo tutto nel calderone dello stress, però, facciamo due operazioni in una: tendiamo a demonizzare questo stato senza nemmeno sapere bene di che si tratta, ed evitiamo di stare davvero con ciò che sentiamo e che, magari, in realtà non ha nulla a che fare con lo stress.

Lo stress, infatti, può trasformarsi in una risorsa molto potente, se solo impari a conoscerlo e non scappi a gambe levate davanti alle prime avvisaglie di disagio. Se sei interessata/o a capire come e perché, questo è il posto giusto per te!

 

E’ tutta colpa dello stress

 

Questo “povero” stress, come già anticipato nell’introduzione, sta diventando il ricettacolo di qualsiasi difficoltà, interna o esterna che sia. Siamo portati quasi automaticamente ad attribuire la colpa dei nostri malesseri allo stress, come se ormai qualsiasi (o quasi) cosa che ci accade debba necessariamente essere portatrice di stress.

Il lavoro, qualunque lavoro, è fonte primaria di stress. Il matrimonio, il trasloco, le bollette, cucinare, i figli sono fonte di stress. Anche le vacanze sono diventate stressanti! Adesso sto volutamente esagerando e banalizzando per farti riflettere sul fatto che la nostra cultura, in particolare quella occidentale, sta sviluppando oggi più di ieri il mito del “confort ad ogni costo”.

Dobbiamo essere tutti sempre felici, super belli, senza problemi, di successo, con la strada spianata in ogni campo, sereni … serve altro? Negli ultimi tempi, a mio avviso, si è fatta strada una tale paura del malessere, dell’insuccesso, del fallimento, delle difficoltà che anche delle banali “deviazioni” dalle nostre zone di confort vengono vissute come le più totali catastrofi.

Sei d’accordo? E non appena percepiamo dentro o fuori di noi un qualcosa che, anche a livello impercettibile, non ci torna siamo pronti ad attivarci per eliminare lo “sconfort” e tornare nel confort.

Questo non significa che non esistano situazioni devastanti e traumatiche per chiunque, e che possono davvero andare ad alterare in maniera profonda i propri equilibri generando un carico di stress davvero elevato: decido di mettere da parte tutta la sfera del trauma a vari livelli, perché adesso voglio occuparmi di “normali” situazioni quotidiane.

Ma che cos’è lo stress? Hans Selye fu lo studioso che può essere definito il “padre dello stress”, perché fu il primo a fare ricerche in merito in maniera sistematica e a parlare di questo argomento in modo scientifico. Egli definisce lo stress una sorta di reazione dell’organismo a stimoli esterni ed interni che vanno ad alterare l’equilibrio della Persona.

In parole povere è come se scattasse una sorta di “allarme interno” nel momento in cui le richieste che riceviamo superano, anche apparentemente, le risorse che pensiamo di avere a disposizione. Quindi, più le richieste dell’ambiente esterno e quelle che arrivano dal mio mondo interno non saranno proporzionate alle risorse esterne e interne che possiedo, più mi sentirò stressata/o. E mi sentirò così perché, probabilmente, dovrò investire più energia di quella che possiedo per fronteggiare la situazione.

Hai mai sentito il peso di una situazione che è diventata davvero difficile da affrontare? E hai sentito come se non avessi la forza, nè fisica che mentale, per portare il tuo peso? Questa, probabilmente, è una sensazione di stress.

Più recentemente David Lazzari ha parlato della bilancia dello stress, riferendosi proprio allo sbilanciamento esistente tra richieste e risorse, che è alla base dello stress percepito. E, se di bilanciamento o sbilanciamento si tratta, questo può farti capire che hai un potere a riguardo.

Hai il potere di intervenire per “bilanciare” il rapporto tra richieste e risorse, andando a trasformare lo stress “cattivo” (distress) in stress “buono” (eustress).

 

Radiografia dello stress

 

Lo stress può avere profonde ripercussioni sia a livello fisico, che psicologico e comportamentale. Solo per farti qualche esempio, a livello fisico uno stress elevato può causare pressione alta, un calo delle difese immunitarie, mal di tesa, tensione muscolare e mal di schiena, problemi gastrici, eruzioni cutanee, disturbi del sonno e stanchezza.

A livello psicologico non è infrequente sperimentare ansia, depressione, irritabilità, impotenza e frustrazione. Tutto questo si ripercuote, poi, anche a livello comportamentale: si iniziano, magari, ad assumere cattive abitudini alimentari o a fare uso di sostanze, si diventa impazienti, si tende a procrastinare, non si riescono a portare a termine i propri progetti, non si pensa in modo lucido, ci si chiude in se stessi o si incrinano delle relazioni a causa degli scatti di rabbia e dell’irritabilità.

Come avrai sperimentato anche tu, una situazione difficile può avere diverse ripercussioni nella tua vita, soprattutto se sono presenti specifiche condizioni. Ma, nello stesso tempo, può anche non causarti nessuna di queste manifestazioni: tra un attimo andremo a vedere cosa può fare la differenza.

Infatti, se ripensi alla tua vita e ai tuoi eventi stressanti, noterai che ci sono situazioni che hai percepito come più stressanti di altre. Questo perché ci sono degli aspetti che influiscono sullo stress percepito, come l’entità della situazione che causa stress, la presenza di più agenti stressanti insieme, l’imprevedibilità, il senso di non controllo, la mancanza di supporto sociale.

Oltre questi aspetti ce ne sono, però, degli altri altrettanto importanti che hanno a che vedere con ciò che sei tu: la tua personalità, le strategie di coping che adotti, il tuo stile cognitivo. Guarda caso, è stato visto che le persone più a rischio per lo stress sono proprio quelle più pessimiste, che hanno paura del cambiamento, scarsa autostima, poco contatto con le loro emozioni e poca capacità di esprimerle, scarsi contatti relazionali.

Allora, può essere sensato intervenire anche sugli aspetti personali per modificare la tua percezione dello stress? Penso di si.

Infatti, una componente rilevante quando parliamo di stress è il tuo modo di reagirvi, che in gergo si chiama coping. Possiamo dire che il coping ha due forme principali: la persona può focalizzarsi sullo specifico problema o situazione insorti, cercando di trovare un modo per cambiarli o evitarli in futuro (coping centrato sul problema), oppure può anche impegnarsi ad alleviare le emozioni associate alla situazione stressante, anche se la situazione in sé non può essere modificata (coping centrato sulle emozioni).

I dati raccolti dalla ricerca mostrano che, dopo uno stress, chi adotta una strategia rimuginativa ha una minore probabilità di intraprendere un problem solving adeguato, mentre le persone che tendono a gestire in maniera attiva il loro stress hanno maggiori probabilità di affrontare l’agente stressante in maniera funzionale, percependolo anche come meno invasivo.

In poche parole, no all’evitamento, al pessimismo, al senso di colpa, alla passività, all’assenza di controllo e pianificazione. Si al senso di padronanza, all’assumersi la responsabilità delle proprie soluzioni, alla positività e alla fiducia, alla pianificazione.

Ma, in pratica, come si può gestire lo stress?

 

Dimmi come guardi lo stress e ti dirò chi sei

 

Parliamo di gestione dello stress quando facciamo uno zoom sulle strategie che adottiamo per farvi fronte. Mi riferisco a tutte quelle procedure, di matrice interna o esterna, che servono ad alleviare gli effetti dello stress sulla Persona.

Andiamo da strategie focalizzate sull’esterno, che cambiano l’ambiente o le abitudini, a quelle più legate alla modificazione di aspetti interni, come cambiare il modo di vedere le cose e il modo di rispondere emotivamente a fattori stressanti. Infine, ci sono tecniche che si basano sulla riduzione del livello di attivazione, come il rilassamento, il training autogeno o la meditazione.

Parleremo di queste strategie in un post a parte!

Quello su cui voglio farti riflettere adesso, invece, è proprio il fatto che un aspetto di te che può incidere molto sul tuo stress è proprio il tuo modo di leggere la realtà. Come a dire che lo stress esiste se vedi le cose in un certo modo!

Ti sembrerà strano, mi rendo conto, ma ciò che può fare molto la differenza non è tanto l’entità del tuo stressor, ma il tuo modo di leggerlo. La ricerca dimostra, per esempio, che le Persone che tendono ad attribuire gli eventi negativi a cause interne, stabili e globali, hanno maggiori probabilità di sviluppare impotenza appresa e di ammalarsi dopo aver sperimentato tali eventi.

Le Persone resistenti, invece, tendono a considerare gli eventi stressanti come sfide e hanno un forte senso di controllo personale (e queste caratteristiche possono proteggerle dallo sviluppo di malattie organiche in momenti di stress). Inoltre, le Persone in grado di trovare un significato ad un evento traumatico hanno minori probabilità di sviluppare problemi emotivi.

Quello che potremmo definire un “coping centrato sul significato” è uno stile di coping che si è dimostrato essere fortemente correlato con la sperimentazione di emozioni positive e nel quale le Persone attingono alle proprie credenze, valori, obiettivi esistenziali per riuscire a trovare la motivazione necessaria per fronteggiare lo stress.

Gli elementi portanti di questo tipo di coping sono: la comprensione dell’evento stressante non solo come un ostacolo al raggiungimento dei propri obiettivi, ma anche come portatore di benefici quali accrescimento della saggezza, della pazienza e della competenza. Altri elementi che lo caratterizzano sono, per esempio, la capacità di associare alla quotidianità dei nostri gesti delle emozioni positive e lo sforzo cognitivo con il quale ricordiamo costantemente a noi stessi tutti i possibili benefici che possiamo ricavare dall’esperienza stressante.

Questo per dirti che lo stress, per quanto possa essere determinato da eventi oggettivi, arriva nel momento in cui tu decidi di farlo arrivare: se ci pensi, vedere lo stress con altri occhiali potrebbe portarti vitalità, energia e senso di padronanza. Ecco che, allora, anche un evento attivante “in negativo” può diventare, invece, motivo di grande crescita e sviluppo personale. Se solo impari a rispondervi in modi diversi da quelli che immagini e che conosci.

 

E tu, da che parti stai? Senti di poter lavorare sulla tua relazione con lo stress? Quanto ci credi?

 

Come di consueto, ecco qualche testo per approfondire:

Bilancia il tuo stress. Una guida efficace per gestire al meglio le tue energie e ritrovare l’equilibrio”, di David Lazzari.

Il lato positivo dello stress”, di Kelly McGonigal.

La promozione della salute”, di Alberto Zucconi e Patty Howel.

 

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.