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Liber-ando "La struttura invisibile"

Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale


Apparentemente sembra un testo specialistico, e in parte lo è. Ma il suo punto di grande forza è che, pur partendo da concetti per gli addetti ai lavori, riesce a rendere il discorso comprensibile anche per chi non è avvezzo alla materia.

Possiamo definire questo testo un saggio che affronta il tema della vergogna declinandolo in diverse sfaccettature.

Inizia con una descrizione di cosa sia questa emozione, per poi inquadrarla da un punto di vista psicologico e strettamente psicoanalitico, fino ad arrivare ad una spiegazione puntuale su come si origini questo sentimento a partire proprio dalle prime relazioni di attaccamento.

Te lo consiglio se vuoi approfondire da un punto di vista più teorico questa emozione, e se vuoi andare a comprendere da dove arriva e che senso ha per la tua vita.

 

 

 

3 COSE CHE HO IMPARATO LEGGENDO QUESTO LIBRO

 

 

1. La vergogna come protezione.

 

Una cosa che riconfermo dentro di me grazie a questa lettura è il fatto che credo fortemente che non serva “demonizzare” certi vissuti come sbagliati a prescindere. Forse per deformazione professionale, nel mondo della psicologia si tende, a volte, ad applicare un principio simil medico che si basa sulla necessità di “estirpare” o modificare tutto ciò che è ritenuto disfunzionale nella Persona che chiede aiuto.

E, proprio in controtendenza rispetto a questa visione, la lettura di questo libro mi ha fatto riflettere sicuramente sulla valenza della vergogna come anestetico che blocca e non permette di vivere a pieno la propria vita, le proprie emozioni e le proprie relazioni. Ma, nello stesso tempo, mi porto a casa anche l’importanza del rispetto profondo per certe manifestazioni, apparentemente viste solo come problematiche.

In tal senso spesso la vergogna ti difende, ti protegge da un mondo che senti minaccioso e ostile, ti permette di fare “esperienza in punta di piedi”: e perché mai dovremmo aggredire impunemente tutto questo? Forse, se lo andiamo a spazzare via come se nulla fosse quella Persona si sentirà svuotata, nuda, privata di quell’unica ancora di salvezza che, tutto sommato, le permetteva di stare al mondo.

Questo per dire che non credo sia giusto vedere la vergogna come qualcosa di sbagliato o, peggio, patologico: se compresa e dosata nel modo giusto può diventare anche un grande punto di forza dentro di noi.

 

2. L’importanza dell’accettazione incondizionata.

 

Quando l’autore ci spiega l’origine relazionale della vergogna, focalizza molto l’attenzione su quanto il vissuto di vergogna si strutturi sulla base di una relazione di attaccamento non sintonizzata. Una relazione dove i bisogni del bambino non sono visti, dove il bambino stesso è “tollerato” e amato solo a condizione che sia in un certo modo.

Ed ecco che, nel momento in cui sente dentro di sé di non riuscire a soddisfare quelle aspettative o quando sente di essere diverso da come gli altri lo vorrebbero, ecco arrivare puntuale quel senso di vergogna e inadeguatezza che lo porta a nascondersi. A volte c’è bisogno di mettersi delle maschere, c’è bisogno di crearsi un falso sé che ci protegge dall’umiliazione e dal rischio del rifiuto.

Per questo, il libro mi ha fatto riflettere ancora di più su quanto un amore pieno, incondizionato, senza giudizi o aspettative sia fondamentale nella vita di ognuno di noi: e parlo in primis dell’amore genitoriale, ma questo si estende anche al mondo dell’educazione, della relazione di coppia, del lavoro, della relazione terapeutica.

Un amore che passa all’altro il messaggio che è ok così com’è, e che è importante e speciale perché esiste, non perché fa qualcosa di speciale o ha determinate caratteristiche. Difficile da trovare? Forse. Ma credo che sia un qualcosa che si può riscoprire e trasmettere.

 

3. La vergogna gioca a nascondino. 

 

Un ultimo aspetto che mi ha colpito molto leggendo l’ultima parte del libro è proprio il fatto che, più spesso di quanto si pensi, i vissuti di vergogna si nascondono dietro altre emozioni che sembrano non avere nulla a che fare con la vergogna concepita in senso canonico.

L’autore ci descrive, per esempio, il caso in cui un ragazzo che deve andare a prendere la fidanzata ad una festa: vive dei profondi sentimenti di inadeguatezza e inferiorità, ma ciò che in realtà manifesta è un atteggiamento scostante e quasi rabbioso nei confronti degli altri ragazzi presenti a questa festa. Cosa vuol dire questo? Chi lo vede da fuori penserà certamente quanto sia antipatico e pieno di sé, mentre dentro in realtà quel ragazzo si sentirà piccolo piccolo.

Questo per dire che spesso la vergogna si nasconde dentro la rabbia, dietro un atteggiamento megalomane o presuntuoso che non fa altro che allontanare l’altro, riconfermando a chi lo manifesta di essere inadeguato e non meritevole di amore.

Quindi, imparare a riconoscere le proprie emozioni, dando loro il giusto nome, è un passo molto importante per accoglierle e usarle al meglio.

 

 

 

CITAZIONE PREFERITA

 

“Così come il dolore fisico ci avverte del fatto che qualcosa sta ledendo i nostri tessuti, così il penoso vissuto di vergogna (spesso espressa da vissuti di rabbia, tristezza, ritiro) ci avvisa che qualcosa sta minando il sé alle fondamenta”

 

 

 

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.