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Liber-ando "Sei folletti nel mio cuore"

Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale


Oggi ti propongo un libro per bambini, che penso possa essere “illuminante” anche per gli adulti!

Parla di emozioni, e lo fa in un modo a mio avviso molto fresco e divertente.

E’ un libro che, attraverso l’uso della narrazione, ma anche della musica e della produzione artistica, aiuta i più piccoli ad identificare le loro emozioni, dando loro pieno diritto di espressione.

E’ la storia di Tommy, un bambino che i grandi definiscono “troppo sensibile” perché si emoziona molto facilmente.

Per questo, Tommy si sente un po’ la pecora nera della situazione, oltre ad essere un po’ preso in giro dai compagni per la sua sensibilità.

E chi gestisce la sua esperienza emozionale? I sei folletti che abitano la casa rosso fuoco all’interno del suo cuore, naturalmente!

Tutto questo finchè il bambino non decide di rinunciare alle sue emozioni per evitare di essere preso in giro dai compagni o criticato dai grandi: chiede aiuto alla strega Indifferenza che lo renderà insensibile e freddo per un certo periodo, facendo in modo che i folletti non svolgano più la loro funzione fondamentale.

Dopo una serie di peripezie, ovviamente le cose si aggiustano e Tommy torna a sentire di nuovo le sue emozioni e a regolarle nel migliore dei modi.

Il testo è corredato da un cd dove è raccontata l’intera storia, oltre ad avere una serie di simpatiche canzoncine sui singoli folletti che i bimbi possono facilmente imparare a cantare. Infine, ci sono anche delle schede da colorare e completare, che rendono l’apprendimento del tema divertente proprio perché proposto in forma di gioco.

E’ un libro che può essere maneggiato con diversi livelli di complessità a seconda dell’età del bambino, e che si presta bene ad essere usato come punto di partenza per esperienze di gioco che possono comprendere il linguaggio, il disegno, ma anche la musica e la creatività in genere.

 

 

3 COSE CHE HO IMPARATO LEGGENDO QUESTO LIBRO

 

 

 

1. Ogni emozione ha diritto di asilo

 

Una verità che riconfermo dalla lettura del libro è proprio l’importanza di ogni emozione, anche di quelle che ci sembrano più scomode o difficili da gestire. Il bimbo protagonista della storia viene preso in giro dai suoi amici perché esprime liberamente le sue emozioni, anche quelle meno tollerate, e questo lo porta a volerle eliminare dalla sua vita invece di accettarle.

Ma, guarda caso, si riesce a ripristinare una sorta di “equilibrio” proprio quando tutti i folletti vengono accolti e lavorano in team, integrandosi per rendere l’esperienza di Tommaso completa e fluida. Questo fa riflettere tanto sull’importanza del legittimare le nostre emozioni accogliendole pienamente dentro di noi.

 

2. Puoi regolare il tuo “termometro emotivo” da protagonista.

 

In continuazione con il punto precedente, un’altra riflessione che voglio regalarti è legata proprio al concetto di accettazione: finchè cercherai di evitare o reprimere un’emozione non riuscirai mai a regolarla in modo funzionale.

Ciò significa che i maldestri tentativi di regolazione emotiva, che spesso hanno a che vedere con l’evitamento dell’esperienza emozionale stessa, non ti permettono davvero di essere protagonista della tua esperienza. Se, invece, impari ad abbracciare pienamente ogni tua emozione non ne sarai più “vittima” e, di conseguenza, ti sentirai agente attivo di ciò che provi

E, nel momento in cui senti di essere il protagonista della tua esperienza emozionale, avrai anche più fiducia nel fatto che potrai gestirla e regolarla in base alle situazioni che vivrai di volta in volta nella tua vita.

Essere protagonista del tuo sentire si basa sull’abbracciare quello che provi momento per momento, e questa importante capacità personale si apprende nel corso del tempo, grazie e soprattutto tramite le nostre esperienze di relazione.

 

3. Il teatro primario dell’intelligenza emotiva è la famiglia.

 

Come già detto, Tommy decide di diventare insensibile proprio a causa delle critiche che riceve dagli altri: il nostro modo di approcciare e vivere le emozioni è molto influenzato da ciò che abbiamo sperimentato da piccoli.

E mi riferisco non solo al “clima” che abbiamo respirato all’interno delle mura di casa: siamo portati a vivere o a non vivere una data emozione in base a quello che abbiamo appreso dal nostro contesto.

E, siccome l’obiettivo primario di una bambino è quello di essere amato e protetto dalle sue figure di riferimento, è quasi automatico che sarà portato a “rinunciare” alla sua esperienza emozionale se questa non è bene accetta.

Credo che, allora, interrogarsi sul nostro modo di entrare o non entrare in contatto emotivo con i nostri figli sia il passo necessario e fondamentale per aiutarli a fare esperienza di sé attraverso le emozioni che provano.

 

 

 

 

CITAZIONE PREFERITA

 

 

“Ma, poi, che vuol dire essere sensibile? Boh! Tommy non conosce il significato di questa parola, ma una certa idea se l’è fatta … Ha scoperto che quella parolina gli viene detta quando piange, quando ha paura, quando si arrabbia e certe volte anche quando si distrae o fa le smorfie. Sono proprio gli stessi motivi per cui i suoi compagni si divertono a prenderlo in giro. Per questo si è convinto che essere sensibile sia una cosa molto, molto brutta, una terribile sfortuna, una cosa di cui ci si debba vergognare”

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.