· 

Liber-ando sotto l'ombrellone

Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale


Ed anche quest’anno un po’ per tutti sono arrivate le ferie (o almeno si spera!). Quale occasione migliore per mettersi un po’ a leggere sotto l’ombrellone?

Eccoti 3 spunti lettura, semplici ma “di spessore”.

 

 

“Alchimia emotiva. Come la mente può curare il cuore” di Tara Bennet Goleman

 

Questo è un libro che, per forza di cose, ti porta a riflettere. A riflettere su chi sei, verso dove stai andando nella tua vita, su quali sono i tuoi “copioni” di vita.

Per permetterti di fare queste riflessioni Tara Goleman mette insieme due degli approcci principali sui quali si è formata e sui quali ha, poi, basato il suo operare clinico: la terapia degli schemi e la mindfulness.

Non mi soffermo qui su che cosa siano questi due approcci sia perché ne ho parlato in altri post, sia perché nel testo ci sono già delle spiegazioni molto puntuali in merito. Ti basti sapere che se impari a conoscerti e a riconoscere quali sono gli schemi emotivi che attivi in maniera puntuale nella tua vita potrai, poi, pian piano avvicinarli e gestirli.

Il titolo stesso del libro la dice lunga: l’obiettivo principale degli alchimisti era quello di “trasformare” un qualcosa di meno nobile, come per esempio il piombo, in oro, materiale regale e pregiato. E quello che la Goleman prova a spiegarti con il suo libro è proprio il “segreto dell’alchimia emotiva”: come trasformarti, e come diventare la migliore versione di te dopo aver attraversato la “notte dell’anima”. 

 

3 cose che ho imparato dalla lettura di questo libro:

 

1. Puoi passare dalla confusione alla chiarezza.

 

Spesso, senza averne la minima consapevolezza, riattiviamo dentro e fuori di noi schemi emotivi di esperienze precedenti, che si portano dentro i segni di una o più ferite. E’ come se lo schema di cui sei in qualche modo vittima non ti permettesse di vedere le cose per quello che realmente sono, ma ti portasse a “distorcere” la tua realtà, andandola a leggere sulla base dello schema che si è attivato.

Come ci spiega l’autrice, puoi passare da uno stato di confusione indifferenziata ad uno di chiarezza decidendo di esercitare la piena consapevolezza: puoi decidere, cioè, di vivere il tuo presente attimo dopo attimo, registrando e accogliendo tutto ciò che arriva senza paura e senza giudizio.

 

2. Il processo è più importante del risultato.

 

Un’altra cosa che ho appreso dalla lettura del testo è che siamo abituati a focalizzarci solo sulla meta, perdendo di vista i “passi” che ci portano a quel dato traguardo. La pratica della mindfulness può essere utile anche per esercitare la pazienza dentro di noi: se provo dolore, disagio o tristezza e il mio unico obiettivo è quello di cancellarle dalla mia vita, non otterrò ciò che voglio.

Se percorro una strada, fatta di salite ma anche di discese, di imprevisti e di certezze, arriverò al traguardo con maggiore padronanza, oltre che forza interiore. Perché non sono scappata da ciò che mi faceva male, ma l’ho incontrato camminandoci insieme per un po’.

 

3. Puoi intervenire sui tuoi schemi.

 

Leggere questo libro ha riattivato dentro di me un senso di potere personale che reputo davvero molto costruttivo, oltre che “energizzante”. Gli spunti presenti, anche sottoforma di esercizi pratici, ti danno davvero l’idea che tu hai il potere di intervenire per migliorarti: tu puoi scegliere se farlo o no, e tu puoi scegliere come.

Questo, secondo me, può dare a chi legge un profondo senso di speranza e fiducia, perché è come se, in qualche modo, indicasse un percorso, come se lasciasse a te la libertà di fare o non fare sottolineando comunque che possiedi tutte le risorse possibili per farlo.  

 

Citazione preferita:

 

“Quando riusciamo ad aprirci a sentimenti che abbiamo evitato, magari per anni, scopriamo che non dobbiamo più averne paura. Ci vuole coraggio per guardare onestamente la nostra mente, le nostre reazioni e i nostri schemi emotivi. Ci vuole forza d’animo per guardare senza compromessi le nostre paure e il nostro aggrapparci alle cose, senza scappare né smorzare i nostri sentimenti, o nasconderci dietro scuse. Una simile onestà ci chiede di entrare in empatia con noi stessi, rimanendo connessi alla nostra esperienza, indipendentemente da quanto dispiacere, dolore o sconforto possa portare. Equivale ad un atto di bontà verso se stessi”.

 

 

“Le parole per dirlo” di Marie Cardinal

 

Questa è la storia di un’analisi raccontata in prima persona dalla paziente, che è poi la stessa autrice. Scrittura molto introspettiva ed incentrata su vissuti senza dubbio personali e intimi ma, in qualche modo, universali. Si descrive un’esperienza, quella della terapia, fatta di conquiste, ma anche di difficoltà e momenti bui: un’esperienza che, proprio quando pensi di non avere più un domani, ti può permettere di “rinascere” davvero.

 

 3 cose che ho imparato dalla lettura di questo libro:

  

1. Dopo passa.

 

Come una mamma che consola il suo bambino che si è fatto la bua, se ricordi a te stessa/o che qualsiasi cosa tu stia provando in questo momento “dopo passa” puoi diventare la “mamma simbolica” di te stessa/o, imparando a stare anche con tutto quello che ti fa male. Questa sorta di “auto consolazione” può darti forza per affrontare e/o accettare quello che di difficile ti succede, andando pian piano a togliere la convinzione molto diffusa che se si sta male sarà per sempre.

L’autrice, infatti, descrive i vari momenti di sconforto e angoscia sperimentati e poi superati sia prima che durante il suo percorso terapeutico: questo per dire che se vuoi curare una ferita è necessario medicarla. E, all’inizio, la medicazione brucia e fa male. Ma dopo passa.

 

2. Impara a conoscerti.

 

Pensiamo di essere in contatto con noi stessi e di conoscerci profondamente ma, molto spesso, non è così. Questo non significa che dentro di noi ci sono verità sommerse e, chissà, terrificanti (eppure, qualcuno la pensa proprio così!) di cui non siamo minimamente consapevoli: avere consapevolezza significa che, in qualche modo, ciò che senti è più o meno in linea con ciò che pensi e con ciò che fai e, soprattutto, ha un nome, un cognome e un significato per te.

Un percorso terapeutico, come sottolinea in diversi passaggi anche la Cardinal, può essere una grande opportunità per fermarci davvero ad incontrare noi stessi: attraverso il tuo raccontarti ad un’altra persona che ti accompagna lungo il cammino, puoi imparare a capirti ma, soprattutto, puoi incontrare e abbracciare tutte le varie “parti” che hai dentro, mettendole in comunicazione.

 

3. La terapia come “seconda occasione”.

 

Non so se ne hai mai fatto esperienza, ma una delle cose che accadono più frequentemente durante un percorso di terapia è proprio la sensazione di avere una “seconda occasione”. E’ come se, curando le tue ferite, inizi a darti la possibilità di “rivedere” sia l’immagine di te che quella degli altri vicino a te. Questo può voler dire diventare molto più accettante verso le cose che tolleri meno di te stessa/o, ma anche verso le mancanze altrui.

Potresti provare compassione, un senso di “pacificazione”, oppure una sensazione di distanziamento nei confronti di aspetti di te o degli altri che prima ti attivavano moltissimo. In questo senso possiamo parlare di seconda occasione: la Cardinal parla addirittura di rinascita, proprio perché è come se, davvero, si cambiasse restando gli stessi.

 

 

Citazione preferita:

 

Ogni volta che ho aperto una di quelle porte terrificanti mi sono accorta che il meccanismo della serratura era meno complicato di quanto pensassi e che laddove pensavo di trovare il terrore, la tortura, l’orrore, scoprivo soltanto una bambina sconvolta, infelice, terrorizzata, sottosopra. (…) Rivivevo con lei quei momenti, diventavo lei, sentivo la sua paura. Poi lei scompariva. Io mi svegliavo e mi mettevo a pulire il terreno appena conquistato. Il mio spazio diventava sempre più grande. Stavo meglio. Nella prima parte dell’analisi avevo ritrovato la salute e la libertà di servirmi del mio corpo. Ora cominciavo lentamente a scoprire me stessa”.

 

 

 “Il cavaliere che aveva un peso sul cuore” di Marcia Grad Powers

 

Scritto sottoforma di racconto fantastico, questo libro racconta la storia di un cammino di cambiamento. Il protagonista, Duke, è un uomo che per una serie di vicissitudini si scopre fragile e “appesantito” dalle sue difficoltà. Con l’aiuto di alcuni simpatici “maestri” impara che per ritrovare la serenità deve riorganizzare la sua vita ma, soprattutto, il suo modo di approcciarsi ad essa.

Capisce che per sperimentare la pienezza nella sua vita deve affrontare le sue paure e i suoi nodi interiori, il suo “vuoto” e la sua tristezza: e per intraprendere questo viaggio di rinascita,  scoprirà dentro di sé qualità che pensava di non possedere, come coraggio, accettazione e forza di volontà.

 

3 cose che ho imparato dalla lettura di questo libro:

 

1. La verità assoluta non esiste.

 

Spesso ci approcciamo alla nostra vita pieni di certezze e convinzioni dietro le quali ci nascondiamo. E’ più facile giudicarci e giudicare gli altri sulla base di convinzioni che riteniamo giuste a prescindere: purtroppo, però, porsi in questo modo ci porta a non vedere oltre il nostro naso. Ci fa perdere di vista, paradossalmente, molti aspetti di noi stessi e degli altri, proprio perché pensiamo di avere la verità in tasca.

Il protagonista del libro, infatti, passerà dall’essere estremamente convinto di alcune sue verità “preconfezionate” che lo portano a vivere male il suo presente, al comprendere che si può trovare la propria verità di volta in volta proprio quando si è liberi da schemi e pregiudizi.

 

2. Non ci può essere un reale incontro con l’altro senza l’autenticità.

 

Questo racconto mi ha regalato un’importante verità: riesci ad incontrare nel profondo un’altra Persona quando decidi di “toglierti la maschera”. Il protagonista incontrerà tutta una serie di simpatici e singolari maestri che lo accompagneranno lungo il cammino e, andando avanti con la lettura, si nota in maniera evidente il cambiamento che lui riuscirà a fare proprio nel modo di relazionarsi a questi compagni di viaggio.

Se prima era scettico, distaccato e, in qualche modo, giudicante verso di loro perché si faceva guidare dalla sua “maschera interiore”, con il tempo imparerà ad entrare in relazione in modo autentico. Iniziando a fidarsi di più di se stesso e ad accettarsi per quello che è, Duke inizierà ad incontrare davvero l’altro e anche ad affezionarcisi.

  

3. Se imparo ad ammettere che ho delle debolezze posso trasformarle in risorse.

 

Duke è l’emblema dell’uomo che “non deve chiedere mai”: è un cavaliere forte e sicuro di sé, che combatte e sconfigge draghi senza paura e che si pone anche nei confronti degli altri con una sorta di “superiorità presuntuosa”.

Nel momento in cui si scopre fragile e bisognoso, il mondo, ovviamente, gli crolla addosso e non sa più come muoversi: sperimenta delle parti di sé sconosciute, perché sono sempre state soffocate e rigettate, che in prima battuta non accetta. Ma, nel momento in cui impara a guardarle e a prendersene cura, inizia a scorgere nuovi orizzonti di possibilità anche nel dolore e nella fragilità.

 

 

Citazione preferita:

 

“La bestia cercò di distrarlo sputando fuoco tutt’intorno a lui, ma le fiamme ormai erano così piccole che Duke riusciva a spegnerle con gli stivali. Consapevole di aver perso la battaglia, il drago giocò l’ultima carta e tentò l’assalto diretto:<<Non riuscirai a battermi>> gridò con voce gracchiante. <<Non sei nulla senza di me. Io sono la tua parte più forte!>>. <<Non più!>> rispose Duke sicuro di se stesso. <<Io sono la mia parte più forte! La verità è con me! E’ per questo che stai diventando sempre più piccolo e inoffensivo. Non te ne accorgi? Guarda che fiammelle ti escono. E senti cosa dici!>>. Il drago fece un ultimo tentativo e gli si scagliò addosso. Questa volta la voce fu poco più di un sussurro e le fiamme solo scintille”.

 

 

E voi cosa leggerete questa estate? Buona lettura e buon relax!

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.