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Quando il corpo si fa carico delle ferite dell'anima

Psicosomatica e dintorni


Sono anni che soffri di reflusso e ti dici che è così, non ci puoi fare niente: quando sei stressata/o la cosa aumenta, ma ormai ci hai fatto l’abitudine.

O, ancora, hai l’asma da quando sei in fasce, o soffri di cefalea da quando sei adolescente: tutto normale, non è niente, cose che capitano …

Spesso ci trattiamo, e trattiamo il nostro corpo, ignorandoci o minimizzando dei messaggi che ci arrivano proprio dal corpo e che, molto spesso, tendiamo ad ignorare o a non comprendere mai davvero.

Non voglio dirti che soffri per forza di un disturbo psicosomatico se hai qualche problemino fisico, ma vorrei far concentrare la tua attenzione sull’importanza del corpo e su quanto mente e corpo siano strettamente legati.

 

L’unità di mente e corpo

 

Ormai è all’ordine del giorno sentire parlare di unità psiche-soma, di quanto il corpo e la mente siano connessi: ma, chissà perché, quando siamo noi a ricevere dal nostro corpo dei “messaggi” ci dimentichiamo di questa connessione.

Mente e corpo, e poi anche ambiente, si influenzano a vicenda e delle criticità in un anello di questa catena potrebbero manifestarsi attraverso un altro anello e via dicendo. Per esempio, delle problematiche psicologiche possono avere delle ripercussioni sul corpo: basti pensare alla depressione o all’ansia e a quanto si manifestano anche con il corpo, che si attiva o ipoattiva a seconda dei casi.

Oppure pensiamo agli effetti di un lutto su mente e corpo, o a quanto lo stress spesso ci rende irritabili, ansiosi, depressi, ci fa venire il mal di testa o il reflusso. Infine, anche vivere una condizione di malattia organica, come un tumore, può avere tutta una serie di ripercussioni anche sulla nostra psiche a vari livelli.

Tutto questo per dirti che il rapporto mente-corpo è davvero molto importante e bisogna tenerne conto iniziando ad approcciarci a noi stessi prendendocene cura.

Nel 1977 un signore chiamato Engel iniziò, infatti, a parlare di modello bio-psico-sociale: con questo termine possiamo intendere un approccio multifattoriale alla salute, che deve tenere conto dell’interazione tra fattori biologici, psicologici e ambientali.

Come puoi vedere dall’immagine qui sotto, esiste una profonda interazione tra fattori biologici (genetica, disabilità, problemi organici eccetera), psicologici (temperamento, autostima, quoziente intellettivo e via dicendo) e sociali (contesto sociale, lavorativo, familiare e così via).

E, quindi, quando parliamo di salute non possiamo guardare le cose da un solo punto di vista, ma dobbiamo considerare tutte e 3 queste dimensioni.

Anzi, se vogliamo essere ancora più specifici, devi sapere che dentro il rapporto mente-corpo rientrano dimensioni che riguardano anche il sistema neuroendocrino ed immunitario, tanto per citarne alcuni.

La psico-neuro-immunologia è una disciplina che studia appunto le connessioni tra questi sistemi e gli effetti dello stress su di essi: con questo termine si riconoscono i legami tra mente (“psico”), sistema neuroendocrino (“neuro”, che comprende sistema nervoso ed endocrino) e sistema immunitario (“immunologia”)  

Per fartela breve, devi sapere che i fattori psicologici possono influenzare il sistema immunitario e neuroendocrino, aumentando il rischio di disturbi immuno-correlati: la reazione emotiva, per esempio conseguente ad uno stress, causa infatti delle modificazioni importanti anche a livello del sistema neuroendocrino e immunitario, oltre che comportamentale.

A seguito di stress si verifica uno stato di attivazione fisiologica durante il quale vengono liberate delle sostanze (come adrenalina, cortisolo, noradrenalina, prolattina) che inibiscono il funzionamento delle cellule immunitarie. Quindi lo stress incide, più o meno temporaneamente a seconda delle situazioni, diminuendo le difese immunitarie e perciò esponendo l’organismo ad un maggiore rischio di malattia.

Ma perché lo stress e il trauma sono così importanti?

 

 

Gli effetti di stress e trauma sul corpo

 

In condizioni normali siamo capacissimi di “autoguarigione”: il nostro corpo e la nostra psiche sono dei sistemi perfetti che, in condizioni normali, riescono a ripristinare uno stato di equilibrio e salute in genere.

A volte, però, succede che siamo esposti ad uno stress che va oltre il normale livello di tolleranza: esiste, infatti, una risposta “normale” allo stress, che è quella che attiva tutti i nostri sistemi psico-neuro-endocrini e immunitari per risolvere il problema.

Esiste, poi, una risposta disfunzionale di questi sistemi che rimangono perennemente attivati, sopprimendo la normale risposta del nostro sistema mente-corpo, che si sovraccarica e va in tilt. Di fronte a stress che sono continui e prolungati il nostro sistema si dis-regola e ci fa vivere in un perenne stato di allerta, oltre che di minaccia anche fisica, per cui il nostro corpo “attacca se stesso” consumandosi.

No, non è lo scenario apocalittico di un film di fantascienza!

Purtroppo è quello che accade al nostro sistema mente-corpo se viviamo delle forme di stress complesse. Per stress complesso intendiamo, per farti capire, tutto ciò che ha a che vedere con mobbing, bullismo o esperienze infantili sfavorevoli; oppure parliamo di traumi molto grossi che ci lasciano in un costante stato di allerta; oppure, banalmente, ci riferiamo a più condizioni di stress che avvengono in contemporanea e che non ci danno il tempo di recuperare.

Come abbiamo già spiegato in altri post passati, il trauma è una sorta di “rottura” a vari livelli, che è troppo impattante per essere subito “elaborata” dal nostro sistema mente-corpo: di fronte a questo scenario è stato ampiamente dimostrato come la relazione di attaccamento possa avere un ruolo protettivo o “peggiorativo” nelle nostre reazioni allo stress.

La mamma è per il suo piccolino anche un regolatore biologico: di fronte a fattori di stress più o meno grandi, la figura materna ha l’importante ruolo di “sostituirsi” al bambino per regolarlo a livello emotivo, in modo che nel tempo lui riesca, poi, a farlo da solo. E, se lo sa regolare a livello emotivo, questo avrà delle fondamentali ripercussioni anche a livello biologico.

A livello fisiologico ci sono dei sistemi ben precisi che regolano la risposta allo stress, come il sistema endocrino (asse ipotalamo-ipofisi-surrene), il sistema nervoso autonomo e quello immunitario: semplificando di molto, possiamo affermare che, regolando il suo bambino a livello emotivo, la mamma regola indirettamente anche tutti questi sistemi fisiologici, favorendo una risposta adattiva di mente e corpo allo stress.

Se, viceversa, tutto questo non avviene ecco che si pongono le basi per diversi problemi di dis-regolazione emotiva, ma anche fisiologica. In generale un evento è traumatico perché determina una sorta di discrepanza tra la situazione in sé e la capacità di rispondervi, e ancora di più in assenza di una relazione di attaccamento protettiva può portare alla “dissociazione” tra la rappresentazione mentale ed emotiva dell’evento e l’arousal fisiologico.

Questa discrepanza, alla lunga, può determinare anche quelle che definiamo malattie psicosomatiche, cioè delle manifestazioni particolari dove il corpo “parla” al posto della psiche

 

 

Che cos’è la psicosomatica

 

Ecco che, in questo caso, arrivano quelle manifestazioni che definiamo “psicosomatiche”, come le varie sindromi dolorose (cefalea, vulvodinia e algie varie, dolori articolari o muscolo-scheletrici in genere), quelle che colpiscono il sistema respiratorio (asma, singhiozzo, dispnea), quello gastrointestinale (gastrite cronica, iperacidità gastrica, colon irritabile, stipsi, nausea e vomito), quello cardiovascolare (ipertensione, aritmie, tachicardia, coronopatie), cutaneo (psoriasi, acne, eritemi, sudorazione profusa, prurito, dermatite atopica), endocrino (diabete, ipoglicemia, iper o ipo tiroidismo) o genito-urinario (impotenza, dolore pelvico, disturbi minzionali di vario genere).

Certo questa “lista della spesa” lascia il tempo che trova e lo capisco benissimo: ogni aspetto di queste manifestazioni andrebbe sviscerato con calma e in modo molto più preciso, ma in questa sede mi interessa “solo” che ti arrivi il messaggio che quello che vivi giornalmente, o che hai vissuto in passato, ha un grande peso su come stai sia psicologicamente che a livello organico.

La psicosomatica è quella branca della psicologia che pone in relazione la mente con il corpo, ossia il mondo emozionale ed affettivo con il soma (il disturbo), occupandosi nello specifico di rilevare e capire l'influenza che l'emozione esercita sul corpo.

In passato si parlava di psicosomatica riferendosi ad essa solo in relazione a quelle malattie organiche la cui causa era rimasta oscura e per le quali (quasi per esclusione) si pensava potesse esistere una genesi psicologica. Oggi al contrario si parla di psicosomatica come approccio che guarda all'uomo come ad un tutto unitario, dove la malattia si manifesta a livello organico come sintomo e a livello psicologico come disagio.

Secondo quest'ottica è possibile distinguere malattie per le quali i fattori biologici, tossico-infettivi, traumatici o genetici hanno un ruolo preponderante e malattie per le quali i fattori psico-sociali, sotto forma di emozioni e di conflitti attuali o remoti, sono determinanti.

In questo senso l'unità psicosomatica dell'uomo non viene persa di vista e i sintomi o i fenomeni patologici vengono indagati in modo complementare da un punto di vista psicologico e fisiologico.

Nella visione psicosomatica “classica” i sintomi somatici sono l’espressione di un conflitto inconscio, che si esprime appunto attraverso il corpo. In queste malattie le emozioni troppo dolorose per poter essere vissute e sentite, trovano una via di scarico immediata nel corpo (il disturbo); non sono presenti espressioni simboliche capaci di mentalizzare il disagio psicologico, e le emozioni, pur essendo presenti, non vengono percepite.

Dalla seconda metà del 900 a questa visione si associa quella del deficit evolutivo e del trauma: come abbiamo detto nel paragrafo precedente, lo stress e il trauma hanno un ruolo determinante nell’influenzare il nostro benessere fisico e mentale e, ancora, la relazione di attaccamento che abbiamo sperimentato può avere una funzione protettiva o essere essa stessa motivo di stress e trauma, alimentando il circolo vizioso di risposta disfunzionale e dis-regolata.

A prescindere dalle spiegazioni teoriche più o meno contrastanti, come abbiamo visto, ciò che resta è una sorta di “dissociazione” tra mente e corpo, che rende necessario il ricorso a dei sintomi più organici per manifestare il nostro disagio. In questo senso avrai sentito sicuramente parlare di alessitimia e personalità psicosomatica.

Quando parliamo di personalità psicosomatica ci riferiamo ad una Persona che si presenta con un buon adattamento alla realtà, con un pensiero sempre ricco di fatti e di cose, ma povero in emozioni. Per meglio chiarire si tratta di una Persona che ha difficoltà a far venire alla luce emozioni, che separa dalle cose ogni elemento di fantasia, che difficilmente riferisce sentimenti quali rabbia, paura, delusione, scontentezza, insoddisfazione. 

Questo perché entrano in azione delle difese che tendono a tenere lontani dalla consapevolezza dei contenuti psichici inaccettabili, a costo di distruggere il proprio corpo. Per esempio, una Persona incapace di accedere al suo mondo emotivo potrebbe non percepire rabbia, frustrazione o stress per una difficile condizione lavorativa, e neppure immaginare una possibile connessione tra la sua ulcera e le emozioni o i vissuti relativi al suo lavoro.

Questo rientra nel quadro che viene definito alessitimia, e che comprende appunto una difficoltà ad identificare e descrivere le proprie emozioni e quelle degli altri, una tendenza a manifestare con il corpo determinati stati emotivi, dei tratti di “concretezza” e praticità che spesso escludono immaginazione e creatività, tendenza ad uniformarsi e ad essere molto sensibile al giudizio esterno.

Anche se queste caratteristiche non sono sempre presenti in assoluto in quelli che presentano una patologia psicosomatica, possiamo dire che le Persona che ne sono affette tendono in generale a funzionare in questo modo.

Non si può fare niente per tutto questo? Direi proprio che si può fare tanto!

La psicoterapia è uno degli strumenti di elezione per “imparare a sentire”, diminuendo piano piano il sovraccarico del corpo proprio perché non ha più bisogno di esprimersi al posto della nostra psiche.

 

Se ti interessa approfondire, ecco alcuni testi interessanti:

Non è niente”, di Silvia Pasqualini.

Le emozioni che curano”, di Erica Poli.

Perché alle zebre non viene l'ulcera?”, di Robert Sapolsky.

 Il corpo accusa il corpo”, di Bessel Van der Kolk.

Il linguaggio del corpo”, di Alexander Lowen.

 

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.