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Liber-ando "Parole di conforto"

Uno sguardo sui libri che aiutano a "liberare" il tuo potenziale


Il titolo stesso di questo libro riassume già il suo contenuto: parole di conforto.

Parole sparse che Matt Haig ha voluto raccogliere per se stesso per poi condividerle con il mondo, per aiutarsi e aiutare gli altri ad attraversare lo sconforto e il dolore psicologico che in certi momenti lo ha attanagliato.

Scrittore inglese conosciuto e apprezzato il tutto il mondo, ha attraversato il tunnel della depressione: ha raccontato questa esperienza diretta in un libro del 2015 e adesso ci propone in questo libro più recente (2021) tutta una serie di brevi riflessioni sulla vita, sul senso, sul dolore, ma anche sulla speranza.

Sono parole di conforto sia per chi sta vivendo un momento difficile, ma anche per chi vuole riflettere sul senso della sua vita e si chiede qual è il suo posto nel mondo. Matt Haig ha raccolto queste riflessioni nel corso degli anni, sia nei suoi momenti più bui sia quando ha ritrovato la luce e, per questo, possiamo dire che questo libro rappresenta un po’ una testimonianza di vita.

La testimonianza di una Persona che ha avuto il coraggio di attraversare il suo dolore e lo ha superato. Una coccola, un messaggio di coraggio e di speranza, un invito a stare con quello che si prova e ad accoglierlo, perché solo in questo modo il nostro dolore può essere trasformato in qualcosa di diverso.

Un libro molto “semplice” che si legge davvero in un’oretta, ma che se usato bene va meditato goccia dopo goccia per custodire i messaggi importanti che ci risuonano dentro leggendolo.

 

 

 

3 COSE CHE HO IMPARATO LEGGENDO QUESTO LIBRO

 

 

 

1. C’è altro oltre il dolore.

 

Una bellissima lezione di speranza che mi porto da questa lettura è che c’è molto altro oltre il nostro dolore. In molti punti delle sue riflessioni Matt Haig sottolinea l’importanza di non vedersi solo come una ferita vivente, ma di ricordarsi sempre che esistiamo oltre il dolore. E quando la ferita si rimargina o si lenisce rimaniamo noi, con le nostre bellezze, i nostri interessi, la nostra vita in genere.

Non so se ti è mai capitato di sperimentare una cosa del genere, ma se provi a dirti che quel dolore è una parte, non tutto il tuo essere, arriva come un sospiro di sollievo perché senti che il peso che ti porti dentro è un pochino più gestibile.

Inoltre, vedere il dolore come una parte e non come la totalità della tua Persona ti aiuta a guardarti in maniera più oggettiva e, per certi versi, più compassionevole. Un po’ come se dovessi approcciarti ad un tuo amico che soffre: soffri con lui e ti dispiaci per lui, ma non sei totalmente lui.

 

 

2- Attraversare il dolore.

 

Dal dolore non possiamo scappare: possiamo far finta che non ci sia, metterci una maschera per non vederci e non vederlo, possiamo stordirci con altro per non sentire nulla, ma non possiamo scappare.

Leggere questo libro ha riconfermato dentro di me un aspetto in cui credo tanto: le ferite vanno medicate e, anche se può fare davvero tanto male, farlo è l’unico modo per guarire.

Detto in altri termini, non è fingendo o facendo finta che non ci sia che ti occupi del tuo dolore: se non lo guardi in faccia, non ci passi attraverso prendendoti tutto quello che ti lascia, non lo supererai mai. Rimarrà sepolto dentro di te e, magari, si manifesterà in altri modi più o meno disfunzionali che, di certo, non miglioreranno la qualità della tua vita.

Come ci dice lo stesso Haig, il dolore va accolto non tanto per subirlo impotenti, ma per abbracciarlo in modo da “dominarlo” e plasmarlo: se accetti di guardare in faccia questo te ne puoi occupare e puoi lavorare per iniziare a medicare la tua ferita. Se ti giri dall’altra parte la tua ferita resterà tale e quale senza che nulla cambi.

 

 

3. Il potere della speranza.

 

So che quando sei in un momento nero sentirti dire “dai che ce la farai” o cose del genere probabilmente ti porta solo frustrazione e nervosismo, ed è comprensibile. Ma una cosa diversa è provare a focalizzare la tua attenzione sul fatto che prima o poi passa.

Leggere questo libro ci insegna la speranza proprio in questo senso: non ci dice quelle scemenze del pensa positivo, o sorridi che la vita ti sorriderà: ti dice “soffri, vivi tutto il dolore possibile che hai dentro, ma ricordati che poi passa”.

Sembra, forse, una banalità ma mi è capitato spesso di lasciare un messaggio del genere ai miei pazienti e di ricevere da loro un ritorno di sollievo: sapere e sentire che sei nel buio più totale, ma che non è immutabile ed eterno, perché noi stessi non siamo fermi, lascia un senso di respiro, rende quella ferita un pochino più gestibile.

E, allora, il punto non è pensare positivo, sperare che le cose migliorino e simili. Il punto è concedersi di sentire quel dolore, con la fiducia e la consapevolezza che, in qualche modo, passerà e sarà integrato nella tua vita nel momento in cui provi a trovarci un senso.

E’ vero, ti starai dicendo che ci sono perdite indicibili che non possono trovare pace: ci sono ferite che restano dentro per sempre, ma che invece di rimanere sanguinanti a vita possono almeno trasformarsi in cicatrici. E ricordarsi che prima o poi quella devastazione passa può essere il primo passo per lenire e “disinfettare” un pochino la tua ferita.

 

  

 

 

CITAZIONE PREFERITA

 

 

“Siamo sempre più grandi del dolore che proviamo. Sempre. Il dolore non è totale. Quando dici: <<Sto soffrendo>>, il dolore c’è e ci sei anche tu, ma tu sei sempre più grande. Perché tu ci sei anche senza il dolore, mentre il dolore è solo un prodotto di te stesso. E tu sopravvivrai e avrai modo di provare anche altre cose. (…) Appena ci accorgiamo di tutto lo spazio che abbiamo dentro, ecco una nuova prospettiva. Sì, c’è spazio per tanto dolore, ma c’è spazio anche per altre cose. E sì, il dolore è proprio un grandissimo stronzo, però senza volerlo ci mostra quanto spazio abbiamo dentro. Può addirittura espanderlo. E, in un momento futuro, permetterci di provare una quantità equivalente di gioia, speranza, amore, soddisfazione”.

 

 

 

 

 

 

 

Un caldo benvenuto a chi è approdato per caso su questa pagina e a chi ci è arrivato di proposito, insieme ad un grosso arrivederci a chi vorrà tornare a trovarmi.