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"Si può dare di più"

La trappola della perfezione


Si dice che la perfezione non esiste, eppure ci sono persone che la ricercano continuamente.

Si dice che la perfezione non esiste, eppure continui a ripeterti da una vita che quello che sei e/o che fai non è mai abbastanza.

Si dice che la perfezione non esiste, eppure provi un senso di fallimento molto forte quando non raggiungi quello che volevi raggiungere.

Potremmo dire, allora, che la perfezione esiste?

Esiste nel momento in cui tu (e la tua storia) decidi di inseguire senza posa un qualcosa senza poterlo raggiungere mai.

Esiste tutte le volte che ti ripeti che, si, hai fatto qualcosa di buono ma potevi fare molto meglio. Esiste quando leggi la tua vita e le tue relazioni alla luce di una “prestazione”.

Oggi parliamo di perfezionismo e della grossa trappola che imprigiona moltissime persone: quella della continua ricerca della perfezione e dell’eterna sottomissione ad un modus vivendi che porta solo pressione, angoscia e tristezza.

Attenzione però, il mio intento non è quello di passarti il messaggio di accontentarti: tendere verso qualcosa di più e volersi migliorare nella vita è di per sé un aspetto fondamentale del nostro essere umani. Altro è vivere soggiogati da una sorta di “perfezionismo cattivo”, che ti fa perdere di vista la realtà delle cose e la spontaneità.

Ma andiamo per gradi: chi è il perfezionista?

 

Identikit del perfetto

 

Per aiutarti a capire se sei caduta/o nella trappola del perfezionismo ti elenco qui di seguito una serie di aspetti che caratterizzano grosso modo una persona perfezionista.

 

  • Tendi a ricercare situazioni e/o attività dove la tua riuscita è quasi certa.
  • Anche il minimo errore per te diventa un fallimento generalizzato e irreparabile.
  • Sei molto rigida/o e punitiva/o con te stessa/o e con chi ti sta attorno.
  • Tendi a procrastinare, proprio perché vuoi fare le cose in maniera così perfetta che poi finisci per non farle mai.
  • Sei sensibile alle critiche.
  • Tendi a bloccare e rifiutare le emozioni spiacevoli.
  • Hai difficoltà a stare nel qui ed ora dell’esperienza presente.
  • Non godi mai dei tuoi successi perché sei già proiettata/o verso quello che ancora non hai realizzato.
  • Ti senti spesso stanca/o e sotto pressione perché non ti puoi permettere di mollare o chiedere un aiuto: questo significherebbe per te essere un fallimento.
  • Sei dedita/o al lavoro e al “fare”, e dimentichi spesso di riposarti o di rilassarti.
  • Fai fatica a dormire bene.
  • Le emozioni a te più familiari sono la pressione, la frustrazione, la rabbia, il senso di colpa, l’insoddisfazione.
  • Ti approcci alla vita con una logica premi-punizioni.
  • Fai fatica ad essere spontanea/o e a contattare le tue emozioni.
  • A volte provi un senso di competizione e/o invidia verso gli altri.
  • Tendi a giudicare te stessa/o e gli altri.

Se ti sei ritrovata/o in questa descrizione di massima vuol dire che, molto probabilmente, sei un perfezionista. Ripeto, nulla di male a volersi migliorare e a tendere verso una maggiore realizzazione personale: la differenza sostanziale tra chi è vittima della trappola della perfezione e chi non lo è il fatto che, nel primo caso, si fa della perfezione da raggiungere l’unico scopo della vita (o quasi).

Scopo che non solo non si raggiungerà mai perché ci sarà sempre qualcosa che non andrà per il verso giusto, ma che causerà dentro una grande frustrazione e un profondo senso di pressione. Ogni cosa diventa un compito da svolgere, e non è possibile riservare nessuno spazio al divertimento o al relax.

Non so se hai mai provato qualcosa di simile, ma la tipica sensazione di chi tende ad essere un perfezionista è quella che il tempo non basti mai: vuoi essere una buona moglie, ma anche una madre perfetta, tenere sempre in ordine la casa, cucinare piatti succulenti, andare a lavoro ricoprendo un incarico di responsabilità, fare sport, occuparti delle questioni burocratiche della casa, tenere i contatti con le tue amiche, fare la rappresentante a scuola … altro?

Cosa puoi ricavare da tutto questo? Forse, nella maggior parte dei casi, ciò che alimenta questa corsa senza fine è l’illusione di avere il controllo. Più volte mi sono sentita dire frasi come “se sarò perfetta/o avrò il controllo”, oppure “solo chi è perfetto ha il potere di fare ciò che vuole”.

Sembra come se la sensazione di fare una cosa nel modo migliore (o anche di averla fatta meglio di chiunque altro) ti possa rendere immune dalle cadute, permettendoti di avere sempre o quasi il controllo delle situazioni in cui ti trovi.

Perché, se hai il controllo cosa succede? Per caso non rischi di soffrire? Non rischi di venire criticata/o per ciò che non hai fatto bene? Sei “di valore”?

E su questa serie di domande si apre una questione determinante: spesso si ricerca la perfezione per ottenere amore e riconoscimento. Come se tu dovessi valere o essere importante solo se fai o sei in un certo modo. Come se tu non potessi meritare un amore incondizionato che va oltre la tua prestazione e la tua riuscita.

 

Ferite dell’attaccamento e perfezionismo

 

“Mamma, guarda ho preso distinto!”: immagino una bambina di prima elementare che porta orgogliosa un foglio colorato alla sua mamma.

In questi pochi momenti si può giocare una relazione, può essere deciso il destino di una Persona.

Questa mamma potrebbe rispondere in modi diversissimi ma, forse per via della sua storia personale, dice con un tono serio e quasi accusatorio: “ah distinto, era meglio se avessi preso ottimo”. E immagino, ancora, questa stessa bambina spegnere il suo sorriso e tornare in camera a testa bassa con un messaggio scolpito sul cuore: “tu non sei abbastanza”.

L’equazione che tende a formarsi (spesso inconsapevolmente) nella testa e nel cuore di chi è vittima della trappola della perfezione è “se sarò perfetta/o sarò amata/o”.

Siamo davanti ad una relazione di attaccamento difficile, dove il bambino non è riconosciuto per quello che è, ma per quello che fa o che sa. Parliamo, infatti, di amore condizionato: un amore che esiste “a condizione che …”, e che quindi rischia di essere inarrivabile.

Di fronte ad una situazione del genere il bambino, che per sua natura ha estremo bisogno della vicinanza e della protezione della sua figura di riferimento, tenderà a fare il “bravo bambino”.

Hai mai fatto caso a quei bambini che non disturbano mai, che sono educatissimi, che non si arrabbiano e non chiedono mai nulla, che sono brillanti a scuola e in tutte le attività in cui vengono inseriti?

In apparenza potrebbero essere dei bambini da prendere come esempio, perfetti appunto. Invece, purtroppo, è qui che si annida una ferita profondissima che può scavare solchi enormi nella psiche dei piccoli, influenzando la loro vita in maniera netta.

Se capisco che per essere amata/o devo essere sempre la migliore, non sbagliare mai, essere perfetta in tutto quello che faccio sceglierò, per forza di cose, di mantenere degli standard elevati senza mai lamentarmi. Solo così, forse, potrò ottenere quello di cui ho bisogno: affetto, accettazione, amore.

Il problema, ancora peggio, sorge quando tutti gli sforzi fatti saranno vani: ci sarà sempre qualcuno più bravo di te, oppure quello che farai non sarà mai abbastanza, oppure il tuo risultato verrà “sminuito” come cosa normale e quasi dovuta.

Se ci fai caso, infatti, un aspetto che caratterizza chi ha questo tipo di trappola è che queste Persone non si sentono da meno e, anzi, riescono a rendersi conto che le loro prestazioni o i loro comportamenti sono spesso al di sopra di un’ipotetica linea di “demarcazione” del successo. Non si sentono da meno o incapaci, ma pensano di poter migliorare ancora, che quello che hanno ottenuto è “normale amministrazione”, e che c’è ancora molto da fare.

Incapaci di gioire per le conquiste, dopo una vittoria sono già proiettati verso la prossima sfida, escludendo qualsiasi possibilità di riposo, divertimento, gioco. Questo perché hanno imparato dalle loro figure criterio che quello che sono e fanno non è sufficiente.

Pensi che in questo modo potrai ottenere ciò che, forse, ti è mancato o ti è stato promesso “a patto che …”? Forse si, purtroppo.

E la ferita sarà ancora più grande nel momento in cui realizzerai (se lo realizzerai) che è una battaglia infinita e, ancora più importante, che questa battaglia non ti porterà da nessuna parte perché il tuo “nemico” troverà sempre qualche motivo per non darti quello che desideri così tanto.

Ecco che, allora, imparare a “fare il lutto” rispetto a questa verità, ma soprattutto rispetto a chi ci ha sempre dato un amore condizionato, può essere decisivo. Ti può portare, pian piano, a ritrovare tutte quelle parti di te che hai dovuto soffocare per “mendicare” l’amore di un altro. Ti può permettere, finalmente, di volerti realmente bene per quello che sei e non per quello che fai.

Ma cosa si può fare per “mitigare” almeno un minimo il proprio perfezionismo?

Nel prossimo post andremo a vedere, appunto, quali possono essere i passi utili per farlo.

 

Nel frattempo, come sempre, ti lascio qualche spunto di lettura per approfondire:

 

- “Nessuno è perfetto”, di M.M. Antony e R.P. Swinson.

- “Perfezionismo. Strategie per interrompere la procrastinazione, accettare se stessi e raggiungere i propri obiettivi”, di Taylor Newendorp.

- “La felicità in tasca. L’arte di vivere bene senza essere perfetti”, di Tal Ben-Shahar.

- “Reinventa la tua vita. Scoprite come modificare voi stessi e liberarvi dalle trappole che vi impediscono di cambiare la vostra vita”, di Jeffrey E. Young e Janet S. Klosko. 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.