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Liber-ando "Che rabbia!"

Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale


Scritto da Albert Ellis, famoso psicologo americano che fondò un importante approccio psicoterapico chiamato terapia razionale-emotiva, questo libro è un manuale di auto aiuto incentrato sul tema della rabbia.

Pur essendo un testo non recentissimo, si presta bene ad una facile lettura e si rivolge senza troppe difficoltà ai non addetti ai lavori, proprio perché usa un linguaggio molto semplice e immediato.

In questo testo Ellis, che per essere precisi scrive insieme a Raymond Tafrate, ci parla della rabbia guardandola attraverso la lente della teoria di base da lui ideata. Il presupposto fondamentale è che, molto spesso, le nostre emozioni sono influenzate da tutta una serie di pensieri irrazionali che le vanno in qualche modo a “complicare”.

Questi pensieri automatici si presentano spesso come delle “doverizzazioni” assolute, piene di generalizzazioni e catastrofizzazioni che non fanno altro che intensificare le nostre emozioni, soprattutto quelle più difficili da tollerare, fino a complicare il nostro modo di adattarci alla vita e alle nostre relazioni.

Partendo da questo presupposto, anche l’emozione della rabbia viene inquadrata in tal senso: in poche parole e per fartela semplice, tanto più andrai ad interpretare un torto subito come una catastrofe assoluta più ti arrabbierai e non sarai in grado di rispondere in maniera adeguata alla tua emozione.

Ecco che, per ovvi motivi, se impari a gestire meglio i tuoi pensieri irrazionali potresti, di riflesso, incidere positivamente anche sulle tue emozioni e sui processi decisionali e comportamentali che ne conseguono.

Per quanto, a mio avviso, questo sia un approccio che interviene sulla manifestazione e non “alla radice”, posso certamente concludere che sia un testo utile per la gestione dell’urgenza, soprattutto per aiutarti a gestire quelle situazioni di rabbia incontrollata che, alla lunga, ti portano solo disagi e difficoltà varie.

Non è un libro che ti aiuta a scandagliare le tue profondità per andare a cercare ed accogliere la ferita che la tua rabbia, in qualche modo, sta “coprendo”, ma può senza dubbio esserti utile per darti qualche spunto di lavoro sulla gestione della crisi.

Lo stesso Ellis, condivisibile o meno, fa proprio la premessa che non è importante andare a comprendere da dove arriva la tua rabbia, ma fare qualcosa per gestirla: sono d’accordo solo in parte, ma credo che questo tipo di visione sia senza dubbio più immediata e risolutiva nel breve periodo, quindi ben venga prenderla in considerazione.

Il libro è pieno di esempi pratici e di spunti concreti per lavorare sulla tua rabbia, oltre a darti tutta una serie di “tecniche” di intervento sui pensieri, le emozioni e i comportamenti legati alla rabbia.

Per concludere, credo che dietro la rabbia ci sia tanto altro e che varrebbe la pena andarlo a guardare, ma siccome mi rendo conto che in certi casi è anche molto utile saper gestire ciò che ti succede prima ancora di andarlo ad ascoltare e comprendere, questo è un valido strumento per farlo.

 

 

3 COSE CHE HO IMPARATO LEGGENDO QUESTO LIBRO

 

 

1. Cerca prima dentro di te.

 

Quando ci arrabbiamo è molto facile tendere verso l’esterno: focalizzarci, cioè, su ciò che ci fa arrabbiare, o su chi è l’artefice del nostro malessere per colpirlo, forse, a nostra volta. La lettura di questo libro mi ha fatto riflettere proprio su quanto, quando viviamo l’emozione della rabbia, ci fermiamo molto poco su noi stessi.

Prima ancora di accusare, lamentarsi o inveire contro un altro potrebbe essere utile chiederci qual è il significato che l’evento sta assumendo per noi e che responsabilità abbiamo in tutto questo: in tal senso, possiamo passare da una condizione di “vittime impotenti” ad una di agenti responsabili dei nostri pensieri e comportamenti.

Per dirla in un altro modo, è vero che gli altri ci tradiscono, ci feriscono, ci deludono, non ci rispettano, ma che posizione siamo in grado di prendere noi rispetto a tutto questo? Quindi, sostiene l’autore, come leggiamo quello che ci succede e come possiamo mettere in discussione degli assunti mentali che spesso si rivelano irrealistici e catastrofici senza un reale motivo d’essere?

 

2. Impara ad accettare.

 

Un aspetto molto rilevante, oggi sostenuto e veicolato anche dalle terapie cognitivo-comportamentali di terza generazione, è quello dell’accettazione. Molto spesso siamo portati a rigettare l’emozione della rabbia come un qualcosa di “pericoloso”, forse perché lo percepiamo come difficile da gestire.

Il problema di tutto questo è che, a furia di voler scacciare questa emozione fondamentale, finiamo per restarne vittime: ecco che, allora, imparare ad accettare anche questo sentimento come parte integrante di noi stessi e della nostra vita può essere una chiave di lettura diversa utile a gestire meglio i momenti di crisi.

Infatti, se inizio ad accettare il fatto che posso arrabbiarmi e, soprattutto, che ne ho tutto sommato anche il diritto, forse potrò trovare dei modi più funzionali per esprimere meglio questa rabbia, invece di soffocarla o di farmi invadere da essa.

 

3. Trasforma la tua rabbia.

 

Detta così sembra che la rabbia non vada bene e debba, appunto, essere trasformata: la lettura di questo libro mi ha fatto riflettere su quanto, a volte, tendiamo ad identificare la rabbia con l’aggressività in genere. Questo, quindi, può portarci ad essere irruenti con le parole e, peggiore ipotesi, anche con le azioni.

In realtà, se ci rifletti, la rabbia può anche non essere direttamente collegata all’aggressività: e, allora, il punto potrebbe essere quello di andare a lavorare sulle tue convinzioni in merito all’accaduto, provando a trasformare la tua rabbia in un’energia meglio canalizzata.

Questo può voler dire riconoscere, per esempio, la delusione o il dispiacere per il comportamento altrui e, magari, provare ad esprimere questi sentimenti che sono strettamente legati alla rabbia come ferita, ma che esulano dalla rabbia come recriminazione o aggressione rivolta all’esterno (o, a volte, anche all’interno …) per difesa.

Questo per dire che continuare ad attivare la rabbia come sistema difensivo o di “lotta” contro una minaccia ti lascia solo in un perenne stato di attivazione che non ti aiuta a risolvere la difficoltà. Viceversa, trasformare la tua rabbia in sentimenti più condivisibili, seppur spiacevoli, può diventare una strada per rimanere connessa/o con gli altri e mostrarti più assertiva/o.

 

 

 

CITAZIONE PREFERITA

 

“Ci sono delle convinzioni, che puoi riconoscere abbastanza facilmente, che ti inducono a creare rabbia e a continuare a provarla. Sei tu – e non tutte le altre persone, per quanto odiose – a creare la tua rabbia. Si, si, proprio tu!”

 

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.